Avevo questo libro in versione digitale ma, vi assicuro che è uno di quei libri che devi assolutamente avere in cartaceo e così è stato. Ottocentoquindici pagine di meraviglia assaporando ogni singola parola e degustandone gli odori il tutto letto in maniera maniacale in soli due giorni. Ottocento pagine che non possono far parte del “Cimitero dei libri perduti.”
Qui, mi accendo una sigaretta, mentre contemplo le prime pagine di quest’opera da non dimenticare.
“…Questo libro fa parte di un ciclo di romanzi che si intrecciano nell’universo letterario del Cimitero dei Libri Dimenticati. I romanzi che compongono questo ciclo sono legati attraverso personaggi e fili argomentativi che gettano tra loro ponti narrativi e tematici, sebbene ciascuno di essi offra una storia indipendente e chiusa in se stessa. Le varie puntate della serie del Cimitero dei Libri Dimenticati possono essere lette in qualunque ordine o separatamente, consentendo al lettore di esplorare il labirinto di storie accedendovi da diverse porte e differenti sentieri, i quali, una volta riannodati, lo condurranno nel cuore della narrazione…”
“…Quella notte sognai di tornare nel Cimitero dei Libri Dimenticati. Avevo di nuovo dieci anni e mi svegliavo nella mia vecchia stanza avvertendo che la memoria del viso di mia madre mi aveva abbandonato. Nel modo in cui si sanno le cose nei sogni, sapevo che la colpa era mia e soltanto mia perché non meritavo di ricordarlo e perché non ero stato capace di renderle giustizia…”
Questo è solo l’inizio di un capolavoro che avevo sognato e che non mi ha deluso, sin dalle prime righe si assapora la magia dell’autore.
Badate bene non ho ancora finito la sigaretta e sono già inevitabilmente immerso in questo viaggio onirico.
Uno dei ritorni più attesi di sempre. Un libro che, attraverso le sue pagine, ci conduce al gran finale di una saga che un numero incredibile di lettori ha amato alla follia, ed io sono uno di quelli. Dodici anni dopo L’ombra del vento, Zafón torna con un’opera solenne per portare a compimento la serie iniziata in quel romanzo, con l’indimenticabile, piccolo Daniel.
Il Labirinto degli Spiriti è un romanzo inebriante, elettrizzante, fatto di passioni, intrighi e avventure. Vi ritroverete a camminare per stradine lugubri avvolte nel mistero, tra la Barcellona reale e il suo rovescio, un riflesso maledetto della città. Arriverete a raggiungere l’apice di una saga che celebra l’immensità della sua intensità e al tempo stesso celebra il mondo dei libri, l’arte di raccontare storie e il legame magico che si stabilisce tra la letteratura e la vita, tra il lettore e l’autore, tra la magia delle parole e l’immensità dei sogni.
Era il 2001 quando Carlos Ruiz Zafon pubblicava “L’ombra del vento”, opera uscita in “sordina”, non acclamata dal pubblico iberico e poi divenuto uno dei più grandi fenomeni editoriali. Con “Il labirinto degli spiriti”, novembre 2016, siamo di fronte a quella che (probabilmente, perché in futuro, chissà) è la conclusione della tetralogia del Cimitero dei Libri dimenticati ma abbiamo anche tra le mani uno dei romanzi più belli ed avvincenti scritti dall’autore. Zafon in ogni sua opera supera se stesso raggiungendo in ogni scritto l’apoteosi. L’opera è caratterizzata da un intreccio narrativo solido, magnetico, dai giusti tempi. Zafon è un maestro nel fornire indizi e rimescolare le carte così da creare quella giusta dose di suspense nel lettore che, rapito da quel che è il rebus non può che andare avanti, pensate che sin da subito, come, peraltro era accaduto per le sue precedenti opere non sono riuscito a staccare gli occhi dalla narrazione, ero e sono come ipnotizzato. I protagonisti di questa storia, si fanno amare, si fanno odiare, il tutto reso necessario per conoscere appieno le varie vicende e risolverle. E se quello che vi spaventa è la mole, vi dico di non farvi intimorire. Seppur il racconto è narrato in 815 pagine, scorre e si fa divorare con la velocità e facilità di un libro di 200 pagine, tanto che giunti alla sua conclusione la sensazione provata non è quella di pesantezza, bensì quella di vuoto incolmabile creato dalla bellezza delle parole dell’autore.
Zafon non delude, ma conquista e affascina. Zafon mantiene l’equilibrio di quelli che sono stati gli intrecci narrativi che hanno conquistato i lettori e che lo hanno reso celebre, dà vita ad un elaborato che è un degno epilogo delle vicende ma che non preclude la possibilità, in futuro, di tornare a sognare.
“…Non l’ho mai raccontato a nessuno, ma la notte in cui nacque mio figlio Julián e lo guardai per la prima volta tra le braccia della madre, immerso nella calma felice di coloro che non sanno ancora bene in quale specie di posto sono arrivati, mi venne voglia di mettermi a correre e di non fermarmi fino alla fine del mondo… I ricordi che seppellisci nel silenzio sono quelli che non smettono mai di perseguitarti. Il mio è quello di una stanza dai soffitti infiniti e con un alito di luce ocra distillato da un lampadario che disegnava i contorni di un letto sul quale giaceva una ragazza di appena diciassette anni con un bambino in braccio…”
Queste bellissime parole mi hanno evocato il ricordo della nascita di mia figlia MIRIAM, il giorno più bello della mia vita e forse l’unico. Mi sono immerso e tuffato nelle parole di Daniel, mi sono rituffato in Julián Carax (autore di “L’ombra del vento”), da cui Zafon parte per raccontare la tetralogia.
Alcuni hanno definito Zafon “lo scrittore spagnolo più letto dopo Cervantes”, io dico che a mio parere ha già superato Cervantes e che supererà molti scrittori anche del futuro e non solo spagnoli.
“…Quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro si perde nell’oblio, noi, custodi di questo luogo, Il Cimitero dei Libri Dimenticati, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Questo luogo è un mistero, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza…”
Paradossalmente anche io avrei desiderato che le mie opere si fossero perse nell’oblio del CIMITERO DEI LIBRI DIMENTICATI, per poi rinascere evocati da un maestro della letteratura quale è ZAFON.
Onestamente non sono sicuro che siamo arrivati alla fine, quello che è certo però è che sicuramente Daniel Sempere ci mancherà moltissimo. Lo abbiamo amato dalle prime righe, abbiamo camminato con lui tra i vicoli di Barcellona, e sempre insieme siamo venuti a conoscenza della intricata storia di Juliàn Carax, il protagonista de L’ombra del vento. Impossibile dimenticare l’incipit del libro, che non ho mai dimenticato e che spesso rievoco con gioia, quando per la prima volta ho sentito parlare di quel misterioso luogo fantastico:
“…«Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano le prime giornate dell’estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona prigioniera di un cielo grigiastro e di un sole color rame che inondava di un calore umido la rambla de Santa Mónica. «Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
«Neanche alla mamma?» domandai sottovoce. Mio padre sospirò, offrendomi il sorriso dolente che lo seguiva sempre come un’ombra. «Ma certo» rispose a capo chino. «Per lei non abbiamo segreti.»…
Così come non potrò mai dimenticare l’incpit de “Il gioco dell’angelo” L’incipit è quanto di meglio potrebbe esserci per incuriosire chiunque abbia qualche velleità nello scrivere, e che conosca, anche poco, l’ambiente editoriale e l’animo umano:
“…Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui.
Con Zafon si ha sempre la sensazione di essere davanti al gioco di un prestigiatore che ambisce ad essere alta magia. L’autore è il demiurgo che incanta ed affascina il lettore. Bravissimo a descrivere le atmosfere di Barcellona, e a farne la “città dei maledetti”.
In un libro così corposo è inevitabile che ci siano molti pregi e alcuni difetti (anche se dubito che li toverete, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio). Se da una parte ci vien fatto di pensare che è vero che uno scrittore finisce per scrivere sempre lo stesso libro, dall’altra restiamo irretiti dalla ragnatela delle storie – perché Carlos Ruiz Zafón sa raccontare -, inghiottiti da quello che pare essere un romanzo dentro un romanzo che contiene un altro romanzo, thriller, feuilleton, romanzo gotico, storia d’amore.
Un libro magnetico che parla di libri, di autori di libri, di lettori. E soprattutto del potere delle parole, dello spirito di chi le ha scritte e anche di chi le legge.Vi capiterà di pensare ai personaggi de “Il labirinto degli spiriti” anche diverso tempo dopo averlo terminato, ne sono certo, e vi rammaricherete di non poter sapere ancora qualcosa della loro vita. E soprattutto non potrete fare a meno di innamorarvi e di emozionarvi pensando ai protagonisti.
Magia ed estro mescolati con sapienza per una lettura indimenticabile…
“…Non perda la speranza. Se ho imparato qualcosa in questo porco mondo è che il destino è sempre dietro l’angolo. Come se fosse un ladruncolo, una sgualdrina o un venditore di biglietti della lotteria, le sue tre incarnazioni più comuni. E se un giorno deciderà di andare a cercarlo – perché il destino non fa visite a domicilio – vedrà che le concederà una seconda opportunità…”
“…Alicia sentì che, dietro quel muro di oscurità, Barcellona aveva già fiutato le sue tracce nel vento. La immaginò aprirsi come una rosa nera e per un istante la invase quella serenità dell’inevitabile che consola i maledetti, o forse, si disse, era solo stanchezza. Ormai importava poco. Chiuse gli occhi e si arrese al sonno mentre il treno, facendosi largo tra le ombre, scivolava verso il labirinto degli spiriti…”
“…La verità non è mai perfetta e non quadra mai con tutte le aspettative. La verità pone sempre dubbi e domande. Solo la menzogna è credibile al cento per cento, perché non deve spiegare la realtà, ma semplicemente dirci quello che vogliamo sentirci dire…”
“…Scrivo per ricordare e aggrapparmi alla vita… Scrivo anche se mi fa male, perché la perdita e il dolore sono le uniche cose che ormai mi tengono viva e mi fa paura morire. Scrivo per raccontare a queste pagine ciò che non posso raccontare a coloro che più amo, a rischio di ferirli e di mettere in pericolo le loro vite. Scrivo perché finché sarò capace di ricordare starò con loro un minuto in più..”
Ho una leggera dipendenza a Zafon, lo ammetto, e nessun antidoto è mai riuscito a curarmi. In pagine di memoria che sono state scritte col sangue, ho visto uomini soli e contriti, e resi poco sensibili, trascinarmi in un gioco di luci e ombre, sino a quando non hanno esalato l’ultimo respiro. Facendoli fuggire nell’unico luogo dove né il cielo né l’inferno potranno mai trovarli. Perdendomi completamente: imboccando una strada, senza trovare alcuna via d’uscita. E, come un magnifico sole arancione, si leva dietro la frastagliata lontananza di un eco, un rintocco dell’anima, facendomi lentamente uscire dall’oscurità in cui ogni tanto sprofondo. Fumi bianchi che velano gli occhi, il cuore, trasmettendomi il loro nocivo profumo.
Un opera esaltata dal contrasto perfetto tra bellezza e semplicità, pagine bianche che vivono, pulsano, in cui possiamo riconoscere un pezzo di noi stessi, rivelare i nostri segreti, tanto gelosamente custoditi.
ALTRO NON SAPREI AGGIUNGERE POSSO SOLO DIRVI CHE IL LIBRO E’ MAGNIFICO E LO CONSIGLIO VIVAMENTE.
CONSIGLIATISSIMO!!!!!!!!!
GRAZIE ALESSANDRA MICHELI.
…a mia figlia MIRIAM con infinito amore…vito ditaranto.