“Giornalismo pseudoscientifico. Disinformazione e sensazionalismo tra media e web” di Piero Angela, Cristina Da Rold, Marco Cappadonia Mastrolorenzi, C1V Edizioni. A cura di Vito Ditaranto

 

Non sono io a trovare i mostri… Direi che sono loro a trovare me. Forse per loro il mostro sono io… ebbene si, viviamo in un modo pieno di mostri creati dalla falsa informazione e spesso la gente ci crede pure. Viviamo ovattati in una realtà che non ci appartiene.

“Giornalismo Pseudoscientifico”,  è il nuovo libro di Piero Angela,  Cristina De Rold, giornalista scientifica e Marco C. Mastrolorenzi, semiologo e divulgatore scientifico. Il volume, edito per la collana Scientia et Causa della casa editrice C1V Edizioni dell’editrice Cinzia Tocci, affronta molti temi dei nostri giorni e in particolare la corretta informazione.

Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te. (Friedrich Nietzsche)

Se ci concentriamo sul senso globale dell’opera di Piero Angela possiamo formulare un’interpretazione più convincente: la critica si rivolge al pregiudizio morale, del quale sono succubi tutte le notizie che giornalmente ascoltiamo e divengono colpevoli di aver impedito la nascita del superuomo come affermava Nietzsche.

Vista l’impostazione certamente critica dell’opera possiamo intenderla come rivolta ai sempliciotti che credono di distinguere, attraverso i media, il bene dal male, ma che in realtà non hanno fatto altro che seguire il dogmatismo del :

“Non ci credo, ma se lo ha detto Barbara D’Urso è sicuramente vero”.

“Se lo dice Andrea, che è mio amico, lo dico anch’io”.

 

Prendendo sempre come riferimento Nietzsche, mi sento di affermare che  l’abisso è la strada complessa e impegnativa che imbocca chi cerca una verità morale oggettiva da inserire in un sistema societario malato di tecnologia e falsità medianica, ora il fatto che l’abisso ti guardi dentro potrebbe voler dire che il risultato della ricerca morale sarà sempre viziato dalla soggettività di chi compie tale ricerca.

Sarebbe forse più saggio accettare che ci sia sì la notizia, ma anche la falsa notizia, quindi nello sviluppare un’interpretazione sarebbe meglio fare un passo indietro.

Il libro che rappresenta un indagine verso il giornalismo pseudoscientifico è diviso in tre sezioni, più un’introduzione scritta dallo stesso curatore del libro. Nonostante gli stili diversi (ricordando che è un libro scritto a più mani), e i contenuti che affrontano tematiche differenti, le parti presentano una linea unica: l’informazione scientifica e la differenza con quella pseudoscientifica. Nel libro viene soprattutto evidenziato come bisognerebbe e non bisognerebbe fare  giornalismo scientifico o definito di estrazione scientifica. Spesso siamo immersi tra notizie sensazionalistiche, a pseudoscienziati, con un uso ideologico della scienza ed eventi straordinari e sovrannaturali che fanno il giro tra i media e il web e altro ancora. Lo scopo del libro è quello di evidenziare le differenze tra una corretta informazione fatta tramite la verifica e il controllo delle fonti, così come si chiarisce un elemento di fondamentale importanza in ambito scientifico difficilmente compreso: la cosiddetta par condicio.

Spesso è facile cadere nella rete della disinformazione, onestamente ci sono cascato di recente anche io, mentre scrivevo un articolo per “Oubliette magazine” sul “Blue whale game”.

Una sfida alle leggi dell’etica: il “Blue whale game”, non aveva nulla di umanamente concepibile.

In realtà il “Blue whale game” sarebbe stato un presunto gioco che avrebbe portato alla morte in Russia oltre 160 adolescenti e una decina nel resto del mondo. In questo gioco i ragazzi che venivano invitati dovevano svolgere dei semplici compiti durante cinquanta giorni.

La notizia del  “Blue whale game” originariamente era stata considerata anche da me come notizia veritiera, ma poi dopo un attento approfondimento si  è dimostrata essere un “Fake”.

Comunque, la colpa principale della disinformazione è dettata dalla gente che spesso per pigrizia ed eccessiva fiducia in chi, parlando in tv, assume un alone di autorevolezza, seppur suggestivo e privo di fondamento, e una mancanza di cultura scientifica di fondo che non consente di avere uno spirito critico verso notizie che vengono diffuse. Questo rappresenta lo specchio del decadimento culturale in cui viviamo, io personalmente ho notato questo decadimento anche nella letteratura moderna in cui spesso autori ignoranti si rivolgono a lettori anche più ignoranti di loro e tutto questo solo per il vile dio denaro.

In ogni caso, se non si hanno gli strumenti culturali idonei per distinguere la scienza dalla pseudoscienza si può cadere facilmente nella trappola persuasiva adottata dalla pseudoscienza. Spesso lo pseudo scienziato usa uno stile elegante e ricercato, con l’utilizzo di parole scientifiche, ma usate fuori contesto. Ecco che chi conosce poco (o per niente) la scienza può facilmente cadere nel tranello stilistico in atto.

La filosofia del “Think different” non si applica neanche all’universo dei social network dove tutto inevitabilmente si amalgama con l’ignoranza della massa. Gli utenti agirebbero secondo la regola che “gli amici dei miei amici sono miei amici e quindi dicono sempre la verità e le loro notizie sono sempre vere”.

Per non creare spiacevoli attriti, insomma, gli individui preferiscono generalmente adottare scelte conformiste. Trova così ulteriore conferma la teoria dell’equilibrio sociale formulata dallo psicologo Fritz Heider negli anni Cinquanta del secolo scorso, in base alla quale le persone, per evitare instabilità e fraintendimenti, preferiscono abbracciare le scelte fatte da amici o opinion leader. Applicata ai social network: se A e B sono amici, e A tagga (ovvero marchia) negativamente C, anche B tenderà a fare lo stesso. Le interazioni più frequenti, preferite perché garanzia di maggiore stabilità, sono organizzate per terne:

“gli amici dei miei amici sono miei amici”, “i nemici dei miei amici sono miei nemici”, “gli amici dei miei nemici sono miei nemici” e “i nemici dei miei nemici sono miei amici”.

Nel mare delle notizie e degli scienziati dei social network, il testo analizzato, spiega in maniera chiara il funzionamento della disinformazione. Il libro fornisce una serie di strumenti per cercare di capire come e quando nasce una notizia falsa.

Se siete arrivati sin qui vi consiglio vivamente di leggere questo libro.

CONSIGLIATO A TUTTI COLORO CHE NON VOGLIONO SOLO LEGGERE UN LIBRO PER MERO PIACERE LUDICO.

…a mia figlia Miriam con infinito amore…vito ditaranto.

 

 

 

 

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