“Ermione di Sparta” di Soraya Tiezzi, self publishing. A cura di Natascia Lucchetti

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Mi ricordo quando posi per la prima volta gli occhi sui primi versi del primo poema epico che mi fecero studiare a scuola. Frequentavo la prima media quando lessi le prime righe dell’Iliade. Inutile dire che fu amore a prima vista. La sera stessa costrinsi mia madre a cercarmi una copia del famosissimo poema di Omero con una parafrasi moderna e comprensibile.

Volevo capire ogni singolo verso.
Capirete quanto sia importante per me rileggere le gesta del mio adorato Achille e compagni in un romanzo. Chi mi conosce sa che quando si parla dei miei miti io, di norma molto pignola, peggioro diventando ancora più puntigliosa.
Soraya Tiezzi mi ha preso per mano e mi ha portato a Troia, regalandomi la vivida visione delle ambientazioni dell’Iliade filtrate dagli occhi della giovane figlia della donna più bella del mondo. Ermione è nata proprio da lei, Elena, la moglie di Menelao, oggetto della contesa e pretesto scatenante di una terribile guerra tra tutti i re Greci e Priamo di Troia.
Ermione è stata abbandonata dalla madre a Sparta e ha vissuto gli ultimi dieci anni della sua vita a meditare vendetta verso quel dannato Paride, che ci viene presentato come un uomo bramoso, profondamente negativo, ma imbelle, inabile. Il perfetto opposto di un eroe. Non è l’unico antagonista. Sebbene Ermione sia greca, nutre un profondo odio verso lo zio Agamennone, il re a capo dell’alleanza coesa per la distruzione di Troia. Agamennone ha infatti sfruttato il tradimento di Elena come pretesto. Il suo unico obiettivo è l’assoggettare Ilio, privare quel regno fiorente della sua libertà, della sua ricchezza. Il concetto di guerra come spargimento di sangue inutile serpeggia per tutto il romanzo. E’ un grandissimo tema, in quanto gli uomini non hanno motivi inderogabili, importanti per portare morte e distruzione, ma si aggrappano alla loro bramosia, al loro orgoglio futile, per sfogare gli istinti più bassi sul campo di battaglia. E’ con realistica crudezza che Soraya Tiezzi ci restituisce i campi di battaglia. Sangue, grida e odore di morte, uniti alle violenze su chi non riesce a difendersi, come le donne e i bambini. Ma dal sangue spiccano anche le gesta dei grandi eroi. Il mio amatissimo Achille Pelide è descritto con un amore impressionante. Bello sia fisicamente che interiormente, non privo di nei, Achille acquista in questo romanzo anche la caratteristica dell’eroe romantico.
E’ un uomo innamorato profondamente sia di Patroclo, molto bello anche lui sotto ogni punto di vista, sia della ritrovata figlia che altri non è che Ermione.

 

« E’ semplice quando si ama qualcuno, quando non lo si vuole perdere. Credo che tu questo lo sappia già »
-Patroclo.-

 

 Il rapporto tra i due eroi è l’amore che tutti speriamo di trovare. Loro sono amici, amanti, compagni d’arme, sono uno il mondo dell’altro. Una visione perfetta, ideale di amore capace di distruggere il mio piccolo cuoricino sensibile soprattutto durante gli eventi più tragici della narrazione. E’ abile la Tiezzi, brava con le parole e con le pause giuste mentre regala il liricismo perfetto per le descrizioni soprattutto dei sentimenti.
E’ bello, bello bello il rapporto padre e figlia, basato sul reciproco rispetto e fiducia, anche quando la giovane è ignara di portare lo stesso sangue del grande eroe. Achille è un guerriero inestimabile, forte come nessun altro, ma è anche estremamente dolce e premuroso, rispettoso anche per il suo nemico. Achille è un eroe in piena regola, anche se mostra alcuni nei come l’impulsività e lo spiccato orgoglio tipico degli uomini dell’epoca.

Gli occhi iniziarono a diventarmi lucidi.
Vedevo tutto appannato, soprattutto il suo viso.
Volevo osservarlo il più a lungo possibile, per non dimenticarlo.
I suoi lineamenti perfetti.
La forma dei suoi occhi, il taglio del mento, le sue mani forti e gentili, i suoi piedi che sembravano sferzare l’aria.
« Non devi avere paura »
« Non è per me che ho paura »
Temevo per lui, per ciò che sarebbe stato il dopo.
Quel dopo nel quale, Achille non c’era più.
Un dopo vuoto, nel quale non riuscivo ad immaginarmi.

 

 

Tutti i sentimenti provati dai personaggi sono così credibili e veri, tanto da emozionarmi e coinvolgermi fino a farmi versare lacrime specialmente nella parte finale.
Voglio dedicare un’analisi approfondita anche ad Ermione. Perdonatemi, ma la mia passione per il Pelide mi ha fatto parlare di lui per primo. Ermione è un’eroina piena di debolezze, stupendamente vera. Di solito parto sempre con qualche riserbo, quando il personaggio principale è una donna. Ermione invece è diversa. Lei ha un carattere forte, deciso e determinato ma si mantiene nei limiti del reale. Lei è comunque una donna che della battaglia conosce solo i rudimenti. Non matura in una wonder woman prescelta e indistruttibile. Lei ha i suoi limiti, le sue debolezze. Vive intensamente, combatte nel modo che può ma è consapevole di avere ostacoli impossibili da sormontare.
Anche Ermione è profondamente innamorata di Oreste, figlio di Agamennone. Il loro è un amore puro, il primo ed unico che la ragazza vive con immensa intensità, nonostante tutti gli ostacoli. Mi piace tantissimo la sua coerenza. Sì, perché Ermione è coerente in ogni suo gesto e pensiero e questo la rende una grande e bella eroina. Eroina umana, sottolineerei, nonostante nelle sue vene scorra anche sangue divino.
Un plauso alle descrizioni, alle immagini, all’attenzione e la cura data anche ai personaggi secondari. Belli e approfonditi in ogni loro aspetto. Odisseo, Cassandra, Agamennone, Paride, Elena e tantissimi altri. Sì, perché Soraya mette sul piatto davvero tantissimi personaggi e li muove in un modo encomiabile, approfondendoli uno ad uno sia da un punto di vista estetico che da un punto di vista caratteriale.
Devo sottolineare anche note sullo stile particolare di Soraya Tiezzi, fatto di pause, punti fermi, immagini poetiche in prosa, adattato a questo genere tanto difficile quanto affascinante.
E’ un libro bello e profondo, basato su una vicenda che fonde perfettamente Storia e fantasia, Mito e Leggenda.
Soraya Tiezzi non si lascia sfuggire nulla e domina l’importanza di un componimento immortale come l’Iliade restituendogli una più forte capacità di emozionare e commuovere. Ottimo lavoro!
Non posso dire altro.

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