L’amore è uno scampolo mortale di immortalità.
Fernando Pessoa,
Che Dracula sia il vampiro per eccellenza è fatto oramai acclamato. Grazie alla genialità di Bram Stoker si è discostato profondamente dalle leggende e dalle tradizioni culturali presenti in ogni paese e in particolare nel nord Europa per inserirsi nel filone storico. Del vampiro ha conservato l’amoralità, la sete di sangue e la sensualità irriverente, tanto cara eppur avvisa al periodo in cui Stoker scrive. Il vampiro toglie la grezza forma del non morto per divenire un elegante e raffinato voivoda senza regole e senza limiti, reo di sedurre giovani vergini e contagiarle con il morbo della lussuria più che uccidere e togliere la vita. Non è l’atto violento in sé che condanna Stoker ma il bere sangue dal collo che è considerato un atto anti morale o anti-pruderie, condannato eppure così intrigante.
Ma questa è un’altra storia. In Dracula di Stoker non è presente l’amore vero quanto la passione, proprio perché rinnegata come pericolosa dalla morale vittoriana. E arriviamo alla reinterpretazione di Coppola, che partendo da Stoker lo sorpassa aggiungendo il tocco gotico, l’amor perduto, a una vicenda che dal sangue, dal patto di Sangue Mina/Vlad fa nascere una vena dark sicuramente ma estremamente romantica, caratteristica dei tanti romanzi d’appendice e gotici: l’amore sopravvive alla morte. E questo perché, nell’epoca moderna in cui Coppola vive e si muove, c’era bisogno di questo motore. In una Hollywood preda di scandali, di amoruncoli e di sesso (oggi è evidente nel caso Weinstein) c’era assolutamente bisogno di qualcosa di puro, seppur connotato di morte. Del resto morte/amore è uno dei temi preferiti dai letterari di ogni tempo non a caso Amore è Morte di Leopardi è la più conosciuta, ma posso citare Edgar Allan Poe con Annabel Lee o la bellissima Ballata nuziale. E ricordo anche la poesia di Keats La belle dame sens merci. Insomma la morte è amore e l’amore è morte, del resto anche l’orgasmo, atto supremo d’amor e passione, è chiamato piccola morte.
Questo excursus ha come obiettivo quello di farci comprendere come un mito abbia una sua evoluzione totalmente influenzato dal contesto e questo contesto fornisca i valori, gli obiettivi, le verità di cui l’autore si serve per poter dare il necessario significato al suo testo. Perché quella realtà, quella percezione di realtà, va interpretata e fornita fresca e compatta al lettore. Pertanto, i miti, le leggende gli assunti culturali saranno sempre presenti nella sostanza, ma con una forma diversa a ogni secolo che passa, a ogni evoluzione a ogni conquista.
E oggi arriviamo alla nostra autrice Lucchetti.
Cosa dona Natascia di nuovo al mito di Vlad Tepes?
Natascia è una donna nata e cresciuta in un ambiente postmoderno, dominato dalla virtualità, dalla tecnologia che in virtù di questo progresso tecnologico ha sostituito i mostri antichi, con alcuni più terrificanti e meno controllabili: la follia, la malignità della sopraffazione e la volontà atroce di emergere a ogni costo. Anche se quel costo significa bullismo, corrosione dei limiti etici e una nuova schiavitù mascherata da libertà. La comunicazione è distorta, la realtà delle immagini è sostituita al diktat arrogante del web che tutto dona e tutto comanda, anche la realtà e gli eventi ne divengono vittime. Il web sancisce cosa è giusto cosa non lo è, cosa è vero e cosa è falso, con l’unica base certa che, ciò che riceve più consensi (i like) acquista la forma. Tutto il resto è etereo e indivisibile. È un mondo anche dominato da quello che chiamo nuovo puritanesimo o nuovo vittorianesimo, questo perché è tutto il contrario di tutto, i valori sono stati disossati, sventrati sezionati e contestati senza che però, si sia accompagnato una nuova rivisitazione degli stessi.
Mi spiego.
Contestare la morale, contestare i valori borghesi del capitalismo è un atto inutile, qualora non si propongano alternative. Perché un mondo vuoto di significato e di contenuto spesso si rivolge agli estremismi. Ed è questo che, infatti, accade. Il capitalismo non risponde più alle esigenze di un mondo multicentrico, di un mondo in cui non esiste più una cultura ma miliardi di culture, e ognuna rivendica la propria autenticità. Tutto questo non ha prodotto idee che possano organizzare il mondo alla luce dei nuovi eventi e pertanto si rivolge ai nuovi assiomi totalitaristici. Sette religiose, estremismi politici e religiosi e una nuova verve alla cultura cattolica che, invece di camminare verso il progresso, ne ha timore e si rintana nei dogmi.
Cosa fa la mente fertile e intelligente di una giovane?
Quello che gli enti di socializzazione e quelli responsabile della produzione dei miti e dei valori non fa, ripensa e rielabora le leggende. Ed ecco perché il suo Vlad è un ribelle, un oppositore, lo sgradevole della società contemporanea, arroccata sull’esaltazione della potenza e della prevaricazione. È un uomo che perdendo la sua umanità si fa spada o sciabola degli illusi e dei vinti, mietendo le vittime, assumendo il volto della Nemesi.
Vlad protesta contro la cultura cattolica che predica un’accettazione che è sottomissione cieca a una volontà, quasi mai divina. Vlad non accetta quella vigliacca delega di responsabilità alla volontà divina perché la sua mente, fertile e temprata dall’acciaio, ha bisogno di un senso, di un perché a tanti eventi disastrosi e orrorifici che avvolgono le vite di tutti noi. Perchè se Dio è bontà esiste il male?
E perché il male è quasi sempre appoggiato dai poteri, che dicono di contrastarlo?
E in fondo, questi poteri non lo esaltano e lo creano costantemente ponendolo come referente della stessa esistenza del bene?
Del resto la realtà impone uno strano assioma, il diavolo continuerà a esistere finché si accenderanno roghi. Ed è lo stesso quando il potere religioso metterà come antagonista un nemico che darà costantemente senso alla sua azione. Come se senza il male, senza l’avverso, non possa mai aver ragione d’esistere.
Ma, Natascia è anche consapevole che il vampiro Vlad è in fondo una vittima consenziente. Perché la sua vendetta, il suo odio contro il contesto sociale, le ingiustizie non si accompagna a una ricerca spirituale e filosofica ma lo rende avido di vita altrui e quindi morto dentro. Da ribelle contro il sistema Dracula diviene cardine essenziale di quello stesso che si nutre non di condivisione e armonia (come dovrebbe essere) ma di opposizione e scontro tra parti di uno stesso tutto. Dracula è vittima perché, nonostante provi ad amare, non riesce a rinunciare alla sua morte interiore, proprio perché il dolore lo sovrasta. Il dolore lo prosciuga così tanto da doversi nutrire non tanto di sangue ma di emozioni altrui, di ricordi, di vita pulsante di altri.
Ed è solo con l’incontro della sua Mina che, forse, riuscirà a dare un senso vero a un’esistenza basata sul rifiuto. Perché il personaggio di Natascia rifiuta tutto senza provare a ricercarne il senso. Ed è così che si inquadra psicologicamente il personaggio centrale di Lover Never Dies, affinché il lettore, sia consapevole che ogni uomo è in fondo frutto di un passato che stenta a sbrogliare.
Leggere il Battesimo di sangue è un modo per entrare, in punta di piedi, nel libro successivo laddove tutto, forse, avrà compimento. Pertanto è un susseguirsi di fatti quasi disorganici, che invadono la fragile psiche di un uomo intelligente sì, ma fondamentalmente tormentato da dubbi. Dubbi che esploderanno del tutto, riducendo la sua anima in cenere. Dracula/Vlad rinuncia alla sua anima. Ma badate bene non nel classico patto diabolico che tanto piace agli esorcisti, ma volontariamente la stacca da sé, in modo che il suo alter ego Anima/coscienza viva in un limbo irraggiungibile. Ma l’anima non può essere data via perché non è nostra. È frutto di un potere più alto che ha la sua logica e il suo senso e che ci sfida a ricercarlo. Una sfida che noi, oggi, perdiamo costantemente. Non a caso nel testo, Vlad la ritrova sotto forma della donna amata, ripercorrendo un viaggio antico e sempre attuale. L’amata idealizzata, raggiante di ogni perfezione è la redenzione alchemica di chi ritrova la sua musa ispiratrice ossia quell’effluvio di calore, di energia di bellezza che gli antichi chiamavano Anima mundi.
Consiglio la lettura di questo testo a tutti coloro che si vogliono interrogare sul perché, che vogliono davvero capire la nostra autrice e a chi ama il simbolo del vampiro e lo rivuole in tutta la sua complessità.
Non accontentatevi di Dracula, ma cercate di comprendere perché è divenuto Dracula.
Liberami, o Morte!
Poiché l’eternità è più soave della terra per il convegno degli amanti.
Lì aspetterò la mia diletta, per unirmi a lei.
Kahlil Gibran,
Grazie mille, splendida recensione!
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E sempre un piacere!
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