“I ditteri” di Marco Visentin, Licosia edizioni. A cura di Frank Slade

In un futuro prossimo, dove i diversi Stati mondiali sono gestiti da organizzazioni governative che fanno capo a Multinazionali ed istituti finanziari (più di quanto sia ora), vive Silvia, una ragazza rimasta orfana di entrambi i genitori ed in crisi economica.

Ottima studentessa universitaria, si laurea in Biologia con una tesi sperimentale sui Ditteri (le nostre amatissime mosche) e su di essa fonda tutte le sue aspirazioni. In pratica Silvia intuì la possibilità di riscontrare e trasportare i meccanismi di comunicazione delle mosche anche nel genere umano.

Dopo alcuni lavori saltuari, ebbe un contratto universitario per continuare i suoi studi in merito alla sua intuizione. Di conseguenza, a risultati ottenuti, propose la sua teoria conclusiva ad un organizzazione scientifica , che però la bocciò immediatamente.

Ma la svolta era alle porte….

Un organizzazione scientifica, diversa da quelle conosciute, la contattò riferendole che era molto interessata alla sua idea e che la voleva immediatamente a lavoro nella sua struttura. La ragazza ovviamente accettò ma da quel momento la sua vita cambiò radicalmente.

Si trasferì nel sottosuolo, ebbe i migliori mezzi tecnologici per lavorare, i migliori scienziati disponibili, al solo scopo di trasferire il modus vivendi delle mosche nell’essere umano.

Ma il tranello dov’è cari lettori…

Quello che Silvia non capì immediatamente era che questa fantomatica organizzazione, attraverso le sue sperimentazioni, voleva fare in modo che il genere umano perdesse ogni forma di volontà, allo scopo di assoggettarlo al volere di poteri superiori.

La sua coscienza duale suddivisa tra l’amore per la scienza e l’amore per la libertà ma anche la relazione con un suo responsabile, la porteranno a capire che, se da un lato un popolo senza volontà, fatto in serie non avrà più problemi di criminalità e varie cattiverie tutte nostre, dall’altro lato non potrà essere più indipendente, avendo perso il sacrosanto libero arbitrio.

Attraverso un fantastico intreccio tra biologia, introspezione psicologica e fantascienza, l’autore mette in evidenza il concetto utopico di società perfetta, ma a quale prezzo?

Se lo scotto da pagare è la perdita della nostra personalità, vale la pena di vivere in un mondo senza guerre, senza arrivismo spietato, senza tutte quelle caratteristiche che contraddistinguono negativamente l’uomo da sempre?

Oppure il segreto di una vita felice e serena sta nel vivere al di fuori di tutti i meccanismi perversi creati dall’uomo stesso?

La vostra personale risposta la troverete solo leggendo questo magico scorcio di vita e come dice Silvia stessa

:”Sia che l’isola esista come espressione della gratuità della grazia, che come escremento del male, non so immaginare un luogo più incantevole di questo”.

Buon viaggio…

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