“Origin” di Dan Brown, Mondadori editore. A cura di Francesca Giovannetti

 

Robert Langdon, professore di simbologia, e Ambra Vidal, direttrice di museo, fuggono da un nemico onnisciente e misterioso dopo la catastrofe durante una presentazione del celebre futurologo Edmund Kirsch.

Quest’ultimo vuole dare l’annuncio al mondo della risposte esistenziali che tutta l’umanità si pone: da dove veniamo?

Ma soprattutto : dove stiamo andando?

Attraverso una rocambolesca fuga tra Bilbao, Barcellona e Madrid, i due protagonisti ricomporranno il mosaico di Kirsch.

Origin è il quinto romanzo di Dan Brown che ha come protagonista Robert Langdon. Per i lettori affezionati è come ritrovare un vecchio amico, che incuriosisce per la sua innata capacità di trovarsi in mezzo ai guai e affascina per l’abilità con cui riesce a trarsene fuori. Qualcuno potrebbe obbiettare sul fatto che la storia “ si è già sentita”, ma qui sta il bello per i fan. Avere ancora la possibilità di ammirare Robert Langdon che analizza , scompone, ricompone e interpreta. È una presenza rassicurante di cui non si può fare a meno. Si potrebbe fare a meno invece della bellezza di turno, perché il fatto che siamo abituati alle Bond’s girls non significa che dobbiamo sempre aspettarci una Langdom’s girl, ma così, purtroppo, è stato deciso.

Colpisce, come sempre nei romanzi di Brown, la mole di studio e lavoro che è dietro alla trama. Si percepisce che lo scrittore “ha studiato”. E riesce nelle sue descrizioni e spiegazioni che hanno un sapore di accademico, a incuriosire il lettore. Sospetto infatti che molti dopo aver chiuso il libro abbiano avuto la voglia di cercare una foto della Sagrada Familia, abbiano voluto sapere qualcosa di più su Gaudì o si siano letti qualche verso di William Blake. È questa uno dei pregi di Brown : lanciare un’esca per la curiosità.

Nelle due domande che accompagnano tutta la narrazione, da dove veniamo e dove stiamo andando, si intuisce la combinazione fra passato e futuro che permea tutta la trama. Attraverso quindi la conoscenza e lo studio del passato ci si proietta verso il futuro, ottimistico o pessimistico, a secondo dei punti di vista.

La dicotomia fra scienza e religione sull’origine del mondo, largamente dibattuta, non può che spingerci a riflettere anche sulle nostre personali opinioni, metterle sul tavolo e confrontarle con chi la pensa esattamente nel modo opposto.

Il lettore può fermarsi all’avventura di Langdon e seguire le sue precipitose azioni concentrate in una notte, oppure può andare in un secondo strato della narrazione, leggere e comprendere le teorie sull’origine dell’universo, ascoltare,  mettersi in gioco ed eventualmente rivalutare le sue idee.

Quindi vi troverete tra le mani, oltre a un romanzo in tipico stile Brown, fatto di codici e simboli, anche un notevole spunto di riflessione su scienza e fede, sempre che siate disposti ad aprire la mente.

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