“Il mastino dei Baskerville” di Sir Arthur Conan Doyle. A cura di Paoletta Maizza

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“Imparate dunque da questa storia a non temere i frutti del passato ma piuttosto a essere cauto in futuro.”

 

Per quanto Sherlock Holmes sia un personaggio nato dalla meravigliosa e straordinaria fantasia di Sir Arthur Conan Doyle, è a mio avviso di tutti i suoi lettori. Rileggendo questo racconto mi sono riappropriata di alcuni sentimenti del passato che si sono risvegliati in me soltanto con la lettura di un capolavoro come questo. Tali sentimenti sono nutriti non soltanto da una smisurata passione per questo affascinante personaggio, ma anche e soprattutto dalla maestria e naturalezza con cui lo scrittore inglese mette nero su bianco qualcosa che diventa perfettamente reale pur essendo irreale. Prigioniero di questo Sherlock Holmes che lo aveva reso famoso, lo stesso Con Doyle lo aveva fatto morire per poi riportarlo in vita e fargli vivere questa avventura che lo rese ancora più famoso di prima. Come dire che lo stesso Conan Doyle non poteva liberarsi di un così perfetto eroe che di perfetto non ha molto se non la sua imperfezione.

 

“é strano, ma trovo che un’atmosfera concentrata favorisce a sua volta la concentrazione del pensiero. Non sono arrivato al punto di chiudermi all’interno di una scatola per pensare, ma sarebbe il risultato logico delle mie convinzioni. “

 

 

Raccontando di questo romanzo sarei potuta risultare banale e di parte se avessi lasciato che le mie precedenti emozioni condizionassero il mio modo di affrontare le lettura adesso che l’età è diversa e ho letto tanto altro. Ma quando qualcosa diventa così immortale come Sherlock Holmes non c’è molto da giustificarsi. E le emozioni come dicevo prima sono diventate certezze. La scrittura resta in questo caso la padrona assoluta di tutto. Non ci sono terminologie difficili né situazioni in cui il lettore di possa perdere. Anzi, è scorrevole, semplice, dinamica, essenziale, per cui nulla da eccepire se non si riesce a smettere di tenere gli occhi puntati su ogni parola per coglierne il particolare nascosto. Ma di nascosto c’è solo la sottile abilità e intelligenza del protagonista che resta e resterà per quanto mi riguarda il detective più affascinante mai creato in letteratura, non più abile. Di abili ne possiamo citare a bizzeffe. Quello che più conquista di Sherlock Holmes e la sua spregiudicata e spiccata intuizione che disarma il suo interlocutore e che rende banale persino un feroce omicidio. Come a voler sottolineare che l’essere umano è crudele, violento e cattivo e che a lui non resta che rendere tale efferatezza chiara alla giustizia.

 

“se in quella impervia e minacciosa brughiera ci avesse aspettato una ricerca difficile e pericolosa, per quell’uomo si poteva osare di correre un rischio con la certezza che lo avrebbe condiviso senza esitazioni”

 

Chi ama la buona lettura e la perfetta letteratura non può fare a meno di leggere almeno per una volta nella vita un racconto di questo eroe sopra le righe che ha tutto a suo favore fuorchè l’eroismo stesso che diventa quasi futile agli occhi di chi lo osserva e lo ammira, conquistando la consapevolezza che a fare la differenza è la nostra intelligenza e la nostra voglia di utilizzarla più di qualunque altra qualità.

Per questo Sherlock Holmes è di tutti quello che lo amano, perché potremmo esserlo anche noi, e in un certo senso sotto sotto, una volta chiuso il libro questo desiderio diventa quasi una necessità.

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