“La mia stagione è il buio” di Cristina Caloni, Castelvecchi editore. A cura di milena Mannini

 

“Diventando troppo potenti le fantasie pongono le condizioni per la nascita di una nevrosi o di una psicosi”.

Sigmund Freud

 

Quanti di noi attraversano momenti duri nella vita, non sentendosi mai adatti alla realtà che li circonda e per sopravvivere indossano maschere, adattandosi a situazioni e persone con cui si rapportano ogni giorno.

Quanti di noi hanno pensato di cedere alla tentazione di andare contro corrente assecondando la vena di pazzia che è in ognuno di noi.

 

“Ognuno ha in se inferno e paradiso”

  Oscar Wilde

 

Cristina ci accompagna nella mente di Giuliano che si finge morto pur di sottrarsi alla propria mente che lo confonde e lo fa vivere in modo sconclusionato

 

Nemmeno io conosco la verità, nemmeno io conosco me stesso e il mio ego che si espande e forse esploderà. So solo che non distinguevo realtà e finzione, mi divertivo, ma avevo perso il senso del limite. Non credo fossi pazzo, almeno, ora non lo sono. Dubito che si possa essere pazzi a tratti, a periodi”

 

Il libro si apre proprio con il racconto del funerale del protagonista in cui si cominciano a tracciare le varie personalità di Giuliano raccontate dalle persone che lo circondano.

Questo è il modo scelto per poter chiudere con l’attuale vita e fuggire in Inghilterra dove Julian prova costruirsi un nuovo futuro.

 

Dal giorno del mio funerale non sono più stato giovane. Come si può essere giovane quando si hanno due vite? Quando si è già morti una volta?”

 

A questo punto è lui in prima persona che ci racconta la sua apparente normalità

 

se non altro c’è un vantaggio nel trasferirsi altrove. Nessuno sa chi sei tu e tu puoi essere chi vuoi, sempre che la maschera poi non ti stia troppo stretta, o peggio così comoda da non riuscire ad abbandonarla”

 

Ma è poi davvero normale o solo immaginazione?

Il lettore può capire veramente solo leggendo, non solo il racconto della nuova vita costruita da dulia, ma anche la narrazione intrecciata della vita precedente.

A chiarire il tutto altri punti di vista che gravitano nella vita del protagonista.

Nella mente del giovane protagonista anche l’ombra della colpa di aver commesso degli omicidi, ma la domanda ricorrente è sempre la stessa per il lettore, è la mente del ragazzo a confessare oppure è successo veramente?

 

“si, ho ucciso, io confesso. Erano tutti là al mio funerale, e io sono andato a prenderli, uno per uno, gli ipocriti, gli inutili, i pigri, i sadici, i superbi”

 

Quale sarà la verità? Julian troverà un po’ di quiete?

La scrittura propostaci vivace e accattivante, in alcuni momenti folli, proprio come la mente del protagonista rende il romanzo veritiero e coinvolgente e chissà magari anche voi vi scoprirete un po’ folli.

 

 

Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.
(Erasmo da Rotterdam)

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