Il libro sarà disponibile gratuitamente per tutti gli iscritti alla newsletter; se non lo avete ancora fatto, potete iscrivervi qui:
http://www.dunwichedizioni.gr8.com/
Mi chiedo perché mi ostino a leggere i libri della Dunwich a luci soffuse, di notte, con il vento che fischia e il gatto psicopatico accanto.
Non fraintendetemi.
Sono libri perfetti.
Troppo perfetti.
Troppo capaci di suscitare orrore.
E questo racconto di Curran è raccapricciante.
Fidatevi di me.
Io sono avvezza all’orrore, ma qua gli occhi si rifiutano di chiudersi, le orecchie sono attente a ogni rumore e un misero fruscio fa sobbalzare.
E soprattutto è ambientato alla viglia di Natale.
E io col cavolo che resterò immobile a casa.
E se vedrò un’ombra filerò via più veloce del vento.
Cosa mai racconterà questo libro?
In pratica è una rivolta contro le soavi storie che ci propinano a Natale e alla vigilia, tutte cuori e sorrisi, bianchi natali, cori angelici e il lieto fine servito su un piatto scintillante. Anche se qualcuno ci prova a dare una svolta a questa zuccherosa atmosfera, non va fino in fondo e persino il dispettoso Grinch si colora di rosa confetto.
Altro che essere deforme tutto peloso e verde.
Volete i mostri?
Ecco che Curran geniale e terribile vi accontenta.
Una vigilia di sangue e orrore, grida e stridii, grottesche e deformi presenze che si riversano in una sonnacchiosa cittadina di provincia.
L’inferno in terra.
Ma la cosa più atroce è apprendere che questi orridi esseri rappresentano gli spiriti di Natale, quelli veri, quelli sostituiti dai rubicondi elfi, con il loro adorabile cappellino con i campanelli, grassocci e bonari.
Qua si assiste alla rivolta delle vecchie divinità che, per troppo tempo costrette al silenzio, irrompono con insolita ma coerente ferocia, nel nostro sonnacchioso mondo.
E scatenano una vera e propria caccia selvaggia.
Di norrena memoria.
Esseri partoriti dagli incubi più remoti.
Uno spirito natalizio con denti aguzzi, incrostati di sangue che non vede l’ora di banchettare con le carni di chi, per secoli, lo ha tradito in favore del politically correct, del perbenismo, della morale e del cristallino suono di campane che annunciano la redenzione
Qua gli unici rumori sono ossa masticate, urla di terrore e ghigni malefici.
E’ un simbolo della rivolta di quei oscuri impulsi che un tempo, nella Yule celtica veniva in qualche modo festeggiati e estromessi fuori dal nostro io, attraverso le macabre storie, leggende e la credenza nella legittima esistenza del lato oscuro del sacro.
Sto parlando della corte unseliee, la corte dell’inverno abilmente rappresentata dal divertimento supremo la Wilde Jagd.
E ora vi spiego in breve di cosa si tratta.
Un’orda di cacciatori sovrannaturali giungono dal cielo notturno in cerca di prede o, nelle versioni più macabre, di anime. Si tratta della famosa caccia di Odino o Orda di Asgard, a cui partecipano morti, fantasmi, dannati che riempiono le notti gelide di urla e lamenti e a volte con una musica agghiacciante che sommerge il silenzio. Chi ha il coraggio di assistere a quest’oscuro spettacolo rischia di essere rapito e trascinato via da queste forze indomite.
E spariscono per anni.
O secoli, prigionieri dell’altro mondo. Un mondo ultraterreno dominato dalla Dea Hel (la leggendaria Frau Holla antenata della Befana) che in quelle notti magiche, apre le porte del suo regno e interagisce con i vivi.
Nelle varie tradizioni popolari l’orrida caccia viene inserita in diversi contesti ma la radice originaria resta la stessa e affonda nella mitologia nordica secondo cui il dio Wotan, psicopompo nelle notti del sacro periodo, ossia dopo il solstizio invernale, a cavallo di Sleipnir dalle otto zampe (un mostruoso cavallo grigio) guida un oscuro corteo fatto di anime dei soldati morti e creature delle tenebre in una vorticosa ridda attorno alla Terra.
Pertanto, in inverno l’uomo antico non era mai al sicuro.
Nonostante si rinchiudesse in casa, davanti al focolare, armandosi di vischio e agrifoglio per tenere a bada i terrori della notte, la scia di questa folle corsa infernale giungeva alle loro orecchie.
Ma questo sviluppava al contempo una venerazione e un tentativo di tenere a bada gli appetiti della corte nera con doni, riti e preghiere.
Questo calmava questi selvaggi impulsi riuscendo a mantenere l’equilibrio tra il sovrannaturale e il reale.
Ma i tempi moderni rompono questo legame, relegando l’orrore a una mera superstizione.
E cosi aprono le porte alla fantasia del nostro Tim Curran, che immagina cosa potrebbe accadere qualora l’orda mefistofelica si stufasse di essere invisibile e pretendesse, per tutti gli anni del suo esilio, un sacrificio ancora più grande, più atroce, più sanguinoso…
Allora il mio consiglio?
Accanto alle storie della buona novella raccontatevi anche le antiche leggende. Assieme ai vostri cari, alla vostra gente, al vostro vicino, ricordatevi delle vostre radici e onorate i vostri antenati.
Magari per questa vigilia ci salveremo dall’orrore…
Pingback: That Olde Christmas Spirit | Lilith Hendrix