Nel 2007 fu diretto un film molto particolare, che si differenziava dalle altre produzioni di stampo “Angelico” diretto da una stupenda Shane Abbess. La trama era gotico dark, e raccontava le vicende di Gabriele o Gabriel, disceso in un modo corrotto, decadente che rappresenta una versione distorta (o forse veritiere della nostra odierna realtà). Che doveva fare questo povero angelo?
Semplicemente combattere contro gli angeli caduti sotto la guida di un perfido e distruttivo Satana. E ripristinare il dominio della luce.
Nulla di intrigante direte voi, la solita solfa della lotta bene/ male.
E no.
Perché in questa tenebra dominata dal peccato, persino gli angeli si sono smarriti, dubitando della vera missione loro e quindi del progetto divino del loro stesso Dio.
Ecco che, per la prima volta, assistiamo a un’inquietante scena in cui, persino gli angeli, esseri puri, creati per guidarci, sono soli e spaesati. Si trovano ad aver smarrito essi stessi la strada, essi stessi partecipano della situazione degradante che spetta all’umanità, privata di quella coscienza del soffio divino che in fondo ha dato loro vita.
Non lo ricordiamo più, non lo avvertiamo più soffiare sopra di noi. E in questo cupo scenario anche gli angeli iniziano a condividere con noi quest’orrore, di sentirsi soli.
Perché vi racconto questo film?
Perché alcune pagine del libro di Michele lo ricordano. Troviamo si la maestosità di chi è partecipe dell’essenza divina, ma anche quel senso di abbandono di chi alla fine dubita. Non tanto dell’esistenza di Dio quanto della sua sanità, dell’esistenza di un vero disegno. E se fosse fatto tutto a capriccio?
E se lottare per la luce, non valga una vita umana?
In questo dramma oggi noi siamo immersi totalmente. Quante volte ci chiediamo: ma serve davvero difendere con mannaie e spade affilate i nostri dogmi e la nostra fede?
E se lo chiede, non un patetico mortale, ma un angelo. E di nuovo un parallelismo con il film.
Sapete chi è in Gabriel, in realtà Satana?
Non è che l’arcangelo Michele, ribellatosi alle leggi divine da lui ritenute ingiuste, per ottenere la libertà e un senso di giustizia personale.
E leggete le parole di questo testo:
Non capiva come mai permettesse che i suoi figli si scannassero e annientassero in nome di patetiche forme dello stesso Dio. Si limitò infine a giustificare il tutto considerandolo un’infinita prova di fede nei suoi confronti da parte dei figli prediletti, queste piccole creature messe a colonizzare e a popolare il mondo… la sua creazione migliore.
Pensò anche che prima o poi gli uomini avrebbero capito che esiste un solo Dio da adorare e amare e che sarebbero arrivati anche a capire che c’era spazio per tutti su questo mondo e che le guerre utilizzate per colonizzare terre già abitate da altri uomini erano futili e inutili
Da queste domande ne derivano altre più scabrose o eretiche:
Raguel era sconvolto all’idea che il dover lottare per secoli contro i figli della loro stessa madre per salvaguardare la loro esistenza nel mondo fosse una chiara manifestazione, come un disegno….
Tutto questo gli era sempre stato chiaro e limpido come l’acqua cristallina di un ruscello di montagna. Finora. Fino a quando in questa dannata stanza non era stato costretto ad uccidere
E già sfioriamo il campo dell’eresia solo immaginando (ma è poi così tanto fantasia?) che persino un angelo, un essere dotato di puro spirito, nato o semplicemente propaggine dell’essenza divina, possa solo tentennare. Eppure perché non dovrebbe?
In realtà chi sono e cosa sappiamo noi degli angeli?
Messaggeri, legami tra terra e cielo, innovatori e acceleratori di civiltà oramai dimenticate, sotto le macerie del nuovo che avanza, gli angeli sono da sempre protagonisti dei sogni e delle speranze umane. Forse perché archetipi di cosa l’uomo di trova a osservare durante il suo cammino, ossia abisso e redenzione, cadute e risalite, dubbi e lotte eterne con il loro Dio. E la lotta è la vera spinta che fa muovere la fede, altrimenti resa stantia del nostro accettarla senza discutere. Ce lo racconta Giacobbe nel mirabile brano della Bibbia in cui, soltanto dopo una acerrima lotta con Dio (o con l’angelo di Dio) esso riceve la benedizione e il suo nome segreto. E solo ribellandosi e non accettando passivamente una presenza che si riceve davvero un’identità reale, quella che nomina il nostro vero io e soprattutto l’ammissione al mondo numinoso. O divino, o sovrannaturale.
Ed è lo stesso percorso che affrontano i nostri angeli, laddove il dubbio è esaltato, laddove è la disobbedienza che li porta in mezzo a noi, a camminare come umani pur restando parte del cielo. Esempi viventi della capacità del nostro DNA se siete atei, della coscienza, o dell’anima nel caso di religiosi fervidi, a elevarsi fino a raggiungere o stesso status angelico. Che forse è addormentato in noi. Forse in fondo non discendiamo dalle scimmie, (anche se a volte ne sono convinta) ma da una straordinaria commistione tra eccelso spirito e carne.
E ce lo narra il libro di Enoch:
Ed accadde, da che aumentarono i figli degli uomini, (che) in quei tempi nacquero, ad essi,
ragazze belle di aspetto. [2] E gli angeli, figli del cielo, le videro, se ne innamorarono, e dissero
fra loro: “Venite, scegliamoci delle donne fra i figli degli uomini e generiamoci dei figli”.
Ecco che la nascita dell’umanità avviene tramite il ricongiungimento tra cielo e terra, tra umano e divino, in un coraggioso quanto folle atto trasgressivo. E non è il primo che troveremo nell’esegesi religiosa. Troveremo un Dio che mente, una divinità composita Maschio/femmina, due distinte forse una della forma e una della sostanza, una evolutiva e una rigida. Troveremo un serpente che sarà disprezzato e onorato a seconda della percezione che il devoto avrà di questo strano e particolare racconto che tenta di spiegare cos’è l’uomo.
Ma Michele è più folle o geniale del biblista e prende tutta questa storia va decisamente oltre, osando e raccontando una storia alternativa o forse…segreta.
Riprendiamo il discorso solitario e disperato di Raguel, posto davanti alla sua lealtà verso quest’essenza da cui lui stesso deriva e ascoltiamo, con meraviglia e un pizzico di disagio cosa ci racconta:
una donna, che aveva probabilmente avuto il potere di procreare come sua madre e per questo motivo aveva sempre pensato che le donne fossero più vicine a lei spiritualmente, di sicuro molto più di tutti gli uomini che aveva conosciuto negli anni passati.
Alt.
Ho letto bene?
Un angelo che parla di sua madre?
Aspettate, ho letto bene o il nostro fiero scrittore ha “osato” raccontare una parte scomoda della verità religiosa?
Torniamo indietro e cerchiamo di capire cosa ci sta narrando.
Ci sono angeli che proteggono gli umani. E ci siamo. Questi angeli sono oramai “caduti” ma non perduti. La loro discesa è stata pianificata da un’entità radiosa, conscia che qualcosa durante la sua creazione è andata storta, costringendo l’umanità a essere una ignara pedina su uno scacchiere sovrannaturale di forse che, un tempo unite, si sono scissa in fazioni opposte. Ed è questa eterna lotta, come un accordo mistico che porta avanti l’evoluzione insegnando, si spera, all’uomo come guardare si l’abisso ma impedire di esserne fagocitato. E qua tutto torna.
Il dettaglio innovativo di questa grandiosa ricostruzione escatologico/ teologica sta nei dettagli eretici che Distefano semina. E che vi faranno comprendere come, un fantasy sia in realtà una chiave per comprendere noi stessi e tutto questo senza ammorbarvi con il povero bistrattato testo di Propp. La differenza tra gli altri testi sugli angeli è nella ricostruzione dei fatti. Ascoltiamo le parole dell’arcangelo per eccellenza (se non è lui autorevole non lo è nessuno). Piccola premessa: Michele o Michael si ritrova davanti una strana prescelta, elemento cardine di una lotta millenaria e soprattutto di un segreto millenario Evelyne.
Chi è ?
Ve lo svela subito Distefano nel titolo: Evelyne, una donna di nome DIO.
Avete compreso la portata ontologica di questo fantasy?
Dio è donna.
Ed è donna perché la donna è capace di donare la vita.
E se Dio è Donna, credetemi tutto il pensiero occidentale si sgretola tra le mani. Il principio femminile che torma a sorriderci dall’alto della sua caverna distrugge ogni forma di dominazione, di sottomissione e di subordinazione che, il vecchio principio maschile, ci regalava serafico. Se Dio è femminilità, significa che accoglie, che crea, che cambia assieme ai cicli naturali, significa intuizione, significa bellezza e tendenza all’equilibrio. Ma altresì significa anche vendetta, principio che invece di accogliere assorbe, che divora, che ingloba. Come ogni principio religioso o sacro avremmo una parte luminosa la coppa che si riempie di acqua principio evolutivo per eccellenza, ma anche alla coppa che si nutre di sangue, perché donna è sia vita che morte.
E qua entra in scena un’altra emanazione, diretta dagli apocrifi e dal libro della creazione ebraico o libro della formazione, lo Sēfer Yĕṣīrāh. O al In questo è contenuta una storia antica, vampiresca direi dove si racconta la prima moglie dello stolto Adamo, Lilith. E Lilith con il tempo è divenuta erede e simbolo della distruzione sanguinaria apportata da uno specifico volto della Dea conosciuto con Dea Nera, oscura o semplicemente sorella morte. Ed la ritroviamo nei miti egizi come Sekmeth, o in quelli vedici con il nome di Kalì o nei celtici dove essa assume le fattezza della Morrigan. Insomma dove ti giri ti giri, la Dea non è solo benevole, dolce accogliente, ma è anche bizzarra, crudele fagocitante. Ed ecco che Lilith e la Dea Madre sono gli stessi volti. In mezzo c’è Evelyne, contesa forse da entrambe, essenza addormentata poiché se risvegliata, dovrà scegliere che Divinità essere, se Luminosa o Oscura. Anche se la storia ci narra di una Terza forma divina femminile, la dea Bambina, ingenua, vergine e quasi incorporea, tela bianca su cui scrivere un finale diverso.
E che finale, se di acqua o sangue, lo scegliamo noi.
Altro dettaglio. Mi si perdoni se contiene spoiler ma è stupefacente. Nel testo c’è anche una storia d’amore tra uno dei più importanti arcangeli e la bella e ignara Evelyne. Immaginate loro due nello stadio primordiale, in una sorta di Eden, di età dell’oro, prima della loro strana e inspiegata discesa nel mondo reale. Chiamiamoli idee perduta nell’iperuranio di idea platoniana. Non possiamo non pensare che Evelyn abbia un’assonanza con Eva. E Evelyn magari è nata dalla Dea. E anche Michael è sua propaggine. Mettiamo che siano loro i veri Adamo ed Eva della biblica storia. E in questo beautiful ebraico Adamo, ripudi la prima moglie Lilith perché rea di averlo voluto dominare (se non conoscete la storia presente nel testo ebraico ve la racconto io. Lilith fu creata dalla terra come Adamo, quindi alla pari de facto ma Adamo voleva comandare e giacere sopra Lilith come dimostrazione della sua superiorità ma Lilith si ribellò e la tradizione maschilista la fece divenire un demone. In realtà la storia è più complicata di cosi ma ci accontentiamo di questa versione, basilare per la comprensione del testo). Ora abbiamo tre angeli, di cui uno caduto che interpretano il mito della prima creazione. Tre essenza divine, anche se una è demoniaca.
Vi rendete conto della genialità di Distefano?
Il mito della creazione diventerebbe davvero incredibile ponendo noi esseri mortali discendenti degli…angeli. Noi saremmo qualcosa di ancor più specifico rispetto a emanazioni divine, ma proprio servi, nell’antica accezione di servitori. Saremmo angeli che hanno perso la memoria, bramosi di tornare sui nei cieli e per questo aiutati dai nostri fratelli discesi amorevolmente dall’alto, per redimere l’umanità. E redimerla non dal peccato di conoscenza, ma da quello dell’ignoranza circa la nostre vere origini.
E in questa lotta, non saremmo più pedine ma chiamati a scegliere da che parte combattere, se con i nostri fratelli di luce o con i nostri fratelli ribelli.
Capite che libro andrete a leggere?
Capite la perfezione non solo stilistica ma contenutistica di un libro che apparentemente è un testo di svago?
Capite che originalità sia possibile prendendo spunto dal calderone della tradizione?
E non è finita. L’ambientazione, le descrizioni sono essenzialmente gotico, in quanto ciò che è raccontato non è una storiella per adolescenti ma un mosaico stupefacente che fa capo a tradizioni eretiche importantissime per il nostro mondo culturale. E dove lo ambienta?
In una città anch’essa contenitore di queste stesse tradizioni: Praga.
Laddove l’eresia ebraica ma anche cristiana si nascose, creando storie e leggende al cui interno si celavano le stesse conoscenza proibite. Ne è un esempio il Golem, mirabilmente citato in chiave originalissima in questo stesso testo. Ne è un esempio la presenza di uno dei monasteri più importanti della tradizione ossia Strahov, che non è a caso il simbolo della rivelazione per Evelyn, il centro focale da cui parte tutta la vicenda. Questo perché esso è un archivio in cui è contenuta tutta la sapienza religiosa. non a caso fu fondato dai premostratensi (in latino Candidus et Canonicus Ordo Praemonstratensis, sono un ordine canonicale di diritto pontificio: i religiosi, detti anche norbertini o canonici bianchi, pospongono al loro nome la sigla O. Praem) cultori e custodi de i misteri liturgici ma anche propulsori dell’educazione giovanile. E infatti all’interno di questo imponente edificio barocco, vi è una biblioteca, sogno e invidia degli amanti della conoscenza, in cui sono impilati in un ordine incredibile manoscritti medievali, mappe e mappamondi. E esiste anche la sale teologica, il cui nome fa gola a ogni ricercatore indipendente, attratto dalla possibilità di trovare alcune rarità golose per ogni amante del mistero.
So che questa recensione è lunga, complessa, forse prolissa. Che direte voi ma cavolo è un fantasy.
No ragazzi.
Questo è un mirabile prodotto di un ingegno umano colto, raffinato e coraggioso. Con omaggi a scrittori come Goethe ( nel Faust) e Meyrink. Che debbo lodare con tutte parole che ho disposizione, con ogni mio grammo di conoscenza e con tutto il mio entusiasmo da ricercatrice.
Geniale.
Begli anni del liceo avevo scritto un verso bel quale mi chiedevo se Dio fosse in realtà donna. Questo Libro andrà dritto nella mia lista dei prossimi acquisti. Io non credo molto alla tradizione ebraica, poichè ci sono tanti midrashim e leggende. Però trame di questo genere sono molto, molto intriganti.
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Più che altro affascinano tutte ed è un piacere,direi estetico, leggerle!
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