“La crisalide e la croce” di Rosalba Vangelista. A cura di Vito Ditaranto.

 

“Ciò che per la crisalide è la fine del mondo, il mondo la chiama farfalla”. Lao Tse

 

La Crisalide è praticamente immobile, non potendo spostarsi dal luogo dove si è formata, e dopo circa due settimane si apre sotto la spinta della farfalla. E’ nello stato di Crisalide che avviene la vera e propria trasmutazione. Il bruco, racchiuso “ermeticamente” lo trasforma in un vero e proprio athanor e, come per magia, attraverso il “fuoco” trasmutatore, realizza la sua nuova identità. Tutto ciò non fa che evocare, realmente, la massima alchemica che ciò che continuamente si trasforma non può deperire, ma rende eterni.

Il racconto di Rosalba Vangelista inevitabilmente richiama “Il silenzio degli innocenti”.

“…Ho messo le ali nelle loro mani in modo che possano volare via da tutto questo dolore. Solo la morte è la cura, io sono la cura …”

Teso all’inverosimile, con una violenza più suggerita che mostrata, “La crisalide e la croce” è il perfetto compendio di tutto ciò che un thriller di qualità dovrebbe avere. Tagliente come una corda di violino e con epilogo da brividi, il racconto vive di un’intensità rara ben espressa, lasciando il giusto spazio alle psicologie dei personaggi e trasudando una costante inquetudine smorzata soltanto dall’ironicamente sprezzante epilogo. L’autrice è essenziale e non vira mai verso uno spettacolo fine a se stesso: anche le sequenze degli accadimenti più visivamente potenti, sono dosate con una sobrietà magistrale e sfruttano al meglio le ambientazioni. In diversi punti il lettore si ritrova al centro della scena, aumentano a dismisura la già forte empatia con la trama.  Il racconto è caratterizzato da un senso di claustrofobia interiore.  Così come nel “Il silenzio degli innocenti” le vittime sono mandati al macero senza pietà per fini superiori, incarnati dalla follia di un cane sciolto. E ancora uno sguardo al mondo animale con le farfalle, feticcio crudele lasciato nelle mani dei cadaveri, a segnare l’idea di una metamorfosi non soltanto fisica.

La scrittura di Rosalba Vangelista è degna di nota: il suo stile è elegante eppure semplice descrivendo situazioni che lasciano spesso basito il lettore per l’emozione che regalano.

Un emozione forte e intensa che difficilmente si dimentica.

Una prosa fluida.

Lo stile di questa scrittrice è unico, essenziale, istruttivo e meticoloso.

L’autrice ha saputo ben dosare ogni elemento.

“La crisalide e la croce” è al tempo stesso un’ardita provocazione letteraria.  Per alcuni versi e sotto un’altra ottica potrei definire quest’opera  “un saggio sull’anima”, la cosa più eterea, più imprendibile che ci sia, ed ha come obbiettivo quello di  sostenere l’esistenza di un futuro di vita personale oltre la morte. L’autrice anche se in maniera molto velata indaga con coraggio il delicato argomento alla luce della coscienza presente in ogni uomo e che cerca la verità per se stessa e vuole aderirvi senza alcuna “forzatura ideologica” e senza nulla derogare alla ragione intesa come “intelletto e coscienza morale”.  In tal modo dà un’impostazione nuova a ciò che normalmente ogni essere umano chiama “coscienza”.

“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo” (The Butterfly Effect).

 

 

 

 

 

 

Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.

…a mia figlia Miriam con infinito amore…vito ditaranto.

 

 

 

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