“Ossessione” di Nora Roberts, time crime editore. A cura di Francesca Giovannetti

 

Appena dodicenne, Naomi Bowes segue il padre nel bosco e scopre un orrore sotto una botola nascosta. Il padre, amato e temuto, è un serial killer. Da allora la vita di Naomi e delle sua famiglia è segnata, tutto avviene per riparare la ferita: cambiare stato, cambiare nome, fuggire dall’incubo. Dopo tredici anni Naomi è diventata una fotografa, ancora segnata nel vivo dal suo passato. Seguendo un impulso non razionale decide di mettere radici nella piccola cittadina di Sunrise Cove, restaurando una grande casa sulla scogliera. Ma il passato la insegue, tenace.

Naomi, protagonista indiscussa del romanzo, è un personaggio forte e fragile allo stesso tempo. La grande capacità di gestire le sue origine quando è ancora un’adolescente deve fare i conti con la donna che è diventata: schiva, indipendente quasi fino all’esasperazione, solitaria fino a risultare asociale. Ma il personaggio si evolve naturalmente quando si ferma, psicologicamente e fisicamente, in una vecchia casa sulla scogliera tutta da restaurare. Sembra che mano a mano che la casa prende la sua nuova forma, Naomi cresca insieme a lei nella volontà di stabilirsi, di relazionarsi con le persone e con l’ambiente. Il protagonista maschile è l’uomo perfetto, forse fin troppo, ma è necessario per la trama: affrontare un cattivo alla volta basta e avanza.

La Roberts mischia nella trama l’elemento thriller a quello romance in un equilibrio difficile, ma riuscito. Gli amanti del rispettivo genere troveranno forse poco approfondita la parte che più apprezzano, mi spiego: chi ama il thriller avrebbe preferito maggiori dettagli legali e psicologici legati alla figura del padre; chi ama il romance avrebbe letto volentieri più schermaglie amorose. Questo libro raccoglie tutti questi elementi e li cura, mantenendo alta la tensione sul pericolo che corre Naomi, e nello stesso tempo descrive l’intima evoluzione emotiva della protagonista.

Le descrizioni non mancano, prima fra tutte quella della natura, con spiagge, scogliere e boschi da cartolina; si aggiungono le fasi particolareggiate della ristrutturazione di una casa, con la conseguente scelta di arredi e stoviglie. Non annoiano, spezzano la tensione, gettando uno sguardo sulla normalità di una situazione personale che di normale ha ben poco e hanno il pregio di trasportare dentro la storia.

La Roberts ha uno stile molto scorrevole, che si fa leggere con facilità e cattura l’attenzione.

Il punto di vista della narrazione è assolutamente apprezzabile. Oltre al quadro killer/vittima  esistono sfumature difficili da descrivere e cogliere, come in questo caso: come reagisce una famiglia che scopre di avere un mostro in casa?

Come si difende dal mondo?

Come si scuote di dosso il senso di colpa e il marchio della malvagità?

La scrittrice si insinua in questi spiragli, riuscendo a rispondere a molte delle nostre domande.

 

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