L’orgoglio di ospitare questo libro non si può descrivere. E’ una sorta di luce che da dentro si irradia fuori, la luce di chi sa, e lo sa nel profondo di se stesso, di veicolare un insegnamento prezioso.
Oggi è difficile apprezzare in modo semplice e immediato le emozioni che hanno accompagnato e abbellito da sempre il nostro percorso umano. In un’ansia di assurda ribellione o di bieco conformismo, stiamo catalogando tutto.
L’arte diventa commercio, un libro non è più comunicazione ma semplice mezzo di pubblicità, il marketing invade anche le più intime sfere rendendo tutto terribilmente e tristemente social. Sui mezzi di condivisione inseriamo ogni stralcio della nostra esistenza: nascite, morti, nutrimento e persino cicli naturali della nostra vita, in un ansia di apparenza che ha dell’ossessione.
Siamo perché lo descriviamo, siamo perché lo manifestiamo.
E’ lontano il periodo in cui bastava pensare per esistere.
Perché se usassimo ancora la mente, torneremmo a godere semplicemente dei piccoli incanti quotidiani.
Anche l’amore ha subito questa oscena invasione.
Ci sono dei veri e propri vademecum su come amare, su come interagire con l’altro, su come sedurre e su come far sesso.
Tutto catalogato, tutto descritto tutto REGOLATO.
Ma come si può disciplinare un emozione?
Come si possono dare ordini precisi a un sentimento che è è e resta l’unica vera magia?
Non si può ed è assolutamente blasfemo, asserire chi si DEVE amare, con chi CREARE una propria famiglia e sopratutto decidere a tavolino CHI deve diventare GENITORE. E tutto questo perché il mondo si modella, si trasforma, per la sua autoconservazione e per la sua autoregolazione si comporta come ogni sistema cibernetico: si aggiusta, fa spazio al novo, distrugge il vecchio si RINNOVA. E quindi addio a civiltà millenarie, a tradizioni assoldate e via a nuove identità, a nuovi valori che sposandosi con gli stantii, donano il necessario movimento al nostro microcosmo.
Perché senza movimento si muore.
E’ quando smette la trasformazione che la vita cessa e chissà quale altra dimensione scopre. A noi non è dato saperlo se non attraverso la fede
L’unica cosa che resta eterna sono i ricordi, di sentimenti e di attimi. Sono le emozioni che lasciano un segno nella fertile terra dell’io che da esse è meravigliosamente toccata.
L’amore è il flusso eterno che ci collega uno all’altro come un meraviglioso filo dorato, cosi come era raccontato dai miti greci. Non una catena badate bene, ma un sottilissimo brillante filo.
Come può una società che si dice civile considerare abominio questo filo conduttore?
Come può una politica, una religione, impedire al cuore di battere e alla mente di produrre splendide immagini?
Come può un’autorità qualsiasi dirci chi AMARE?
Ve lo dico io nessuna.
Chi impone la propria personale limitante visione è solo il totalitarismo, quell’ideologia nata dal terrore del cambiamento.
E guardando le meravigliose immagini di questa splendida famiglia io non vedo un’anomalia, vedo solo amore. Vedo un bambino che sarà guidato fino a che non sarà in grado di spiccare il volo e di mettere in moto gli insegnamenti di una famiglia. Ed è su quegli insegnamenti che si gioca il nostro futuro. Non è il tipo di famiglia a decidere se andremo verso l’ordine o il disordine, ma sono i nostri miti personali e inconsci, le nostre prospettive di vita, la visione che abbiamo della vita a influenzare.
Nessun genitore ha il patentino di migliore o peggiore. Sono e devono tornare a essere le nostre azioni a decidere chi siamo. Sono le nostre scelte che potranno raccontare chi siamo.
E la scelta di creare la vita, non è altro che un grande atto di coraggio.
Questi due favolosi esseri umani (perché fondamentalmente quella è l’unica categoria che intendo usare) hanno deciso con coscienza e anche con responsabilità non solo di creare la vita, ma di occuparsi di un figlio finché esso non sarà in grado di camminare da solo e di renderli eterni portando avanti la loro eredità: quella dei valori.
Imparate che nessuno, né dio né l’uomo vi dirà mai quale strada DOVETE percorrere, perché come dice Margherita Hack se non riuscirete a distinguere tra il bene e il male non vi manca la religione, vi manca la coscienza.
E li credetemi non c’è nulla da fare.
Lasciatevi avvolgere dalla storia, imparate finalmente che il meraviglioso uomo è più importante di ogni Sabato.
Ma tatuatevelo davvero sul cuore, sulla mente e sulla bocca
Buona lettura.
I tuoi figli non sono figli tuoi,sono figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo, ma non li crei. Sono vicini a te, ma non sono cosa tua. Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee, perché essi hanno le loro proprie idee. Tu puoi dare loro dimora al loro corpo, non alla loro anima, perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire, dove a te non è dato entrare, neppure col sogno. Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere che essi somiglino a te, perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri. Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani
Ama e cambia il mondo. Di Sabrina Giorgiani
Prima di entrare nel merito della storia raccontata, vorrei poter fare una premessa.
Nel libro ci descrive la vita di una coppia, il loro amore, la loro volontà di donare amore.
Questo sentimento da’ vita ad un percorso che rispecchia quello di tante altre coppie. In apparenza si descrive una comune normalità che però di “normale” ha ben poco , se viene letta facendosi dominare da preconcetti verso ciò che non si conosce o che, volontariamente, ci è stato imposto come limite. Un limite che , per alcuni, è diventato, modo di vita e di pensiero.
Il messaggio, fulcro della storia narrata, non potrà essere compreso se il lettore si farà intrappolare nella ragnatela del pregiudizio.
“Ogni persona che incontri sta combattendo
Una battaglia di cui non sai nulla.
Sii gentile.
Sempre “ Platone.
Dicevo una storia ordinaria, due persone si incontrano, tra loro si sviluppa quell’alchimia straordinaria che molti conoscono. Questa cresce, si sviluppa fino a che i limiti dell’uno e dell’altro diventano motivo di crescita comune. Nasce una grande amore che ha fondamenta forti come il rispetto e la cooperazione e con il tempo si rinforza nutrito da comunicazione, solidarietà, libertà reciproca .
I protagonisti della storia avrebbero potuto chiamarsi Rosa e Mario ma, invece, i loro nomi sono Andrea e Gianni.
Nessuno scagli la prima pietra dopo questa rivelazione perché anche solo impugnarla obbliga alla responsabilità di analizzare il proprio amore, paragonarlo e magari dover constatare che non tutte le stelle diventano comete e quelle poche che esistono brillano con la medesima intensità.
È così difficile riuscire a creare un legame forte con un’altra persona e ancora più difficile è continuare ad alimentarlo nel tempo. Quando lo si incontra, si deve solo ammirare e restare a guardarlo in assoluto silenzio.
Il successivo passo naturale sarà ufficializzarlo. L’ uomo ha voluto differenziare, rispetto la consuetudine, il nome di questo atto e lo ha chiamato “Unione civile”. Cerchiamo di capirne le ragioni .
La parola “matrimonio” deriva dal latino ed è formata da un genitivo singolare “mater” unito al suffisso “monium” collegato al sostantivo “munus” cioè dovere, compito. Almeno in origine, questa parola poneva la finalità di “dovere di madre” ossia procreazione. Sarà forse questo il motivo di tale differenza? Ma si parlava di “ origine” . Il tempo avrebbe dovuto dimostrare che più di un “dovere di madre” questo vincolo dovrebbe essere un ,”dovere di anime” perché altrimenti mi chiedo se le coppie eterosessuali che, volutamente o meno, non hanno procreato, debbano essere considerate ree nel rispetto del vincolo primario che il nome impone. Tutto questo potrebbe sembrare un particolare di poco conto, invece crea Differenza, questa genera Pregiudizio che a sua volta, dà vita ad una catena di sentimenti negativi.
Torniamo al libro per affrontare l’ultima parte, la più delicata.
Ogni coppia solida nei sentimenti, prima o poi comincerà a sentire la necessità di allargare la famiglia, di dar vita a chi, nel tempo, porterà con sé gli insegnamenti, l’amore, il calore che solo un buon genitore sa trasmettere.
Non voglio in alcun modo esprimere un’opinione in merito, mi limito quindi a creare un parallelismo atto a descrivere quanto accade augurandomi che, chi leggerà, voglia immedesimarsi come protagonista immaginario prima di una coppia poi dell’altra.
Rosa e Mario , Andrea e Giulio non possono avere figli naturali ma, la forte volontà di diventare genitore, li spinge a valutare queste possibilità:
– l’adozione ma , purtroppo, alla coppia Andrea / Giulio questa è preclusa.
– l’affido mi inchino davanti alla coppia che ha la forza psicologica di gestire questo tipo di intervento, ma le nostre non ne sono in grado.
– la gravidanza surrogata . Possiamo storcere il naso quanto vogliamo, sta’ di fatto che esiste ed è legalmente riconosciuta anche nei Paesi dove, per legge, non la si può praticare.
Decisione presa, si parte per la California alla volta di agenzie specializzate nel settore. Rosa/Mario e Andrea/Giulio sceglieranno una donatrice di ovuli e una gestante su cui impiantarli . Se tutto procede come deve , le nostre coppie tra nove mesi avranno la loro creatura e procederanno , secondo la legge italiana, alla registrazione della nuova cittadina.
Rosa e Mario saranno dichiarati genitori del loro figlio/a davanti agli uomini e agli Stati.
Andrea e Giulio? No loro no, sarà il DNA del neonato a stabilire chi dei due è il legittimo padre. L’altro membro della coppia non avrà altro che la possibilità di accettare questo stato di fatto.
Attenzione ai pregiudizi, c’è sempre qualcuno che ne paga il prezzo sulla propria pelle!
Andrea è l’autore del libro e protagonista della storia, di se stesso dice che non ama urlare le sue opinioni, preferisce adottare metodi più silenziosi e pacati per comunicare.
Vorrei potergli dire che il libro rispecchia il suo carattere, pacatamente ha urlato il suo pensiero.