“Il tempo dei mezzosangue” di Rob Himmel, Dark zone editore. A cura di Alessandra Micheli

 

Rob Himmel è capace di sorprendere sempre.

Il primo libro che ho avuto l’onore di recensire era una totale, fantastica innovazione che, partendo dal fantasy, spaziava nella modernità toccando anche in maniera precisa e strabiliante il genere distopico. Il suo era un mondo speculare al nostro, pertanto critico e sarcastico. Quando mi ha proposto il testo de “Il tempo dei mezzosangue”, ho avuto la netta sensazione che avrebbe totalmente cambiato genere. Questo perché la sua creatività non si adatta a essere contenuta in rigidi canoni e Rob rifugge ogni caratterizzazione troppo limitante: non sarà mai il re del distopico o il re del fantasy, ma sarà sempre e soltanto uno scrittore, colui che crea immagini, il demiurgo che modella i mondi rendendoli terribilmente veri e vivi.

Ne “Il tempo dei mezzosangue” siamo di fronte a un apparente fantasy epico, con la lotta tra due poli opposti (ordine e disordine) con eletti dotati di stupefacenti capacità, con un crudele re assetato di potere e personaggi che sembrano ricalcare gli eroici cavalieri di Artù. Potrei raccontare ogni elemento partendo dalle lontane ma sempre necessarie gesta dei cercatori del Graal, a loro volta identificati da Campbell come simboli dell’eterno tema dell’eroe.

Ma appunto… ho detto apparente.

E adesso andiamo a capire perché ho detto “apparente”.

La trama è lineare e scorrevole. Segue tutti i passi che il canone classico richiede e che riguarda la formazione dell’eroe. Ogni componente della fazione del bene segue un preciso percorso di crescita che lo porta a conoscere una parte del proprio destino, grazie al classico espediente della profezia, nonché a sviluppare le proprie potenzialità in vista di questo ruolo nel mosaico della creazione. Questo perché il mondo conosciuto è in pericolo, visto che un Re della menzogna rischia di stravolgere l’ordine e seminare caos. Anche il “cattivo” per eccellenza ha dei tratti caratteristici: oscuri e misteriosi, certo, ma improntati sulla brama di potere che mettono a rischio la terra. Il crudele sovrano è il Mordred di arturiana memoria, colui che rompe il patto sacro tra Signore e Popolo, rendendo desolata e arida la terra. Questo secondo un arcano principio religioso che vuole il re custode della creazione, rappresentante della giustizia e dell’armonia del cielo in terra. Emblema e simbolo dell’unione con le leggi sacre che devono regolare il rapporto tra lui e i sudditi e tra lui e il suo ambiente.

Una volta rotto il patto l’armonia cessa e il disordine avanza.

L’apparenza epica però finisce qua. Innanzitutto, i buoni non sono cosi perfetti. Essi vengono istruiti non come eletti e puri, ma come persone che devono poter conosce e domare la loro ombra. Senza questa capacità introspettiva, la loro eroicità non può pienamente svilupparsi. Senza il raggiungimento dell’equilibrio tra l’istinto e la ragione, non possono iniziare a realizzare il loro destino.

Jandar lo stregone, così come Ethan e Alak, affronta un duro insegnamento che gli dona sia le caratteristiche necessarie al compimento della profezia, sia la conoscenza dei propri limiti. Ogni elemento che pervaderà i personaggi sarà sia salvezza e redenzione che maledizione. Ed è quest’ombra il segreto del loro successo. Jandar dovrà affrontare e saper gestire l’elemento a lui congeniale, ossia il gelo.

E cosa comporta questo potere?

La capacità di unire due forze elementari utili e al tempo stesso distruttive: l’aria e l’acqua. Non a caso, la tradizione celtica ci viene in aiuto racchiudendo l’intera capacità di Jandar in una runa speciale, ossia Hagalaz. Hagalaz la grandine, l’acqua divenuta gelida, è al tempo stesso il simbolo della rottura degli schemi mentali (proprio quello che deve compiere lo stregone per poter possedere appieno la sua capacità magica) e indice della perdita del controllo. Perché la magia ghiacciata può congelare l’intera empatia che un essere umano prova per l’altro. Ci sono fiabe molto belle che raccontano questa difficoltà, come per esempio la Regina dei ghiacci. Il gelo è purificazione poiché permette alla terra di rinnovarsi, ma è anche devastazione perché se non regolata o modulata, la sua azione porta soltanto tempeste e distruzione. Allo stesso modo l’altra capacità del gelo, simboleggiata da Isa, può rappresentare sia la calma e la riflessione, sia il suo opposto: la stasi o la forza che sovrasta. Ed è quell’estremo che il nostro eroe dovrà dimostrare nel corso dei libri di poter cavalcare, e frenare.

 

Ghiaccio = corteccia dei fiumi
e tetto dell’onda
e distruzione dei suoi abitanti

Poema runico Islandese

 

L’altro eroe è Ethan.

A lui appartiene il simbolo della Salamandra d’acqua. E qua è molto intrigante la sua prova poiché se la salamandra è simbolo alchemico del fuoco, quella scintilla divina di cui gli stessi pensieri dell’uomo sono intrisi, il suo potere altamente distruttivo è quasi moderato dall’elemento acqua. Quest’ultimo porta all’adepto sia conoscenza e saggezza, indispensabili concetti dinamici in grado di ottemperare il vero cambiamento, ma anche un eccesso di emozioni inconsce tale da creare un gorgo in grado di divorare, letteralmente, ogni forza motoria della persona. La sua energia, se troppo immersa nell’interiore, perde il contatto con la realtà, divenendo vittima di paure sottili e segrete, appartenenti davvero al regno dell’ombra tanto venerato da Jung. Nelle regioni acquee possiamo trovare ossessioni, terrori, blocchi emotivi tali da deformare, distorcere e oscurare anche le migliori anime. E infatti, Ethan è in costante lotta contro la sua insicurezza, la sua indecisione e le paure più umane, come quella dell’abbandono. La sua estrema sensibilità è, dunque, un’arma a doppio taglio.

Diverso è il fratello Alak, l’aquila splendente, simbolo di elevazione e di potere. Ed è il potere nutrito dalla rabbia espressa dalla luce, ossia dal fuoco, che dovrà combattere il coraggioso monaco, affinché la spavalderia sia temprata dalla calma e il potere dalla compassione. Se l’eccesso di libertà da un lato può portare a una crescita e una modifica necessaria ai valori, dall’altro può tramutarsi in totale rifiuto degli stessi, come se l’unica base su cui cementare le proprie azioni sia solo il bene personale.

 

Devi essere te stesso, convogliando le tue qualità verso ciò che è bene. Ma sta attento ragazzo mio, attraverserai diverse tentazioni pronte a ostacolarti. Smarrirsi è semplice quindi bada a ciò che brama il tuo cuore.

 

Come notate, il fantasy diviene una sorta di manuale psicologico che affronta i drammi umani, quelli che in fondo creano le basi per i disastri sociali e politici che portano allo scontro invece che all’incontro.

Ed è qua, su questo tema, che Rob si distacca profondamente dall’epicità, immergendosi nel cosiddetto romanzo sociale.

Eh, sì. Perché il suo romanzo ha un lato di analisi che lo rende quasi una profezia e un racconto del nostro di mondo, così sconvolto dall’incapacità di provare empatia per l’altro e di staccarsi da luoghi comuni e da tradizioni spesso stantie.

E tutto il segreto sta nel titolo: il tempo dei mezzosangue.

Cosa devono dunque affrontare questi eroi?

Non solo il potere scelto dell’uomo menzognero, colui che farà credere al mondo di operare per la salvezza della realtà e non per oscuri fini. Ma anche l’incapacità dei vari paesi, delle varie razze di unirsi contro le minacce. Ognuno perso nelle proprie convinzioni, ognuno così ossessionato da salvare le proprie specificità, rischiando, in fondo, di divenire semplicemente stati morti. Quando un’entità sia umana sia statale si chiude in sé stessa, rischia di collassare perché non accetta, anzi, rifiuta terrorizzata le nuove energie che sono alla base dell’evoluzione. E queste energie possono… anzi, devono anche far crollare il vecchio per far posto al nuovo. Siano essi valori, siano esse consuetudini. Nel mondo immaginato (ma lo ha davvero immaginato?) da Rob, ogni porzione del regno è totalmente aliena dalla collaborazione. Si mantiene una pace di facciata, memori dei disastri passati, ma non si combatte la diffidenza e il pregiudizio. E invece, il vero perno di evoluzione è nei mezzosangue, coloro che possono apportare nuova energia a un mondo in preda ai miasmi del caos.

Ecco il senso del titolo; solo una nuova generazione capace di unire ogni specificità potrebbe contrastare la chimera.

E sapete che simbolo è la Chimera?

Semplice.

Nell’antica Grecia essa era la manifestazione di una somma di vizi, la violenza del leone, la perfidia e l’oscurità del serpente e la lussuria della capra. E non solo.

La chimera è divenuta simbolo di illusione, quelle fantasie azzardate, senza freno che si rivelano trappole pericolose.

Ogni elemento è perfettamente incastonato, dunque, in una trama apparentemente classica, e se ne distacca perché Rob è profondamente impregnato di una responsabilità etica che fa della sua scrittura non solo un bellissimo esercizio di arte, ma anche una incredibile e nobile capacità di raccontarci, di incidere con le parole sul nostro pensiero. Perché è esso che giorno dopo giorno, plasma la nostra realtà.

Ultima considerazione.

Ho raccontato di fazioni che si fronteggiano. Vi comunico che il mio plauso va a una scelta degna di rispetto, ossia di non definire nettamente e rigidamente le suddette categorie, in omaggio a quello che ritengo essere il substrato filosofico di Rob: l’elogio alla sfumatura. I suoi cattivi sono vittime di circostanze di quella stessa mentalità che adombra, come una cappa oscura, la vita emotiva di quel mondo che è cosi terribilmente simile al nostro.

Ed è sull’educazione, sulla capacità di apprendere dalle esperienze che, sono certa, il nostro Rob ci stupirà, facendo diventare suoi personaggi emblemi di una verità universale.

 

“L’educazione dovrebbe inculcare l’idea che l’umanità è una sola famiglia con interessi comuni. Che di conseguenza la collaborazione è più importante della competizione.”

Bertrand Russell

3 pensieri su ““Il tempo dei mezzosangue” di Rob Himmel, Dark zone editore. A cura di Alessandra Micheli

  1. Pingback: Prima recensione per “L’ascesa della chimera” a cura di Alessandra Micheli del blog letterario Les Fleurs du Mal – Rob Himmel – Official Site

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