Un diario datato 6 aprile 1996 e concluso a marzo 1997, quasi dopo un anno.
Una conversazione intima con sé stesso e con tutto quello che compone la vita: leggerezza, pudore, gioia, dolore, amore, solitudine, malattia, morte.
Bobin con una scrittura profonda, poetica e silenziosa, lascia il lettore libero di riflettere e osservare le sue parole scorrere su carta.
Bobin compra fiori, ammira l’eleganza delle rose e il loro silenzio, fiori come i tulipani che illuminano di luce le stanze della sua casa. Ha un profondo rispetto per tutto, gratitudine per la natura e una gentilezza per le piccole cose. In questo diario che via via si trasforma in un insieme di pensieri, riflessioni e confessioni, aleggia sempre la solitudine e la malinconia che avvolge la sua vita dopo la morte dell’amata Ghislaine, improvvisa.
E’ quasi tangibile il dolore.
Il suo esserci e non esserci, aspettare come non aspettare nulla, oscillare tra apatia e lieve gioia.
“Mi domando dove sei. Il cimitero, la terra, la bara non mi bastano come risposta”
“Aspetto. Aspetterò tutta la vita. Sono atteso. Non so dove, non so da cosa o da chi, ma sono sicuro di essere atteso”
“Che fai nella vita?”
“Ecco quello che mi piacerebbe rispondere, quello che non oso rispondere: mi occupo delle cose piccole piccole, porto la testimonianza di un filo d’erba”
“La sensazione che ho della vita è una sensazione musicale, è la musica che compie questo prodigio di scomparire nello stesso momento in cui appare”
Christian Bobin è stata una bella scoperta, non conoscevo i suoi libri e la sua scrittura, ringrazio AnimaMundi Edizioni per avermi dato fiducia e la possibilità di leggere un grande scrittore e poeta.
I libri di Bobin non chiedono recensioni, il mio consiglio è di leggere con calma e molta attenzione, la sua scrittura non è mai invadente, lascia libero il lettore di riflettere ed è capace di far nascere in chi legge un dialogo profondo e intimo con sé stesso.
Il suo libro ascolta,
”Leggere è purificarsi”
“Un libro, un vero libro, non è qualcuno che ci parla, è qualcuno che ci ascolta, che sa ascoltare”
ed è proprio così.
Questo passo mi ha colpito particolarmente
“L’imbecille non ha bisogno di esserne cosciente, poiché trionfa, a ogni passo che fa, a ogni parola che pronuncia, egli trionfa, avanza trionfando, trionfa avanzando. Si può benissimo essere imbecilli e scaltri. Ma c’è una cosa che è impossibile: essere imbecilli e dotati d’amore”
Grazie Christian Bobin
Grazie AnimaMundi edizioni
Buona lettura.
Ilaria Grossi