“The imbalance saga. Volume tre. Poise.” di Valeria Diurno e Luisa Scrofani. A cura di Alessandra Micheli

 

Siamo cosi impegnati a dividere la vita in scomparti separati, controllabili e organizzati che spesso perdiamo di vista l’insieme che lega la nostra realtà.

Cosa è giusto e cosa è sbagliato, come dobbiamo approcciarsi al mondo, come dobbiamo mantenere l’equilibrio in modo spesso ossessivo a rigoroso.

Poise racconta la nostra mania impersonata dalla straordinaria Aylin. O meglio dire straordinaria si ma non contemplata nel grande mosaico che gli esseri divini tentano di tenere assieme.

La divisione in settori, in luce e ombra, in sole e luna, diviene rigorosa per non compromettere l’ordine cosmico. Ogni sbavatura va cancellata, ogni errore monitorato affinché non porti l’intero sistema al caos. E un ibrido, capace di raccontare una storia diversa, fa paura, persino ai nostri Nephilim e ai Seraphim.

E cosa succede quando si ha paura?

Si tenta di riportare il dato stonato sulla retta via.

Cosi il miracolo viene privato della sua specificità e inserito a forza nella corretta gestione delle potenzialità.

O sei umana o sei divina.

Tutto è inconcepibile, impossibile, quasi un orrore da correggere.

Eppure cari miei lettori, lo sapete che proprio l’errore è l’avvio del nuovo?

Che è spesso da una distorsione genetica o ambientale, da un cambiamento della prospettiva che si attua il vero progresso?

Noi siamo convinti che il mondo deve andare in una sola precisa direzione. Per essere felici, per essere realizzati, per creare civiltà, tutto deve essere schematizzato e coerente con il nostro progetto. Questa capacità di astrazione del pensiero, di prendere dal mondo delle idee concetti atti a far crescere la nostra specie è la parte divina in noi. E la divinità, nel suo senso originario, è ordine, numero e coerenza matematica. E’ lo Jahvè.

E’ lo Jahvè.

Ma esiste un altra parte di noi, rappresentante in questo caso dagli umani, che ama il caos. Le emozioni, le strade alternative. Aylin nasce nonostante sia vietato. Aylin è il tabù che si incarna e che non viene considerata una strada percorribile, ma un errore da far rientrare nei giusti ranghi di un pensiero che è l’unico corretto.

Cosi come le azioni per preservare l’ecosistema divengono precise rigide ristabilendo sempre l’antico schema.

E se invece la terra ha una volontà diversa dallo schema preciso?

Se invece, nonostante l’indubbia azione umana, distruttrice e irresponsabile, la nostra amata Gea, fosse capace da sola di ristabilirsi?

E se la sua volontà fosse quella di stravolgere la sua stessa esistenza per creare il nuovo?

Il famoso decantato equilibrio portato avanti dai Seraphin e dai Nephilim, la nostra divinità mancano di una certa elasticità mentale, capace di inventare nuove alternative percorribili. Incapaci di cogliere il dono che Aylin rappresenta. L’ignoto da lei manifestato spaventa e scatena atavici timori. Gli umani reagiscono tentando di riportare tutto alla normalità, come se il mistero non avesse mai invaso la loro vita. La parte divina dei Daemon, tenta di condurre il diverso tra le braccia dell’ordine.

L’ignoto da lei manifestato spaventa e scatena atavici timori. Gli umani reagiscono tentando di riportare tutto alla normalità, come se il mistero non avesse mai invaso la loro vita. La parte divina dei Daemon, tenta di condurre il diverso tra le braccia dell’ordine.

La nostra protagonista viene cosi dilaniata, estraniata da se stessa, in perenne conflitto con le due litigiose nature. Incapace di abbracciare l’uno o l’altro sistema mentale, incapace di operare la scelta tra divino e umano. Perché scegliere, perché privarsi di una sola personalità è come smettere di essere.

E di esistere.

In Aylin convive il sogno umano per eccellenza: la completezza. E’ il sogno che prende l’avvio dalla situazione originaria, laddove esisteva la stasi, l’immobilità del dio unico, bastante a se stesso.

Stufo dalla sua infinita e stantia perfezione inizia a emanare eoni di luce, incarnandosi in due distinte creature.

Uomo e angeli.

Eppure, essi sono figli della stessa forza monistica. Sono fratelli, sono carne della stessa carne, spirito dello stesso spirito. E devono re-imparare a vivere e conoscersi tramite l’altro. I nehpilim e i seraphim credono di dover riportare l’armonia in terra. Quando, invece semplicemente, devono ritrovare il senso ultimo che diede l’avvio alla creazione: l’amore.

Cosi distanti, cosi impegnati in questa nobile missione, non accolgono le infinite possibilità che la dimensione terrena offre: bellezza, piacere, capacità di amare cosi profondamente come fece il loro Padre/madre tanto da sacrificare parti di se per non essere solo.

Aylin sarà la nuova possibilità di tornare a essere completi e trasformarsi in qualcosa di innovativo, di unico, capaci quindi, di considerare il mondo e l’uomo in maniera totalmente sconvolgente: colui che, nonostante la caduta propone, ogni giorno, un diverso approccio all’esistenza. Anche negli errori più atroci, nell’orrore, nella violenza l’uomo ha la possibilità di maturare. Ed è quella che manca a quei bellissimi ma quasi statici esseri soprannaturali.

Che l’opportunità di creare un nuovo angelo sia ricca di pericoli è indubbio: Aylin sarà preda di oscure motivazioni e di intrighi di potere. Ma è in questo pericolo che si nasconde la crescita, l’evoluzione, la metamorfosi.

E sapete cosa può preservarsi dagli sbagli?

Eh si miei cari lettori: l’amore e il rischio che amare comporta.

E può distruggervi, uccidere ogni vostra convinzione, lacerarvi farvi morire. Ma soltanto conoscendo l’oscurità dell’abisso che si apprezza l’incanto del paradiso.

Ancora un capitolo non scontato, che affronta con uno stile fresco e armonioso i grandi temi della vita.

La saga di Imbalance, in fondo, non è che il poetico, reale, lucido racconto, del nostro costante divenire uomini.

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