“La grande casa bianca” di Maurizio Gramolini, Cavinato editore international. A cura di Vito Ditaranto

 

Il dolore straziante è nel passato.

Il ricordo aleggia, come il dolore fantasma di un arto amputato.

Le fiamme purificano quasi tutto.

Attraverso le pagine del libro di Maurizio Gramolini, mi sono avvicinato alla casa, avanzando tra le erbacce alte nel fitto bosco.

Mi son fermato dietro gli ultimi alberi.

Nella casa, le luci spente.

Era molto tardi nella casa forse addirittura le tre del mattino, ma ho avuto paura di sdraiarmi e di chiudere gli occhi prima che facesse giorno.

Il vento sibilava tra gli alberi in modo inquietante.

Una grande casa sulla sommità di un colle a picco sul mar Tirreno, teatro dell’epopea di una famiglia, custode inconsapevole dei segreti di un’antica leggenda, attraverso anni e generazioni, in una Toscana misteriosa e incantata.

Si staglia nitido sull’orizzonte. L’azzurro del Tirreno, sullo sfondo, a ovest, e la macchia mediterranea delle colline metallifere a est. All’occhio del passante quasi sempre sfugge il bianco della strada sterrata, delle poche curve che rapide conducono alla sommità e altrettanto spesso sfugge il nero metallo del cancello che apre la via alla grande casa bianca.”

Un racconto che sin dalle prime battute, mette i brividi, con una capacità straordinaria, da parte dell’autore, di descrivere ambientazione ed emozioni dei personaggi principali.

Alberto, il personaggio principale del romanzo, sarà costretto a ritrovare se stesso, prima di riuscire a chiudere la porta del mondo “oltre”, che apre e unisce la strada del mondo a quella degli inferi.

L’inverno della vita di Alberto era già iniziato da tempo, ma proprio a ridosso del suo inverno era Melissa che se ne stava andando.”

Segreti che riemergeranno pian piano nella vita di Alberto, figlio e nipote di due medium cariche di un potere indefinibile.

La storia narrata, comunque, parte da molto lontano, da un epoca che apparentemente sembra senza spazio, né tempo.

Il viaggio attraverso le pagine del libro, inizia dal VI secolo a.C. in Etruria. Il sacerdote Tagete cerca di sigillare con il sangue del demone imprigionato in un corpo, il Mundus del colle di Altraga, ossia il varco per l’oltretomba, da questo momento in poi inizierà una storia atipica e senza tempo.

“… «…Il Mundus del colle di Altraga sarà sigillato con il tuo sangue e tornerà ad essere il varco attraverso il quale i morti lasciano questo mondo, e dal quale nessuno potrà tornare.» proclamò Tagete guardando il suppliziato negli occhi…”

Per il lettore de “La grande casa bianca”, la narrazione si tramuterà in un rito iniziatico in cui nulla sarà come sembra, sballottato tra bugie e verità, un intreccio di vicende che rendono questo mystery thriller un romanzo d’assaporare fino all’ultima sillaba. Ho trovato le narrazione fantastica e di per sé sarebbe bastato per farmi avere tra le mani un libro finalmente diverso. Ma l’autore ha deciso di mirare sempre più in alto e con una mira da cecchino ha fatto centro ambientando questa storia sullo sfondo di un complotto plausibile e apparente, che affonda nella storia. Un libro che regala emozioni sempre più forti e sempre più intense. Ho adorato tutto della trama di questo libro. Contiene molti degli elementi che personalmente cerco in un buon libro. I personaggi sono piacevoli, sono completi: persone che potremmo tranquillamente incrociare per strada, con pregi e difetti e sono descritti in maniera eccellente.

L’autore, nelle parole e nelle ambientazioni di questo romanzo, sembra esorcizzare la definizione pura della “Paura” accompagnando il lettore in una sorta di negazione della realtà, di ribellione verso tutto quello che ci circonda. La paura collega l’animo del lettore all’intelligenza di affrontare una profonda riflessione.

La grande casa bianca” bascula con un meccanismo preciso e bilanciato tra due “mondi”, la vera forza.

I continui flashback con una ricchezza emotiva, riescono, a comunicare con la dovuta efficacia il difficile ruolo del destino e la scelta, forzata o meno, che questo inevitabilmente provoca nella nostra vita.

“…Si staglia nitido sull’orizzonte. L’azzurro del Tirreno, sullo sfondo, a ovest, e la macchia mediterranea delle colline metallifere a est. All’occhio del passante quasi sempre sfugge il bianco della strada sterrata, delle poche curve che rapide conducono alla sommità e altrettanto spesso sfugge il nero metallo del cancello che apre la via alla Grande Casa bianca…”

Spero di aver interpretato al meglio ciò che l’autore intende trasmettere con la sua trama.

Il filo della trama è senza dubbio la speranza di vivere una vita libera, di poter amare chi si desidera amare e di vivere senza preclusioni la propria vita.

Da non perdere.

Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.

a mia figlia Miriam con infinito amore…vito ditaranto.

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