Review Party dedicato a “L’uomo delle castagne” di Søren Sveistrup edito da Rizzoli. A cura di Vito di Taranto.

 

Gli uomini peggiori sono quelli che non sanno di esserlo, perché continuano a ripetere ciò che impongono gli altri.(P. Cohelo)

“…Le foglie rosse e gialle planano, attraversando la luce del sole, sull’asfalto bagnato che taglia il bosco come un fiume scuro e lucido. al passaggio dell’auto di servizio bianca vorticano a mezz’aria per un istante, poi si posano sui mucchi che aderiscono al ciglio della strada…”

Da un po’ di tempo volano troppe cornacchie.

Forse ci sono sempre state, ma, negli ultimi tempi sono dappertutto.

Le cornacchie sono come i corvi. Questi strani volatili si ricollegano a immagini spiacevoli, a oscuri ricordi privi di corpo, a ombre infantili. Persino Hitchcock detesta le ombre di questi uccelli. Spesso impallidisco al rumore dei loro suoni. Più mi affanno a odiarli con tutta l’anima, più loro si ripresentano maliose, seducenti, con la leggiadria di dolci baiadere. Una cornacchia, interrompendo un volo sgraziato, plana di colpo dietro a trattore, continuando a saltellare. Saltellando sulla carcassa di un maiale. Un agente di polizia si ferma li vicino. Qualcosa non funziona. Apre la porta d’ingresso della fattoria: sangue, corpi da scavalcare, migliaia di piccoli omini fatti con castagne e fiammiferi.

Ma li, nascosto da qualche parte l’assassino l’osserva.

Le immagini partorite dalla mente dell’autore, vengono recepite e descritte tramite un processo di condensazione che le compone in quadri attraverso la contaminazione di immagini, ponendosi in un rapporto dialogico con le categorie dello sguardo, danno vita ad una creativa sovrapposizione di immagini attraverso la descrizione delle emozioni del protagonista principale, in quanto rappresentazione e concentrazione di immagini mentali, archetipi, fantasie e quindi di immagini immateriali. La descrizione dello sguardo è una costante in questo romanzo in esso si pongono come archetipo alcuni dei motivi predominanti della trama: lo sguardo e la visione.

La trama è complessa ma perfettamente concatenata, e ogni singolo personaggio si imprime nella memoria per un particolare seppur minimo e poi torna, a sorpresa, dopo tante pagine, perfettamente riconoscibile, come un attore uscito di scena che avesse atteso nel camerino, con il suo carattere e la sua insostituibile funzione.

Ed è cosi che il libro cosi ben  congeniato, lascia nel dubbio il lettore sulla verità finale, che verrà svelata solo con l’ultima pagina. 

Lo stile della scrittura garantisce una lettura piacevole.

Si tratta di un libro scritto molto bene.

Il ritmo della narrazione non risulta per niente noioso.

La lettura è stata per me un ostinata presenza, intollerabile realtà, interminabile provocazione, ineccepibile alternatività, scomoda, inquietante, demoniaca. Il protagonista è stato un eterno violentatore di tutti i miei pensieri, ma…nei sogni… “Sublime”.

Vita e morte, gioia e dolore, paura e coraggio…tutti dobbiamo saper affrontare ora l’uno, ora l’altro aspetto…

Lo stile dello scrittore non solo è impeccabile, ma è capace di trasportarti all’interno del libro, di sentire i protagonisti parlare, di vedere le loro facce e il loro sguardo!!

Questo è un giallo perfetto per tutti gli amanti del genere e in particolare dei libri di Agatha Christie, perché come nei suoi romanzi vi si ritrova un’ottima storia, soggetti indimenticabili.

E’ un libro che si vive come un film, dotato di una trama accattivante, di un procedere degli eventi ben scandito.

L’autore caratterizza meticolosamente i personaggi e descrive lo svolgersi della storia approfondendo minuziosamente ogni azione o ambiente, mantenendo una prosa fluida.

Inizialmente il titolo del romanzo lascia perplessi. Capita tra un capitolo e l’altro di domandarsi il perché di una tale scelta.

Ovviamente non sarò io a rispondere a questo quesito, ma non temete, sarà l’autore stesso a spiegare ogni cosa con un finale e un epilogo originali, affascinanti e anche un po’ inquietanti! e infatti il finale sarà l’origine, la radice di ogni causa.

Un giallo che risponde ai canoni classici del genere. Una trama ben strutturata, una lettura veloce e spigliata, un’indagine immersa in panorami mozzafiato ottimamente descritti, ricoperti da quella patina nebbiosa che dona alla narrazione un fascino del tutto particolare.

È un thriller psicologico molto interessante.

Ci si immedesima nelle preoccupazioni e nelle riflessioni dei protagonisti.

E l’aria gelida e solida mi ha inquietato, come ai tempi in cui il piccolo Cole era inghiottito dalle macabre visioni de IL SESTO SENSO.

“…aveva scoperto il piccolo uomo fatto di castagne sullo sfondo e aveva fatto due più due aveva confessato, e ogni singolo giorno nell’inferno del reparto di Sicurezza lo aveva trascorso pregustando l’arrivo dell’autunno, quando l’Uomo delle castagne avrebbe fatto il passo successivo…”

Ora “Sorridi”. E quando avrai un momento di smarrimento o indecisione, fermati, aspetta e senti il tuo cuore.

a mia figlia Miriam con infinito amore…vito ditaranto.

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