Bello, non c’è che dire.
Ma non per una mera questione estetica, per quanto lo stile della Radiconcini sia pure armoniosamente ineccepibile, ma bello per altre questioni.
-Primo, per la forma.
Il racconto in prima persona è sempre difficile da scrivere, ma l’autrice ci riesce egregiamente, dando vita ad un personaggio le cui emozioni sono evidenti e palpabili, pure se non spiegate letteralmente, come si fa di solito nei testi in forma diversa.
Grazie al saggio uso della parola, infatti, sentirai le paure, i tormenti e i pensieri di Matthew, il protagonista, come fossero tuoi, riuscendo quasi a carpirne anche il dolore fisico.
-Secondo, per l’aspetto storico/sociale.
Uno dei periodi più tristi e controversi della storia italiana, quello tra il 1943 e il 1945, di cui sembra sia stato detto tutto e invece, tra partigiani, povera gente e soldati, di uno schieramento e dell’altro, ci sarebbe ancora tanto da dire e o analizzare.
Affrontarlo poi, ricamandoci su una storia appassionante, non è da tutti.
-Terzo, per tutto il resto.
Con fare naturale e senza alcuna forzatura, l’autrice riesce a imbandire una tavola letteraria per lettori dei generi più diversi, dallo storico al fantasy, dall’horror al romance, intrecciando la storia dei personaggi chiave con quella italiana di quel periodo.
La Resistenza partigiana, la fame, la Repubblica di Salò, le deportazioni, il fascismo, fanno da scena alla storia di un uomo, un soldato americano, che, in missione in Italia, viene trasformato in vampiro durante il ritorno alla base dopo un difficile incarico.
Prima però c’è il racconto di quei giorni difficili, in cui ci sono i cattivi: i tedeschi e i fascisti, e i buoni: alleati e partigiani, le cui peripezie e battaglie sono note a tutti.
Poi l’amore per una giovane ebrea, con cui il protagonista scoprirà l’ardore della passione, e, dopo, la trasformazione in “Nonmorto”, situazione in cui Matthew si calerà con estrema difficoltà, in bilico tra la nuova natura da predatore assassino e quella natia di quasi preda, della propria vita.
E poi ancora l’intreccio tra le brutture della guerra e la bellezza dell’amore per la sua bella, per il prossimo, per l’Italia tutta, che cerca di tirarsi fuori a fatica dalle terribili sofferenze belliche.
Insomma bello, che vi devo dire più.
La Radiconcini è una scrittrice con la “S” maiuscola e un’ottima penna, che le permette di spaziare tra i generi senza annoiarti, anzi.
Brava, davvero.