“Vera” di Annarita Mangialardo, Bre editore. A cura di Raffaella Carretto.

Perché aver paura di essere noi stessi, del giudizio altrui, perché uniformarsi alla massa, o a un certo tipo di persone, per essere accettati, apprezzati, considerati? Vivere la propria vita, i sentimenti, le passioni e le paure alla luce del sole e senza inibizioni; portare avanti le proprie convinzioni e certezze in modo equilibrato, libero, sciolto da quelli che sono i vincoli della società, e che alcuni si impongono, violentando quasi se stessi, per essere accettati dagli altri…

Ma qual è la chiave per un’esistenza coerente e rispondente con la propria sfera personale, e che consente di essere a proprio agio, con se stessi e con gli altri?

Quanti hanno il coraggio, o la capacità di essere veri a 360 gradi?…

Quante piccole maschere ci creiamo addosso, cucendole in modo così perfetto, tanto da risultare agli altri il nostro “vero io”? ma è realmente così? o sono quelle piccole costruzioni che creano un mondo come gli altri vogliono che sia, che vogliono vedere, e che è lo specchio, il nostro riflesso ormai falsato nel mondo, nella società…tutto per essere accettati, quando la nostra personalità, il nostro modo si essere non è quello che ci si aspetta…la verità in ogni sua forma e manifestazione fa male, e allora cerchiamo di mascherare ciò che siamo…

La verità fa male. Ma è l’unica che abbiamo. Anche la vita: ce n’è forse un’altra? No. E allora perché tormentarsi a cercare risposte laddove forse non esistono neppure le domande? Inganni. Su inganni. Su inganni. In questo siamo bravissimi. A crearci illusioni. A mascherare la realtà. La dipingiamo. Vi presento l’arte moderna: la falsificazione e l’illusione. La pillola magica.

Vera, la protagonista del libro di Annarita Mangialardo è una ragazza come tante, che però non si lascia sopraffare dagli altri, o da come ci vorrebbero vedere gli altri..non si fa omologare neppure negli anni della scuola, quando gli stessi professori cercano di plasmare il nostro io come la società vorrebbe che fosse…

Sei troppo vera” la accusavano più volte, sghignazzando, le sue amiche. A lei non importava. O almeno fingeva di non badarci, cercava di convincersi che le cose sarebbero potute andare meglio, che non si era per forza condannati a vivere secondo i gusti degli altri; che gli altri, in fondo, potevano anche lasciarsi sorprendere dall’unicità delle persone

Vera si auto-presenta sin da subito, con flash di se stessa. E già colpisce perché tutto gira intorno alla sua peculiarità, il coraggio di essere autentici e diversi dagli altri, anche in ciò che si fa…che si ama.

Vera ama l’arte e cerca di rappresentare ciò che vede, ma a modo suo, esprimendosi liberamente, senza costrizioni, senza vincoli, in maniera diversa e nuova.

Per Vera l’arte non poteva essere replica di altri artisti o della realtà. Doveva essere qualcosa di nuovo.

L’amore, un altro punto di forza per Vera, un qualcosa di difficile da conquistare, non era semplice ma richiedeva tanto…a volte costava anche dolore.

si era trovata di fronte una verità diversa, la realtà delle cose per come erano. L’amore anzitutto, non così facile come se l’era immaginato, non un fiore morbido al tatto, ma una rosa spinata pronta a far sanguinare le dita che, ingenue, la toccano per trarne qualche piccola goccia di fortuna

Vera si pone domande, pensa, si lascia trasportare da qualcosa che le smuove dentro flussi di creatività legati anche al momento, al suo esser vera, al suo lasciarsi andare ai sentimenti, ma senza che le pulsioni la spingano verso ciò che lei non ritiene corretto…lei aspira alla verità, perché è stata cresciuta nel vero, nei sentimenti veri, seguendo le proprie aspirazioni… anche se con le difficoltà che una giovane ragazza può incontrare nella sua vita, sin da piccola, quando la perdita della adorata mamma le ha dato modo di dover affrontare una cruda e dura realtà, e la solitudine…

Vera aveva iniziato a immergersi nei ricordi quando aveva tredici anni. E aveva avuto un’ottima ragione per iniziare.

L’uomo, noi esseri umani ci adattiamo creativamente all’ambiente e cerchiamo di trovare una vera e propria corrispondenza con chi ci è accanto, per essere accolti e accettati, stimati e considerati, amati…vogliamo non essere giudicati, ma sentirci liberi interiormente incondizionatamente.

Ed ecco che ci sono dei personaggi che hanno fatto del mancato appagamento di tutto ciò la causa della paura di non valere agli occhi degli altri, di non essere all’altezza, di essere giudicati, e di non essere amati. E nascondono dietro una maschera di superficialità o di condizionamenti questo loro bisogno di “essere”.

Lo è l’amica di Vera, la giovane Federica, che Vera conosce nel profondo e sa accettarne i difetti.

Vera invece non cerca di essere come il “contesto” richiede… Vera cerca sempre di ascoltare se stessa, senza condizionamenti… non si svende e non impersonifica un personaggio.. non indossa una maschera e né la cambia in base alle attese altrui; indossare una maschera impone tante contraddizioni e la menzogna… e Vera odia la menzogna.

La sua autenticità è elemento indispensabile nella storia, perché mette a confronto il contrasto esistente tra chi dissimula e maschera la sua vera indole, con chi è superficiale e al tempo stesso vuoto, e chi invece cerca di dare forza al proprio essere senza perdersi.

Vera sembra nascere e crescere senza la maschera sociale…

Essere vera…come il suo nome…Vera.. ma lo rimarca in modo così veemente che in alcuni momenti pare che cerchi di crederci lei stessa, o no?…

Ecco, me lo sono chiesta spesso durante la lettura, ma allo stesso tempo ho apprezzato molto il modo in cui l’autrice ce l’ha fatta conoscere, senza fronzoli, vera, così com’è… e lo ha fatto con un linguaggio diretto, che arriva al lettore senza artifizi, ed è al contempo ricercato; lo stile dell’autrice è fluido, non banale, e libera le emozioni e la mente della protagonista, Vera, che nel suo affermare la veridicità del suo modo di essere però dà l’impressione di voler calcare la mano sulle coscienze di chi legge; l’autrice ci pone dinanzi a una concezione della sincerità dell’animo, della veridicità dei sentimenti e delle emozioni che la protagonista manifesta in modo forte, e quasi con insistenza di chi vuole rafforzare la propria convinzione; si adatta, ma non si svende … certamente la protagonista non usa giri di parole, esprime ciò che sente senza lesinare in sentimenti e a volte risulta quasi provocatoria, il che nel lettore può creare un diverso senso di apprezzamento a secondo della percezione che ha in un certo momento della lettura.

I dialoghi tra i personaggi e i flashback della stessa protagonista, unita al dialogo diretto, quasi a raccontarsi al lettore, sono fortemente rappresentativi della personalità della protagonista, e di come questa viva i momenti e il tempo che scorre. Le sue pause, le sue immersioni nell’arte, nella sua arte, nelle rappresentazioni o comunque in ciò che lei vede e cerca di rappresentare, e mostrare agli altri… forse non come la realtà ci propone, ma attraverso un’interpretazione che tende a manifestare le emozioni, i sentimenti e le stesse sensazioni che la protagonista percepisce attraverso un tramonto, un gioco di luce, uno stato d’animo…un momento…

Vera si presenta tal quale e così presenta gli altri attori del libro; tutte le persone che la amano e che lei ama…certo non senza problemi, non senza dolore…la cara e romantica e “libertina” Federica, la figura del padre, distrutto nel fisico e nell’animo dalla perdita della moglie e la cui chiusura nei confronti del mondo e della figlia così amata lo hanno indirizzato in una strada senza ritorno, eppure … eppure tutti i personaggi concorrono a dar forza alla storia e alla figura di Vera che si pone tante domande e considerazioni…

 

le persone care le aveva: erano la sua migliore amica Federica; era suo padre Alberto, benché malato; era Sonia, anche se morta, che vegliava su di lei. Erano i suoi genitori biologici, gli Antinori, per quel che il padre era in grado di comprendere e per quel che la madre voleva comprendere. E poi c’era Alessandra, una persona che aveva agito soltanto per farle del bene. E Riccardo!

Vera sente su di sé sopra di sé la sofferenza di tutto il mondo, delle persone a lei care e anche di se stessa…e ne sente il peso

Stanca di vedere le persone che amava immerse nella sofferenza: un tumore, una patologia mentale, una ferita al corpo, una all’anima; per un incidente o per idiozia! Era stanca, stanca, stanca! Non ne poteva più!

Tanti i personaggi che l’autrice ci fa conoscere attraverso gli occhi di Vera, ma non sono per nulla secondari, vengono ben caratterizzati, ciascuno con le proprie debolezze soprattutto, facendoci capire che certo siamo deboli e fallaci, ma che c’è sempre uno spiraglio, una forza che ci porta a emergere, anche dal più profondo e nero pozzo…

E la forza di Vera sta soprattutto nel prendere coscienza di sé e del valore che lei ha per le persone a cui tiene…

Mentre parlava, mentre rivelava a Giulio tutto quello che aveva capito di sé, e di loro due, rivedeva immagini fin troppo nitide di sua madre, e di tutte le persone a cui voleva bene in quel momento della sua vita. Ogni persona aveva un problema enorme! E lei… «E io sento di essere l’unica persona in grado di risolvere questo problema» sbiascicò in lacrime.

Figure mai banali, alcuni delineati in modo più strutturato, sempre rispettando loro peso nella narrazione, tutti gli attori della storia concorrono a rendere Vera un personaggio emergente, e non potrebbe essere diversamente dato che è la protagonista, accompagnata in questo suo viaggio da tutti loro.

Tutti rientrano, se pure ognuno in modo differente, a rappresentare, attraverso l’intreccio della loro storia con quella di Vera, quelle tessere del puzzle che compone l’evoluzione della storia che l’autrice ci dona.

Le scene narrate sono molto coinvolgenti, è tangibile la carica emotiva nell’intera opera, che riesce a dare spunti di riflessione importanti, sia alla stessa protagonista e a chi le è accanto, ma anche al lettore che riesce ad avvicinarsi ai personaggi presentati nel libro, e quasi a compararli con chi vive la sua quotidianità.

Abbiamo tutti la possibilità di vedere …di osservare chi ci è vicino

Tutto il mondo, la sfera emotiva ed emozionale di Vera vengono messi a dura prova…così pure quella del lettore.

Vera non è vittima…ma la sua personalità si fa strada in un mondo che quasi non la accoglie, in un crescendo di situazioni forti ed emotive, sino a un epilogo che lascia aperta la strada a domande..

Il racconto è stato coinvolgente, a tratti commovente. Ho letto senza interruzioni sino alla conclusione della storia, che non ha nulla di leggero, anzi porta a interrogarci sul nostro approccio al mondo…

Questa storia porta il lettore ad ascoltare il viaggio interiore di Vera, non verso la scoperta di sé stessa, ma forse oltre alle sue origini cerca qualcos’altro…

Ultimo pensiero: proviamo a togliere la maschera anche noi, e ad affermare ciò che pensiamo, ascoltiamoci. Ne saremmo capaci?

Proviamo a vivere anche noi questo viaggio introspettivo, e a scoprire cosa ci riserva il finale…

A chi avrà piacere di farlo, buona lettura!

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