“Dimentica la notte” di Sara Ferri, Alter Ego editore. A cura di Alessandra Micheli

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L’adolescenza, la giovinezza, dovrebbe essere il momento più bello delle nostra vita.

E’ un trampolino di lancio verso il nostro futuro, fatto di sogni e di esperienze, fatto di piccoli gesti e di sperimentazioni.

Sono piccoli passi verso la nostra maturità con la consapevolezza gioiosa che dall’errore potremmo imparare, con la felicità di sapere che quella pagina bianca aspetta solo la nostra penna, aspetta di essere invasa da pensieri e azioni, sapendo che tante pagine ancora ci resteranno da scrivere.

La gioventù non dovrebbe essere colorata dal senso di sconfitta dell’adulto, dalla sua frustrazione nascosta dietro il finto benessere o quella crudele volontà di rivalsa.

Dovrebbe essere un momento in cui le notti sono avvinta alle canzoni, agli abbracci alle piccole trasgressioni.

Dovrebbe risuonare di canti e di musica, di ragazzi che si raccontano e raccontandosi iniziano a delineare la propria strada.

Nel libro di Sara Ferri non è cosi.

In quel libro le scelleratezze dei giovani senza obiettivi, finti bravi ragazzi, non hanno la capacità retentiva dell’esperienza.

In questo libro le azioni comportano retroazioni violente, nello stesso modo in cui la mancanza di responsabilità le colora.

E’ difficile oggi dividere i ragazzi in bravi e probi.

Dietro esiste una storia segreta che non deve essere narrata, fatta di quell’assurdo non senso del limite, da quell’onnipotenza che è l’eredità orribile di tanti ragazzi.

Sono bravo o sono tacciato di ribelle, basta una definizione per dare una caratterizzazione a una persona.

Bravi ragazzi e meno bravi, scapestrati e criminali in erba: cosi noi etichettiamo i nostri giovani senza appello, frutto di una società che invece di vedere le proprie cesure, sacrifica le energie importanti, quelle che dovrebbero salvarci per continuare a mantenere la facciata.

Una società dove il dolore è l’estremo sacrificio perché l’ingranaggio malsano possa continuare a produrre certezze.

Peccato che alla fine, quel dio strano, vendicatore, quella norma che in silenzio e ridendo beffarda tesse il nostro arazzo, si diverte a troncare di netto le esistenze, monito e accusa per tutte le vite sacrificate in nome del dio perbenismo.

Madri che salvano figli non educati, lasciati allo sbando, come se davvero bastasse solo la loro venerazione per preservarli dall’errore. Vedete, l’amore insegna,distrugge e ricostruisce, la venerazione dei padri e delle madri che investono loro stessi e i loro fallimenti nel figlio affinché essi arrivino dove loro si sono dovuti fermare, li distruggono.

Il senso di colpa presente in questo libro andrebbe semplicemente annientato con il perdono di se e con la consapevolezza dello sbaglio compiuto.

Non è il senso di colpa che si salva.

Non è la rassegnazione, non è l’incapacità di prendere la strada giusta che salva, è quello che da questi momenti si ricava: il risveglio.

Ogni errore dal più minimo al più atroce va guarito con il no.

Se io sono consapevole dei miei errori, non mi limito a piangermi addosso ma agisco affinché dall’errore nasca una rosa.

La vittima si sente indifesa, lasciata in balia dei suoi mostri e dell’ingiustizia.

I padri che sentono di non aver difeso i loro figli si sentono arrabbiati e sopravvivono in attesa della loro vendetta o peggio della morte.

I ragazzi vittime loro stessi dell’incapacità educativa di oggi, o fingono di non ricordare……

Appunto dimentica la notte…..

O si auto flagellano fino a ingigantire la loro responsabilità fino a che, divenuta demone li divora piano piano…

Sara Ferri non scrive solo un noir, scrive un’accusa precisa a tutti noi che a ogni sbaglio vogliamo dimenticare.

E mostra nella nostra ispettrice l’unico modo giusto di affrontare gli orrori, accoglierli quei fantasmi, bere fino in fono l’amaro calice e ricominciare.

Anche nel momento peggiore, quando i nostri errori hanno fameliche bocche dentate, noi dobbiamo sostenere lo sguardo e dire no.

Perché è solo il no di chi non vuole dimenticare.

Chi non dimentica la notte ma la rivive in ogni sogno, può pensare a un finale diverso.

E voltare pagina.

Stile crudo e al tempo stesso poetico, capace di una profonda introspezione e di una profonda conoscenza psicologica, il libro della Ferri mi ha inchiodato a ogni pagina, con il suo suadente incanto, una Morgana capace di avvincermi cosi tanto alle parola da imprimerle a fuoco dentro di me.

 

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