“Dicono che la solitudine sia la più grande alleata dei libri che non sono ancora nati”.
È proprio dal senso di solitudine che questo libro prende forma. In realtà Nina, la protagonista, non è mai stata sola, ma non ha coscienza di questo. Vivere in un piccolo centro abitato non è semplice per nessuno, tantomeno per una ragazza che sente di non appartenere alle categorie classiche in cui vengono incasellati gli esseri umani. Perché sì, spesso veniamo marchiati a fuoco, come fossimo carne destinata al macello: maschi, femmine, belli, brutti… Come se tutte le altre declinazioni, le altre sfumature fossero solo insignificanti colori di contorno privi di anima e armonia interiore. Nina si percepisce come un colore senza nome, ma è cosciente di appartenere a una tavolozza policroma in cui campeggiano tutti i colori dimenticati.
Quel paese le sta stretto. Nina ha un debito con se stessa: scrollarsi di dosso ansie e paure e regalarsi una seconda chance, una seconda nascita, una seconda vita.
Roma le sembra la soluzione migliore. Non ha tutti i torti, la capitale la accoglie con naturale sfrontatezza, le porge la mano e la accompagna attraverso i suoi vicoli facendole incontrare lungo il percorso nuove persone.
Riceve doni inaspettati quanto graditi: l’amicizia disinteressata, l’amore, l’indipendenza economica, il coraggio di non nascondersi più al mondo e a se stessa.
“Nessuno dispone di certezze, Nina. È questo lo stimolo che ci invoglia ad alzarci la mattina: andare incontro alle cose ignote, esplorarle, farle nostre”.
Ora Nina è più forte, non si sente più sola e trova il coraggio di fare coming out con la madre e successivamente con il padre: ha due splendidi genitori.
Ed è così che la ragazza frustrata si spoglia pian piano della corazza che indossa e si mostra al mondo.
Rinasce portandosi dietro le parole di Diego, suo amico, alter ego, grillo parlante; rinasce con il cuore rattoppato di chi ha caparbiamente amato la persona sbagliata; rinasce con la consapevolezza di aver attraversato l’inferno di un aspirante suicida, rinasce rincuorata dalle parole di un frate, rinasce dai ricordi di com’era e dalla nuova consapevolezza di come è e sarà.
È un libro con qualche ingenuità linguistica e narrativa, escamotage pretestuosi e forzature, ma si lascia leggere e dà spunti di riflessione, riesce a toccare le giuste corde e ad emozionare. Il tema delicato della omosessualità si intreccia con quello di un male invisibile: la depressione.
Cos’è l’inferno?
È quel periodo di indecisione, incertezza, l’attesa di conoscere la reazione dei genitori alla grande rivelazione, o un turbinio di emozioni sopite, che fanno talmente tanta paura da rinunciarvi a priori?
La morte è la soluzione di tutti gli affanni, o è la beffa finale?
La morte sociale non è forse peggiore?
”Fammi entrare nel tuo inferno”… e forse, il mio sembrerà un posto migliore.
“Nina si percepisce come un colore senza nome, ma è cosciente di appartenere a una tavolozza policroma in cui campeggiano tutti i colori dimenticati.”
Hai descritto Nina alla perfezione in due semplici righe.
Per non parlare dell’intera recensione, per la quale ti sono profondamente grata e che ho letto e riletto con molto piacere.
Grazie di cuore! 🌹
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Ciao, . molto interessante, intrigante la storia di Nina, un po’la storia con sfaccettature diverse di tante ragazze della nostra società. Rispecchiandosi in tante cose la lettera di fa sempre più piacevole ed accattivante. grazie mille di questa storia.
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Grazie mille a te per quest’attentissima analisi! 🙂
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L’ha ribloggato su Inchiostro macchiato..
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