Fin da quando ero piccola, mi sono sempre interrogata sulle figure presenti nelle antiche scritture.
Ero affascinata dagli angeli e soprattutto dal serpente della Genesi.
Voi direte: ma non potevi giocare come tutte con le barbie e lasciarci in pace con le tue farneticazioni?
Sì, avrei potuto.
Ma non siete stati fortunati, quindi rassegnatevi.
Vedete, il serpente cattivo a me faceva simpatia.
In primo luogo non era cosi cattivo né portatore di menzogna, visto che in quella vicenda di sottomissione ( così appariva ai miei occhi il patto tra Jahvè e Adamo ) era l’unico che diceva la verità.
Andiamo, un albero tacciato di essere una fonte di morte, investito del tabù solo perché un dio isterico e geloso non voleva che noi fossimo capaci di conoscere il bene e il male.
Né la nostra condizione di nudità.
Che non si manifestava cosi umile come tuonava il prete dal pulpito, ma deprecabile forma di dominazione.
Non erano gli schiavi, infatti, che vestivano abiti laceri?
E non erano loro a dover essere nudi, ossia privi di difese davanti al padrone?
Jahvè mentiva.
Adamo ed Eva non sarebbero morti, ma sarebbero divenuti simili a noi, ossia alla congregazione divina del cielo così simile all’Enneade egizia.
Non ci credete?
Mentre agitate crocifissi e chiamate padre Amorth per esorcizzarmi, eccovi il brano incriminato:
Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino,
ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti».Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?».
Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete».
Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto
Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò.
Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?».
Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato».
Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Molti si sono scervellati per dare un senso a questo brano e spiegare il male, ma pochi ci sono riusciti in modo convincente.
E stranamente l’unico a propendere per una spiegazione logica fu Sitchin.
Non un esegeta ma uno pseudo scienziato tacciato di follia.
Quindi torniamo al mio amato serpente e seguitemi ancora un po’.
Nella bibbia il male è quindi connesso con la conoscenza o con il coraggio di opporsi a un dio che è tutto fuorché simpatico.
Sto parlando di Jahve perché il suo doppleganger, Elohim è molto più piacevole.
Prendete Caino e Abele.
Caino è uno stronzo eppure un certo dio (a sto punto propendo per Elohim) impedisce a tutti di punirlo per il misfatto commesso.
Come ha ucciso suo fratello eppure ha un marchio protettivo?
E prendiamo Lucifero.
L’angelo portatore di luce, bello da far lacrimare gli occhi, sfida dio.
E lo sfida dicendo scusa eh, perché io che sono tuo pari, una parte di te, dovrei sottomettermi?
E l’angelo ribelle, colui che disse no, precipita nell’oscurità.
E diviene il diavolo.
Altro dato.
Giacobbe stesso si ribella a dio.
Anzi ci fa a botte.
E all’alba viene premiato.
Con un nome nuovo.
E andiamo all’altra leggenda che amo: i Nehpilim i giganti della storia. Leggete, un attimo di attenzione ancora e arriviamo al libro di Constance:
Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.
Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.
Quindi metà degli uomini hanno sangue angelico nelle loro vene, ed è merito di questi Figli di Dio che si ribellarono all’ordine divino di non guardare le donne, se noi possediamo conoscenze arcane che esaltano le potenzialità dell’essere umano. Che già era nato e reso capace di splendore dall’infrazione di un tabù. Ora diamogli pure delle conoscenze di alto livello tecnologico.
Non ci siamo ragazzi.
Lucifero è un eroe per molti, al pari di Caino.
I vigilanti o Nehpilim aiutano gli uomini a elevarci e progredire. Giacobbe per crescere dice no al Signore.
Un diluvio minaccia l’umanità ma al tempo stesso qualcuno avverte Noè e fa salvare una parte dell’umanità.
Allora la domanda che io mi facevo e mi faccio da anni è: il male ha una coscienza?
Angeli e demoni sono parti della stessa faccia di dio?
Lo so che a molti sembrerò blasfema, ma se ci riflettere ogni demone della bibbia è reso tale da una ribellione.
E sopratutto senza quella ribellione non si avrebbe la civiltà.
Né un’ anima libera da tabù.
E ora andiamo a libro di Constance.
Perché ci hai fatto sto pippone religioso Ale?
Perché la Coscienza di Cain, oltre l’urban di indubbio talento, ci racconta questa storia segreta.
Abbiamo luce e tenebre.
Queste non sono cosi nette.
Apparentemente forse, ma se leggete bene tra le righe un’ adorabile eresia le pervade.
Già dal titolo.
La coscienza di Cain.
Peccato che sto’ Cain sia un mezzo demone e secondo l’ortodossia il male è privo di anima.
Rafael il sommo cattivo.
Alla fine è cosi affascinato dalla luce che gli è stata tolta da volerla riavere.
Ma non è più un demone del cristianesimo ortodosso, ma quasi quasi un personaggio dell’elaborata cosmologia gnostica.
E se leggiamo il libro alla luce di quello gnosticismo che tanto amo, il libro ci appare meno ingarbugliato e più chiaro.
Siamo noi scintille di luce rapite e custodite dentro uno scrigno.
Ognuno angelo o demone, strappato dalla sua fonte originaria.
Per un atto ribelle necessario affinché la volontà di tornare a brillare sia conquistata e non elargita. Perché è facile essere angeli ma difficile capire il valore d’esserlo. Nehpilim, Adamo, Eva, Giacobbe, Caino tutti hanno sperimentato la caduta come passo necessario alla redenzione. E cosi Cain, abituato al buio è alla costante ricerca del suo benessere, della sua completezza. E Alexandra, imprigionata nel suo potere senza capirlo, subendolo, e non accettando la meraviglia del dono dispensatole.
Perché non sa il suo nome.
Ecco che l’angelo deve divenire demone, come Lucifero diventò il principe delle tenebre perché quella condizione di purezza non va ereditata, per un atto vanesio del dio di turno. Ma va sudata, agognata, odiata, bestemmiata e poi ritrovata.
Cain ha già una sua coscienza sfuocata da stupidi e inutili giustificazioni e alibi. E quando la luce lo tocca, lo purifica, assaggia quello splendore, allora diviene sempre cosi insofferente. Cosi come Alexandra deve vendere la sua anima per poterla apprezzare.
Il vero gnostico è colui che non accetta nulla per fede, ma si impegna a meritarselo tramite un percorso umano di dolore. A volte un cieco che non può vedere, brama assaporare i colori che noi diamo per scontato. Leggere un libro mentre noi passiamo la vita a dileggiarlo. Guardare il cielo che si fa di brace all’orizzonte mentre noi passiamo il tempo a postarlo su instangramm. Un sordo ascolterebbe la musica e piangerebbe sulle note, sentendo il cuore spaccarsi dall’emozione.
Noi ascoltiamo ma non sogniamo.
Per noi la musica è solo uno modo per raggiungere uno status.
Siamo demoni ogni volta che lasciamo che gli impulsi ci sopraffino, perché incapaci e pigri troppo pigri per dire di no.
Ma senza quelle voci, senza le tentazioni, i vincitori non sarebbero saldi sulle convinzioni, e i prodi non sarebbero investiti come cavalieri.
Ecco il senso della coscienza di Cain.
Il male serve per averne coscienza e decidere di sconfiggerlo. Lucifero serve perché ci ricordi la nostalgia di un tempo felice. Lui non è satana, era uno splendente che per comprendere tale splendore ha dovuto perderla quella luce, bramandola cosi tanto da volerla riportare a se. Quella che ha snobbato, o peggio considerato come un fatto scontato.
Ecco perché amo il serpente.
Perché io mi sento più vicina ai cainiti e agli gnostici.
Perché è solo tramite la domanda urlata alla notte, perché l’ho persa! mentre sei pieno di lividi e sangue e la luce ti ferisce, capisci il suo valore.
E sorridi.
Come sorriderà Alexandra quando capirà che l’anima non può venderla. Perché appartiene al benevolo Elohim.
Ma può barattarla per capirne finalmente il valore.
A volte il contratto atroce satanico è il solo unico modo per rimpiangere ciò a cui non si dà valore.
Sono eretica?
Si.
E tanto fiera di esserlo
E fiera di aver letto l’arte della piccola Constance, che nonostante i suoi gotici e lugubri scenari, fa brillare una torcia alla fine della strada. E fa l’occhiolino a chi ha il coraggio di seguirne la scia.