La vita e il suo valore.
L’ultimo romanzo di Enrico Galiano ci mette davanti le variegate difficoltà che un essere umano può affrontare nella propria vita. Alcune peggiori di altre, apparentemente insuperabili, che pesano come un macigno, ma accomunate tutte dalla stessa cosa: sono quelle che più di tutte ci fanno apprezzare il valore della vita.
Il primo che viene in mente, anche solo leggendo la trama del libro, è sicuramente il Big Bang di Michele. Cos’è un Big Bang secondo Michele? Si tratta di qualcosa, un evento, causato da un fattore esterno, che ha cambiato completamente il corso della vita di una persona, sconvolgendola completamente.
Alcuni non apprezzano il valore della vita finché non si trovano davanti ad uno di questi eventi, altri invece imparano solo una nuova prospettiva di vedere la vita. Ed è qua che, personalmente, ho scorto una contrapposizione tra Michele e Nina.
Michele, come vi accennavo, ha avuto il suo Big Bang a 13 anni, quando un terribile incidente ha spezzato i suoi sogni di adolescente, privandolo della vista. Sicuramente, dopo il trauma iniziale, Michele ha iniziato a vedere la vita diversamente. Da quello che ci racconta, essere non vedente è sicuramente difficile e complicato, gli ostacoli sono tanti, sia materiali che emotivi, ma, se si cerca di vedere il lato positivo, che è quello che fa Michele, che affronta la vita con il sorriso, porta anche a diventare più sensibili, ad imparare ad apprezzare di più gli odori, le voci delle persone, a guardare dentro gli altri. E sicuramente fa sì che si consideri la vita da una prospettiva differente: per quanto non veda, per quanto debba fare il doppio delle fatiche, Michele apprezza la vita. Lui è vivo, e probabilmente sente il valore della vita molto più di altri che, svogliatamente, trascorrono le loro giornate una dietro l’altra secondo uno schema costante, abitudinario, che non fa mai apprezzare loro l’importanza di essere vivi, di esserci, qui ed ora.
L’altra protagonista del romanzo, Nina, ha invece un rapporto sicuramente più complicato con la vita. Anche lei ha avuto un Big Bang, anzi due. Il primo, di cui vi posso parlare perché è riportato nella trama, è la morte del padre. Sicuramente un evento del genere, oltre ad un fortissimo dolore che non si può descrivere, porta a riflettere sul senso della vita: quando una persona cara se ne va, specialmente se è il centro del tuo mondo come il padre era per Nina, ci si trova a riflettere su quanto, talvolta, la vita possa essere ingiusta. Ci si chiede perché il destino è stato tanto crudele da portare via una persona buona, con tanti anni ancora davanti a sé e con tante cose da vivere, assaporare, e insegnare alla sua unica figlia. Il Big Bang di Nina è il momento in cui lei si perde: in cui non dà valore alla vita, in cui cerca di buttarsi via in tutti i modi, in cui, fondamentalmente, smarrisce la strada.
E poi ci sarà un secondo Big Bang, di cui non posso parlare perché vi rovinerei il gusto della lettura, che avrà l’effetto contrario: quello di far apprezzare a Nina la bellezza delle piccole cose, che le farà finalmente capire il suo posto nel mondo.
Ed è anche il momento in cui i due personaggi, per uno strano piano del destino, si incontrano e scoprono un sentimento che spesso dà ancora più valore alla vita. Perché, come insegna Enrico Galiano, apprezzare la vita da soli è bella, ma se trovi la persona giusta può essere un viaggio straordinario.
Il tema del diverso modo di affrontare la vita dalle persone è trattato da Galiano attraverso l’analisi del posto che si sceglie sul treno.
Un passo che mi è piaciuto particolarmente e che voglio condividere con voi:
“Secondo me le persone non si siedono a caso sul treno. C’è chi cerca di sedersi sempre verso la destinazione e chi verso il punto di partenza. Chi guarda scorrere il paesaggio in avanti, chi indietro. Il primo è qualcuno che vuole andare dritto verso la sua meta, qualcuno che ha grandi sogni e progetti, qualcuno che non ha un passato in mezzo ai piedi che ancora lo trattiene, qualcuno che ha fretta di crescere e diventare grande; il secondo è qualcuno che ha qualcosa, là dietro, che ancora non si è messo a posto, qualcuno che vuole sempre capire tutto per bene e non si lascia mai scivolare addosso le cose, qualcuno che ha ricordi disseminati dietro di sé con qui ama crogiolarsi e tenersi compagnia. Vabbè, poi c’è chi si siede da una parte o dall’altra perché non c’è posto, o perché così non gli viene mal di treno, ma questo è un altro paio di maniche. Lei, questo era quello che mi sembrava di sentire, era qualcuno che là, in quel passato, aveva qualcosa di brutto, qualcosa che non ne voleva sapere di diventare passato e che si ostinava a rimanere presente.”