“La malacarne” di Luca Calò, Les Flaneurs edizioni, collana Le Marais. A cura di Ilaria Grossi

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Al salone del libro di Torino, il mio incontro con Luca Calò e il suo libro.

Non conoscevo l’autore né la storia, ma chi mi ha consigliato il libro aveva ed ha tutt’ora, occhi grandi e una forte sensibilità.

La storia si compone di due parti, ciascuna narra la sua fetta di storia: Annita Sonnino, la moglie e Alfredo Sonnino, il marito.

E’ la terra partenopea, la cornice di un quadro che sottointende un doppio dramma personale e familiare. Annita ha da poco dato alla luce, dopo un difficile e travagliato parto, il piccolo Nino. Annita è un fantasma che si aggira tra le stanze della sua casa, apatica e distante da ciò che la circonda, anaffettiva come neomamma, vittima di quella voce che le ricorda e conferma la sua paura “Alfredo ti tradisce” “Alfredo è nu ricchiòn” .

La mamma Concetta e le sorelle Claudia e Grazia, non lasciano sola Annita, cercano di capire quale male oscuro si è impossessato della sua anima, anestetizzata a tratti e a tratti folle.

La seconda parte ci proietta nell’infanzia di Alfredo Sonnino, tra lusso e privilegi nella villa di famiglia a Posilippo sino alla caduta dell’impero Sonnino e l’incontro con Fabio Capolongo, che risveglia in lui senza vergogna, anima e corpo. Mi fermo qui.

Luca Calò diretto, cristallino, sincero, così preciso nelle descrizioni e nel definire le peculiarità di ogni personaggio, un intreccio di storie, dicerie, superstizioni, espressioni dialettali, il dramma nel dramma, in solo 70 pagine, un romanzo breve sì ma potente.

La malacarne è la paura dell’abbandono, è la vergogna dello scandalo, il mettere a nudo corpo e anima, che bruciano inevitabilmente.

La malacarne è un vortice di emozioni carnali, desideri sopiti e poi risvegliati. Ho respirato e sentito, nelle pieghe del libro la mia Napoli, dannata e contraddittoria dove i drammi sono fatti di pareti di case che profumano di candele, ragù sul fuoco, preghiere silenziose e occhi che vogliono a tutti i costi nascondere la verità “amara”, lo scandalo e la vergogna.

Ho letto, tra i luoghi descritti e a me familiari, Pozzuoli la mia città e mi sono emozionata.

Un bel traguardo Luca Calò, perché chi scrive non deve solo creare una “bella storia”, deve saper regalare infinite emozioni.

Complimenti.

Buona Lettura

Ilaria Grossi

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