La fame ci sembra sempre cosi lontana.
Cosi tanto che quando il TG ci parla della povertà che prospera vicino casa nostra, stentiamo a crederci.
Come, la nostra Italia non è certo il terzo mondo.
Noi siamo comunque un paese appartenente al patto atlantico, vanto dell’Europa delle banche.
Civile e ricco di storia.
Non possiamo certo essere rei di tenere i nostri cittadini nell’indigenza. Eppure accade.
Il paradiso terrestre meta di tanti disperati, è a sua volta un paese che sprofonda nelle sue contraddizioni.
E la crisi ha reso questo divario più acuto e terribile: quartieri a rischio convivono con quelli più chic, più eleganti.
Anche se è un eleganza stantia e polverosa, troppo rinchiusa in se stessa e poco aperta all’esterno.
Famiglie intere che devono fare i salti mortali per portare il cibo in tavola
E tanti, troppi che si recano negli immondezzai vicini ai supermarket per accaparrarsi gli scarti.
Che poi scarti non sono.
Ecco il libro di cucina di Ginevra Braga non è solo un bellissimo e goloso manifesto del buongusto all’italiana.
Ma diviene non solo denuncia, ma anche e sopratutto, proposta.
E una proposta da una ragazzina, anzi una futura donna, che già indossa il vestito della responsabilità etica verso l’altro.
Tanto da portarla a scegliere una via alternativa per reagire all’opulenta manifestazione di apparente benessere dell’occidente, quella che si risolve spesso con una grande spreco di cibo.
Lo vedo e lo sperimento ogni giorno.
Banchetti gargantueschi con il solo scopo di far vedere all’altro la fortuna, la ricchezza e l’incoscienza di chi, di fronte alla povertà che incalza, si sente intoccabile.
La crisi non la si affronta con proposte e soluzioni, ma barricandosi nelle case, come i ricchi fecero nel libro la morte rossa di Edgar Allan Poe. E cosi si fa no?
Per dimenticare la malattia che corrode, ci si butta in un gigantesco gorgo fatto di danze, vizi e trasgressioni.
Ecco cosa diventa per noi il cibo.
Non più piacere, o salute.
Ma simbolo di appartenenza a una classe sociale vittoriosa, che snobba con disprezzo chi non è suo pari.
E oggi noi siamo i signorotti che divoravano pernici e fagiani, con quell’ansia di godere del momento presente senza preoccuparsi né dell’altro, ne del suo futuro.
Vanità di Vanità canterebbe Branduardi.
E il disprezzo maggiore lo si dimostra quando si butta il cibo senza rispetto, né per il mondo, né per quella società che quel ben di dio non può proprio permetterselo.
Ecco le abbuffate ai matrimoni trash, dove si dimentica la malattia sociale, ingozzandosi e brindando a se stessi.
La disparità alimentare è il fenomeno più preoccupante di una società che crolla e che non è più società nel senso di collettività, nata per assicurarsi reciprocamente pace e prosperità.
La società di oggi è indifferente, perché incapace di prendersi la responsabilità di agire, in primis, per modificare alla radice gli assunti errati del patto sociale.
Ginevra ha dieci anni.
E oggi ci presenta un libro contro lo spreco per un sano e anche sfizioso riciclo del cibo.
Ginevra ha dieci anni e rispetta non solo il cibo ma anche il suo ambiente.
Ginevra ha dieci anni e pensa all’altro da se, al suo vicino e al suo prossimo.
Ginevra ha dieci anni ed è già cosciente che anche un piccolo gesto può cambiare in meglio il mondo.
Ginevra ha dieci anni e con amore e dedizione ha scritto questo libro. Ginevra ha solo dieci anni, ma da lezioni di vita come solo un saggio maestro orientale potrebbe fare.
E’ vero Ginevra è una bambina, ma questa signorina bellissima è più matura di ognuno di noi.
E’ immorale sprecare il cibo quando c’è qualcuno cosi vicino a noi che non ne ha
E’ una frase cosi semplice che dovrebbe far vergognare chi non la vive in prima persona.
E comunque, il pesto di ciuffi di finocchio è semplicemente fantastico.
E le bucce di patate fritte ( io consiglio anche quelle al forno) una vera e sana golosità.
Provatele e iniziate a assaporare il cibo non solo a ingurgitarlo.