“Notturno” di Pietro Rotelli, Lettere Animate editore. A cura di Alessandra Micheli

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Sono sempre più convinta che i libri possiedano una loro tonante voce.

E spesso è nel silenzio della notte, un quegli attimi in cui il mondo si acquieta dentro di noi, che possiamo udirla.

O in quei rari istanti di calma interiore, in quel delizioso meriggio dorato, con la sensazione che, nonostante la banalità del mondo, qualcosa di meraviglioso può sempre accade.

Anche a noi, stesi su comodi divani, intenti a vagare in un oblio sonnacchioso.

Anche a chi non considera la vita nulla di straordinario ma una costate e ripetuta e scontata sequela di eventi.

Mi sveglio, lavoro, mi lamento (del caldo del governo, del calcio della TV) mangio, esco e mi anniento di movida e poi torno.

Dormo, consapevole seppur lievemente annoiato, che domani tutto proseguirà come sempre.

Non saremo eroi, né personaggi degni di rispetto o gloria, ma solo un altro formicolante essere umano, cosi piccolo, troppo piccolo per questo mondo cosi immenso da rendere anch’esso minuscolo nella nostra immaginazione.

E cosi questa terra, solo un pallido puntino in un universo che cresce nasce, muore per trasformasi, diviene il nostro unico punto di riferimento.

Addio emozioni, addio magia, addio atti di coraggio.

Il vero coraggio è alzarsi la mattina e continuare a tenere gli occhi serrati e le orecchie tappate per continuare a credere che non esista altra alternativa a un modo ripetuto in un loop infinito.

E’ cosi il protagonista del libro.

All’inizio del testo si avverte un senso di claustrofobia angosciante.

Un personaggio evanescente un po’ patetico, tanto che leggerne un po’ ci fa male, poiché rappresenta ognuno di noi.

Ma alla fine proprio in una notte silenziosa, come tante, con la porta chiusa dietro i nostri fallimenti e le nostre abitudini, accade la meraviglia. Quell’attimo magico che Cohelo descriveva con entusiasmo.

Quel momento in cui la nostra triste maschera si dissolve cadendo pezzo per pezzo e ritroviamo il nostro vero volto e la strada da seguire.

Perché abbiamo perso ragione.

E sentimento da solo è incompleto.

E ragione perdendosi, viene inghiottita dalla tenebra, quella che desidera che ogni cosa dello status qua resti immobile, perché il cambiamento va moderato.

Va tenuto sotto stretto controllo, perché perdere le proprie certezze significa abbracciare il caos.

E questo caos spaventa perché ignoto.

Allora chiunque desideri una rivoluzione, dare il movimento a una vita monotona, perché anche al di qua alla fine rischia di fossilizzarsi come il nostro mondo, e quindi va fermato.

E chiunque vuole che ragione e sentimento divengano una cosa sola e non solo due entità amiche (amici si, complici pure, ma poi ognuno a casa sua) va semplicemente annientato.

Perché tutti ci nascondiamo dietro la scusa “non è che non voglio cambiare, ma va fatto piano piano”.

E invece il cambiamento è un fulmine che squarcia la notte.

E’ un tuono improvviso che fa sobbalzare.

E’ il dolore di muscoli sforzati fino all’inverosimile per salire su un albero…ma che vista si gode da lassù!

Dove nulla più ci appare ne banale né scontato.

Il cambiamento è la lacrima dietro la meraviglia, l’abisso che nasconde il paradiso.

E’ veloce eppure duraturo.

E così, Il nostro uomo qualunque, si trasforma in un ardito cavaliere. Buffo e a volte assurdo.

Assieme a amici che sono più assurdi di lui in avventure dalla carica comica notevole….si ride in questo libro.

Si ride per il linguaggio sfrontato e per le avventure surreali, che tanto bene e lo ripeto sempre, fanno bene al cuore.

Eppure… la ricerca di Ragione e quel seguire la sua scia di sogno, perché ragione di sogni se ne intende, è un po’ la metafora del nostro mondo perduto.

Dove il sentimento e l’emozione sono totalmente staccati dall’intelletto.

E senza quel unione si compiono cose assurde.

Sentimento se prevale senza la mano forte di ragione, diviene una forza istintuale senza remore, capace di lasciarsi distrarre da quegli impulsi che esaudiscono i desideri.

Tutti i desideri.

Anche quelli oscuri.

Ma d’altra parte se avessimo solo voglia di seguire ragione non potremmo vedere la scia che lascia.

Non avremmo le chiavi per entrare in quel mondo pazzesco, in cui le regole sono sovvertite, in cui vita e morte lottano ma non per sopraffarsi ma per trasformare la materia ogni volta.

E dal loro scontro che la roccia diviene materia per la creazione.

Diviene terra da tenere stretta nelle mani.

E cosi i protagonisti di questa storia, raffinata e straordinaria, divengono i protagonisti di una commedia dell’arte che ha come unico vero protagonista: l’uomo.

E’ un uomo o meglio un ragazzo a scendere nel mondo al di qua, quello dietro il velo, quello separato dal mondo concreto, ma quello che rappresenta, in fondo, la parte più vera di noi.

Non solo prodigi e leggerezza, non solo non sense e assurdità, ma la scia che solo la polvere di stelle lascia dietro di se, affinché noi poveri mortali possiamo trovare il cammino che ci rende….creature a metà, tra la magia, l’incanto e la materia.

Da leggere tutto di un fiato, sorridere e sognare.

Sognate sempre, siete liberi di ridere all’improvviso perché un ragnometto vi parla (a volte è un po’ fastidioso) perché una semplice lumaca non sia altro che un esserino impossibile che però, ha occhi adatti per illuminare la strada e proteggervi da Tenebra.

 

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