La rubrica Riflessioni sulla letteratura presenta “Basta un libro”. A cura di Alessandra Micheli

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Nel nostro mondo cosi frettoloso e cosi immediato, non abbiamo quasi tempo per goderci il viaggio.

Divoriamo kilometri su kilometri in questo strano percorso chiamato vita. Viaggiamo alla velocità della luce, riducendo le ore che servono per arrivare ovunque.

Ma non conosciamo più la strada per il nostro cuore, il centro pulsante di tutta la nostra esistenza.

Quella strada ci è preclusa perché presuppone una pacatezza che questo nostro mondo non ha.

Stimoli, occasioni, capacità di raggiungere tutto il mondo con un click adombra la nostra voglia di scoperta, di ricerca e perché no quel senso unico che ci permette di bearci gli occhi durante il viaggio.

Troppo presi dalla meta ultima.

E mentre ci affanniamo a raggiungerla, ci sfuggono dettagli cosi minimi ma al tempo stesso cosi meravigliosi da valere ogni sforzo.

Allora è necessario tornare al vero senso del viaggio, quello della continua scoperta di noi stessi.

E non servono biglietti per mete sconosciute e esotiche.

Basta un libro.

E un libro portandoci dentro il centro della nostro io, terra sconosciuta e per molti desolata, perché ignota, può essere una perfetta “terapia dell’anima”.

Innanzitutto la terra risulta arida e desolata perché non usiamo la creatività. Abbiamo tutto subito, immediato e a disposizione, tanto da non dover cercare e sforzarsi.

Un libro accende la fiaccola che permette la visione interiore e quindi permette di raccontarci storie.

E tramite quel racconto iniziamo a seminare piccoli miracoli in quel luogo brullo.

Un libro poi ci permette di innaffiare quelle piccole piantine con il fuoco della passione.

Accende tutti i sensi specialmente quello legato la senso della bellezza.

Un libro sdogana il dolore.

Nei libri esso è vissuto attraverso un filtro, mentre le pagine aiutano a esplorarlo e a sperimentarlo.

Fa meno paura ma al tempo stesso, proprio perché privo di quella sana ritrosia caratteristica del nostro sistema difensivo, ci racconta non le nostre ferite, ma quello che esse celano.

Non è l’amore perduto, ma la volontà di provare emozioni che viene tradito. Non è la delusione per un amico che ci lascia, ma la nostra volontà di credere che viene mal riposta.

Non è la morte ma la nostra umana incapacità di accogliere nuove forme dell’io

Un libro riconduce il dolore alla sua vera funzione: ci indica i posti da sistemare, le emozioni da riordinare, i sentimenti da purificare.

Ultimo ma non meno importante aiuto dal libro: ci narra le storie di cui abbiamo bisogno.

E non quelle che ci piacciono, o che ci servono per evadere, ma proprio quelle che curano le nostre ferite e che leniscono le nostre mancanze.

Un libro è semplicemente una sorta di autocoscienza, di autoanalisi per…semplicemente amare di più quel magico dono che ci ha fatto una divinità lontana: quello di dare nomi, di creare la realtà e di custodirla, come un qualcosa di prezioso da tramandare alle generazioni future.

Leggete e costruite il vostro futuro.

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