“Il profumo del pane”di Guido Baraldi. A cura di Vincenzo De Lillo

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Se fosse possibile descrivere con un solo aggettivo il libro di Guido Baraldi, quello che troverei più opportuno sarebbe certamente “calmo”.
Calmo per il tono e le parole utilizzate dallo scrittore mantovano, che, forse, vista la sua passione per la cucina, sa che per l’ottima riuscita di un piatto, la pazienza, la tranquillità nella preparazione e l’attenzione alla scelta degli ingredienti giusti, qui intesi come frasi e lettere, è fondamentale.
Ma calmo anche come il protagonista Roberto, un uomo che al tramonto di un amore si trasferisce da solo in una casa fuori mano, in montagna, per ricominciare, quasi da eremita, a prendersi cura della sua vita e di se stesso da solo, con la sporadica compagnia di una strano cane randagio.
Vivendo soltanto dei suoi raccolti, del suo pane, di ciò che gli offre la natura, e di ciò che riesce a comprarsi con la vendita di quello che coltiva o delle sculture di legno che ama intarsiare.
Una scelta estrema, quella di Roberto, difficile da comprendere per noi abituati al mondo contemporaneo, frenetico, ipertecnologico e terribilmente complicato, ma al quale, puntando sulla capacità che ha ognuno di rigenerarsi, e di adattarsi al cambiamento, ci si può abituare.


“Si vive seguendo il ritmo delle stagioni, luce e buio.

Ci si fa l’abitudine.

Si fa l’abitudine a tutto.”

 

scrive infatti il Baraldi, con saggezza. 

E poi la calma che infonde il racconto dei lavori di Roberto dai sapori e dagli usi antichi. Lavori necessari per vivere nella natura, ma che servono al protagonista per ritrovare la forza di vivere, quella di impegnarsi in qualcosa che dia speranza, oppure, semplicemente, per ritrovare dei motivi per andare avanti, quando questi sembrano mancare di colpo.
Mestieri che lo scrittore descrive con una minuzia di particolari tali, da farti quasi sembrare di sporcarti le mani insieme al protagonista, dimostrando anche una certa conoscenza dei lavori manuali.
E ancora calma, se mi passate l’abuso di quest’aggettivo, è la storia della sua rinascita, aiutato da una donna che conosce per caso, Emma, per la quale Roberto, travolto dal cuore, è disposto a cambiare di nuovo stile di vita.

Fino al finale, che diventa d’un tratto tumultuoso e spiazzante, dove, con calma, il nostro Baraldi lascerà il lettore di sasso, drammaticamente colpito.
Così colpito che consiglio di leggerlo a tutti.
Con calma, appunto, senza fretta, immergendosi nelle sue pagine come tra le acque di un pacato lago alpino, da cui uscirete sicuramente arricchiti.

Per lo meno per me è stato così.

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