Una sera come tante, mi trovavo come sempre seduta sulla mia poltrona preferita sorseggiando la mia tisana, con in mano un libro.
In genere quando leggo il pensiero si rilassa.
In quell’istante no.
Tutti i problemi che durante il giorno affrontavo con coraggio, improvvisamente si sono liberati dalle catene della ragione e riversati rabbiosi nella mia mente.
E cosi dolori, nostalgie, rimpianti e perdite hanno iniziato a colpire ripetutamente il mio fragile cuore.
E in quell’istante, non so se lo avete mai provato, il respiro si mozza.
Ci si trova davvero sperduti e ci si lascia affogare nel marasma cacofonico di tante, troppe sensazioni diverse.
All’improvviso, in questo istante di totale disfatta, una zampina morbida si è semplicemente adagiata sul mio cuore in tumulto. I battiti sembravano voler sfondare il torace e il respiro mozzo non contribuiva certo ad alleviare tale malessere.
Cosi la zampina, con i suoi gommini cosi leggeri e cosi morbidi hanno iniziato a accarezzare il petto piano piano.
Una linguetta rasposa ha iniziato a lambire la mia guancia in fiamme e un suffuso ma potente ronfare si è unito ai battiti tumultuosi.
In un istante questo calore felino ha semplicemente acquietato la tempesta che si è trasformata in una pioggerellina sottile.
Siamo rimasti cosi per un eternità, finché sono semplicemente diventata parte di quella “burrasca” di quelle onde e da spaventose sono divenute leggiadre e una sorta di nenia che ha cullato la mia mente.
Sono tornata a far pace con i pensieri, e a avvertire il dolore non come uno stelo acuminato, ma come un lieve battito di ali che semplicemente voleva essere abbracciato.
Per molti è una pet teraphy.
Per me è semplicemente il sommo risultato dell’amore interspecie, che annulla le differenze e semplicemente ci rende meno soli.
L’ultimo amico di De Amicis è il racconto di un anima che si stanca della banalità della vita, della cecità umana e ritrova in un amico la sua ultima speranza. Quella che non lo fa assolutamente naufragare nella malinconia e nella disillusione.
Un incontro fortuito, una casualità e occhi marroni iniziano a osservare l’anima ferita e curarla con la sola presenza le ferite del cuore.
Concepito in un periodo particolarmente funesto, L’ultimo amico è la prova di quanto poco conosciamo Edmondo.
Troppo bersagliato da pregiudizi assurdi, troppo poco amato nella sua penna cosi apparentemente ridondante ma pregna di una semplicità che parte dall’animo.
Troppo poco ringraziato per il suo strenuo tentativo pedagogico di fare della massa un popolo coeso.
Nell’ultimo amico si avverte tutto il dolore di un uomo che sta perdendo non solo affetti ma anche voglia di provarci a dare una direzione etica a questa strana compagine umana chiamata massa.
Una vita dedicata alla costruzione di un sogno, che ancora oggi vediamo sfumato ( quando, quando inizieremo a sentirci italiani?) una vita piena di voglia di lasciare un ultima parola, omaggio alle generazioni a venire.
Tanto che considero il libro cuore, osteggiato dai fautori della nuova educazione, un libro importantissimo per crescere i ragazzi in valori sani e la certezza che le azioni devono dividersi in costruttive e distruttive, lasciando poco spazio all’indeterminatezza delle sfumature, al diktat del politicamente corretto, all’imperare del dubbio.
C’è tempo per comprendere il peso che sostiene le scelte.
Ma può essere eseguito solo dopo aver messo punti fermi, da tutelare contro la strana volontà di oggi di mettere tutto in discussione fornendo spesso troppi alibi al male.
Uno schiaffo è un gesto violento. E forse poco ci importa perché viene concepito come soluzione finale, se non per prevenirne ancora la genesi,
In questo mondo che piano piano dissolve le certezze, che mette alla prova le grandi anime l’ultimo amico rappresenta la summa dei grandi valori di De Amicis i gesti semplici, spontanei nati semplicemente per amore e che sono frutto di un intelligenza che non parte dalla semplice ragione, ma dal profondo di una zona anche oggi poco visitati: dal cuore.
E come è successo a me, sarà un adorabile Dick miglior esempio della fedeltà canina a venire in soccorso nei momenti bui di Edmondo, con quei tratti che spesso, ahimè mancano all’uomo, considerato cosi perfetto da essere messo a capo di questa meraviglia chiamata creazione.
Spesso sono i nostri anici a quattro zampe a ricordarci dei nostri talenti.
Sì, caro Dick: tu non sei più un cane per noi: sei un amico. E sei proprio quello che ci voleva per la nostra casa: un amico che non parla e non ride. Non mi badare; non parlo che tra me; dormi pure.