“Project digito anima” di Marco Chiaravalle. A cura di Alessandra Micheli

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Come sempre quando mi trovo a recensire un libro dalla fulgida bellezza, capace di eruttare dalle pagine, senza trattenersi, lanciando lapilli di puro incanto capaci di folgorare l’anima, fino a marchiarla a fuoco, mi mancano le parole.

In fondo, il senso di meraviglia non riesce e non può essere contenuto nei ristretti confini del concetto.

Cosi come non si può racchiudere il libro di Chiaravalle in una recensione.

Esso appartiene al regno incantato del mito, al paradiso dove vivono le favole, i giochi e in non sense, luogo delle mie errabonde fughe.

In quella onirica dimensione tutto coesiste pur essendo il contrario di tutto, trovano proprio li in quei prati dai colori bizzarri la propria collocazione e il proprio significato.

Luogo di rifugio dei sognatori, dei dissidente, dei ribelli, di coloro che hanno la capacità di guardare oltre i limiti e bramare un universo molto più complesso delle nostre stolte definizioni.

E’ il rifugio di una realtà che, stanca di essere realtà decide di giocare a nascondino tra le stringhe del tempo.

Ecco che la vediamo saltellare beffarda e ridente da un era all’altra.

Da un significato all’altro riunendo in una folle caotica danza, tutto ciò che no abbiamo disunito: letteratura colta e di svago, stili ridondanti e asciutti, emozioni buone e cattive, scienza e fiaba.

Rendendo tutto finalmente parte di un qualcosa che trascende la nostra umana comprensione e parla al lato divino di noi, li in un luogo di origine e di fine, li dove nascono le stelle e i pianeti, dove i sogni si inchinano e prendono a braccetto il reale, dove ogni favola è un fondo un bellissimo gioco.

E non è assolutamente vera a metà ma è semplicemente un’occhiale colorato con cui osservare orizzonti che cambiano distanze e contorni, continuamente, senza che questo ci terrorizzi.

E cosi il libro di marco, un pinte che riunisce la perfida divisione di un arconte geloso di tanto allegro caos, deciso a porre in perdine piramidale, in settori distinti ciò che per sua limitata natura non può comprendere.

Ecco che il cogito va contro battagliero al sum.

Ecco che la creatura arrogante si sente superiore al pleroma.

Tutta menzogna, tutta finzione.

Non esiste nessuna cesura se non nella nostra educazione portata a relegare l’impossibile nella follia dei pazzi.

Solo perché non è abituato da un allenamento costante e assiduo a crederci.

Sogno e realtà sono gemelli spesso il sogno è realtà e la realtà è il sogno di un entità dormiente e il sogno è la manifestazione materiale della forza del pensiero.

Non solo penso contro sono, ma un significato palindromo del esisto perché penso e penso perché esisto.

E’ questa arcana formula, alchemica e magica, degna di ogni migliore stregheria, che si manifesta nella somma conquista umana e moderna: il virtuale.

E’ in quel luogo della mente resa quasi tangibile che si cela il sogno di ogni iniziato.

La realtà che prende corpo dal pensiero e dall’immaginario.

Un mondo che semplicemente omaggia riverito il nostro lato creativo, quella mente che è il nostro vero dio.

Che poi quell’assaggio di potere demiurgo si sita trasformato nella mela di biancaneve, addormentandoci nel migliore dei casi o uccidendoci, è un altra storia.

Project digito anima racchiude in sole tre parole il senso della meraviglia di questo essere fatto più su delle stelle: progetto quindi ragione che si sposa con digito azione per poi riversarci come un fiume scintillante in lei, l’anima il graal che tutto contiene e che tutto trascende.

E’ l’uomo che decide anch’esso di conquistarsi un posto nell’arcano consesso di divinità, quelle che un giorno decisero di farci a loro immagine e loro somiglianza, alitando vita in un mucchietto di brunita terra.

Nel mondo immaginario eppure reale, tangibile di Marco non esiste più lo spazio limitante e il tempo minaccioso, con il suo tic tac a decidere la nostra fine a darci un andamento lineare.

Qua tutto è un meraviglioso cerchio cosi infinito come infinito è l’universo che si espande fino a raggiungere chissà quali punti.

Ecco perché con questo canto hondo, possiamo abbracciare e intersecare altre creazioni, corteggiando con fare susseguioso altre immaginazioni. Che rivivono qua non come citazioni o mere influenze ma come veri protagonisti decisi a non smettere di raccontare e raccontarsi.

Il mago di Oz, alice la mia alice, persino il mitico Golding fino all’onirico twin peask passeggiano lieti e irriverenti nel libro, lasciando la loro impronta, perché quando la parola diventa viva perché la leggiamo allora si riempie di tante voci diverse, di tanti canti, di tante sfumature.

E cosi nessun libro, nessun racconto è distinto.

Marco riesce a passeggiare in un regno precluso ai più troppo concentrati sull’oscenità del successo o della vendita.

Troppo presi da se stessi per vedere in quel giardino dai fiori sgargianti il loro aprirsi e donarci quelle storie che altri prima di noi hanno preso a prestito.

E cosi le storia non sono più di marco di Lewis di Linch o di Braum.

Ma appartengono all’infinito.

E hanno sempre qualcosa da comunicare, altri finali e altre intenzioni.

E in certi libri loro possono passeggiare, ridere con noi e invadere una trama che non sarà mai più mia tua, o sua.

Ma sarà solo un raggio di luna che irrora il nostro meraviglioso giardino chiamato mente, chiamato fantasia.

Ecco che nonostante una precisa attenzione allo stile, Project è come deve essere un libro: idea da crescere, idea che apparitene al canto eterno dell’infinito a cui noi possiamo solo dare la forma che ci aggrada.

E allora fatelo questo salto nella tana del bianconiglio.

Nel regno delle magie degli incanti e dell’assurdo, nel mondo oscuro ctonio, caliginoso delle storie.

Digito project anima è pronta per voi.

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