“Del tempo e della verità. Considerazione sulla vita” di Giuseppe Lazzaro, PAV editore. A cura di Alessandra Micheli

81HcwnwtMSL.jpg

Questi sono i giorni di estate senza fine
Questi sono i giorni,

il tempo è ora
Non c’è passato, c’è solo il futuro
C’è solo il qui, c’è solo il ora

Oh il tuo volto sorridente, la tua presenza gentile
I fuochi di primavera sono scintillanti
Oh il cuore raggiante e il canto di gloria
Piangono la libertà nella notte

Questi sono i giorni in riva al fiume scintillante
la ritrovata grazia ed il nostro tesoro scoperto
Questo è l’amore di Colui che
trasformò l’acqua in vino

Questi sono i giorni di balli senza fine e di
lunghe passeggiate nella notte estiva
Questi sono i giorni del vero romanticismo
Quando io ti tengo oh, così vicina

Questi sono i giorni in riva al fiume scintillante
la ritrovata grazia ed il nostro tesoro trovato
Questo è l’amore di quel grande Colui che
trasformò l’acqua in vino

Questi sono i giorni di adesso che dobbiamo assaporare
E che dobbiamo apprezzare come possiamo
Questi sono i giorni che dureranno per sempre
Hai avuto modo di tenerli nel tuo cuore.

Van Morrison

E’ strano come certi libri arrivino quando più ne hai bisogno.

Sei li a farti domande sulla vita, sulla tua vita, sulle scelte e all’improvviso un bivio ti appare di fronte.

In una notte buia di mezz’inverno, ecco che non sai come muoverti.

Al tempo stesso, non puoi rivolgerti a nessuno, perché è un affare tra te stessa e il tuo io, che all’improvviso tace.

Non so voi miei cari lettori, ma ho sempre avuto una voce che mi indicava il percorso.

Bene o male ogni cosa successa, sopportata, o ogni bivio, aveva il suo motivo.

Era la vita che mi guidava e mi regalava oggetti da inserire nella mia valigia.

Ma arriva un tempo in cui quella voce tace.

E’ li, l’avverti, ma tace.

E cosi ti trovi a dover capire cosa fare, perché è oramai i possibile fermarsi per chi ha deciso di camminare, sempre e comunque. Magari è la volta di aprire la valigia e tirare fuori lo strumento adatto.

Altre volte è un libro che cade ai tuoi piedi.

E ti sussurra sfogliami.

E’ questo che è avvenuto nel mio incontro con Giuseppe Lazzaro.

Del tempo, quello che scorre anche ferendoti e della verità che quel tempo magari nasconde, sotto strati e strati di eventi, delusioni e tentativi.

E allora sai che questi sono i giorni non dei bilanci ma della scelta finale, di chi vuoi essere, e anche di come scegliere di proseguire, fino alla fine dei giorni, fino a quando una mano ti condurrà in un altro luogo, un altra dimensione, laddove trionfa la pace e ti attende il volto tanto amato.

Il segreto che cerchi per continuare a sopportare il peso di quella valigia che ti porti appresso, piena di cose a volte utili, a volte inutili, piene di sogni, cosi come di disillusioni.

A Che serve il dolore allora?

A cosa serve scegliere di camminare?

Esiste un oltre da raggiungere o siamo noi stessi quell’oltre che ci appare cosi importante, fondamentale per resistere alle sferzate del vento e della tempesta?

Lazzaro non spiega e non vi dirà verità.

O almeno sta a voi trovarle nascoste nello scrigno delle parole.

Io posso raccontarvi cosa ha sussurrato a me, un mistero cosi semplice cosi immediato, forse troppo per quella mia arzigogolata mente, cosi soggetta a scovare il senso occulto anche nella semplicità.

E’ la fede.

E non solo religiosa nel senso dogmatico.

La fede che se esiste un dio che dorme, sarà il nostro bacio a risvegliarlo.

Fede che forse quel pesante fardello ci servirà.

Fede che anche quando sembra tutto sfuggirci, quando la sofferenza ci soffoca, quando l’estate è cosi lontana attutita da un lungo gelido inverno, essa tornerà.

E sarà ogni volta un dono, sarà scoperta e emozione.

La fede.

Una parola cosi apparentemente banale:

Avere fede è un’azione che ti porta oltre.

La fede è una ricerca di relazione. È un abbandono, non al destino ma a una realtà totalmente altra da vivere. È come immergersi e vivere in un qualcosa di più grande, che va oltre le nostre facoltà di percezione”.

Quella che oggi ha sostenuto forse me, in questo abisso in cui ero convinta di essere caduta.

Quando gli affetti ti vengono strappati.

Quando ti rendi conto che alla condivisione preferiamo il seguire, il sostenere una fazione.

La fece che nonostante la pioggia, il sole canta ancora oltre le nuvole.

La speranza che nutriamo alimenta la fede nella vita ed è la vita che ci risponde ogni volta che la morte bussa alla porta.

E allora grazie a te Giuseppe.

Perché adesso riesco a vedere.

Perché il mio sguardo è limpido, la mia mente lucida, la mia corazza di fede salda.

 Per me la fede nasce da questo. Credere che stiamo dipingendo la vita con una provvidenza più grande di noi. L’abbandono al Creatore non è un lasciarsi andare al destino, ma compartecipare alla creazione. 

E allora felice sorreggo la mia valigia pesante e con il mio muovermi, compartecipo danzando, alla meraviglia del creato.

 

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...