La ricerca ragazzi miei, è una delle imprese più difficili che l’uomo ha voluto mai compiere.
Forse paragonabile allo scalare l’Everest, con la differenza che, se si cade dalla cima, non ci si spiaccica.
Ma le sensazioni sono quelle, adrenalina, voglia di sfidare i limiti, e quel senso di soffocamento quando l’aria è troppo pura.
La meraviglia di raggiungere l’alto da cui osservare il mondo e vederlo diverso da come l’autorità ce l’aveva prospettato.
La ricerca è la vera libertà.
Libertà dalle catene, dai dogmi, dalle pastoie societarie, da stereotipi e pregiudizi. Nella ricerca c’è la stretta collaborazione di ogni emisfero cerebrale, si unisce in una composizione straordinaria istinto e logica, mente e spirito, tutti uniti per raggiungere la meta.
Sapendo che domani un nuovo dato rimetterà tutto in discussione.
E allora solo i prodi, i prescelti avranno il coraggio di rimettersi in discussione e ricominciare da capo.
Non avete idea di quante ricerche, giunte quasi alla fine, ho dovuto smantellare e ricostruire.
Pertanto, pur conscia del fascino della ricerca, diffido chiunque intraprenda l’ardua strada se non in possesso di una solida motivazione.
E credetemi, chi si innamora di questa disciplina non lo fa per successo, per far brillare il suo nome sul testo.
Lo fa perché è una voce che non può smettere di ascoltare.
Quindi al giovane Alessandro, deciso e imperterrito nella strada verso la ricerca storica dedico queste mie brevi parole, nate stavolta non per celebrare il suo libro (pregiata fattura d’altronde) ma per raccontarvi attraverso la sua immane fatica le difficoltà e la bellezza di questo lavoro da tanti osannato, ma da pochi compreso.
E attraverso la donna dei sigari cosi composito, credo che si possa davvero spiegare la ricerca e le difficoltà che un autore emergente, quindi alle prime armi, si trova affrontare.
Per questo piccolo viaggio, ve lo prometto non sarò prolissa, userò le parole di uno dei maestri della storiografia Henri Irenee Marrou che celebro ringraziandolo della pazienza che ha avuto con noi neofiti.
La difficoltà della vicinanza
Cerchiamo di comprendere cosa ha dovuto affrontare Alessandro nel libro.
A una prima osservazione abbastanza superficiale, il suo lavoro appare meno difficoltoso di chi, amante dei secoli lontani come il rinascimento, il seicento o il medioevo, deve realizzare un affresco di epoche oramai lontane.
Alessandro ha scelto invece un campo di ricerca apparentemente semplificato, vista l’abbondanza di documenti di prima mano la seconda guerra mondiale.
E lo fa affrontando tre precisi contesti, intrecciati tra loro da una sublime trama: Germania, America e un paesino dell’entroterra italiano.
Perché dico apparentemente facile?
Innanzitutto, dovete comprendere il fulcro della ricerca storia: non è nella reiterazione dei fatti, nello snocciolare dei dati e dei collegamenti che noi studiosi (ok io mi sono messa tre di loro, denunciatemi) troviamo il vero senso della storia.
La storia deve essere studiata soprattutto per rintracciarvi lo Zeitgeist, o spirito del tempo.
E in quel dettaglio che si trova il segreto arcano dello scorrere dei secoli e soprattutto si trova il vero valore della storia.
Ma, esiste un ma, lo spirito del tempo è come direbbe Paolo Bardelli sfuggente.
E mutevole lungo la stessa cornice temporale. A condizione che si riesca a identificarlo, si sposta continuamente. E, nella nostra era, si disloca ancora più velocemente. Intrappolati nella quotidianità, il particolare ci fa perdere il tutto, il generale. Oggigiorno le quantità di informazioni e di dati che veicoliamo ininterrottamente contribuiscono a una difficoltà di pensiero più a lungo termine: si è presi dall’oggi, è già sufficiente a livello di sollecitazioni e stimoli culturali in senso ampio.
Quindi, la complessità di libri che si avvicinano a aventi vicini nel tempo, più vicini a noi diventano più ostici perché delineare le linee e le idee che hanno permeato secoli che sono fautori di ciò che siamo oggi; risentono cioè, del nostro personale sentire.
Più il secolo è vicino a noi e più è ammantato dal sentire comune, da qualcosa che ci è stato tramandato attraverso l’educazione e la socializzazione.
E sono le idee fisse della seconda guerra mondiale e la divisione netta da cui è poi scaturita la guerra fredda a obnubilare la nostra obiettività.
Testa non può non sentirsi totalmente coinvolto in una storia che ha, bene o male, interessato i nostri nonni o persino i nostri genitori.
La seconda guerra mondiale cosi come l’olocausto e il rastrellamento degli ebrei, nonostante siamo passati 75 anni ancora permea di incubi le nostre menti.
Un altra difficoltà stavolta evidenziata proprio da Marrou, trae origine dalla crisi della civiltà contemporanea che ha messo in discussione, senza trovare alternative valide, valori potici culturali e religiosi che sono stati comunque toccati dalle guerre, dalle dittature, dagli omicidi di stato e che uscendo ammaccati hanno a volte la tentazione di ricreare un nido felice del passato, una certa età dell’oro.
Questo porta a una soggettivazione dei fatti, che porta quindi a escludere ogni dato che sia in contraddizione con queste agiografiche ricostruzioni. Si pensi agli studi sulla resistenza effettuati da Pansa tanto per citare un esempio.
Ecco perché a volte questa crisi ha portato a una sopravvalutazione della ricerca storica fino alla sua trasformazione in una sorta di storiografia scientifica.
Questo significa che essa acquista un valore determinante per tutti i rami della cultura occidentale tanto da far rendere onnipotente lo storico che decide in ultima analisi come bisogna leggere un determinato fatto o persino un libro. O stabilire cosa si intenda per nazione.
Per un libro come quello di Testa, questo eccessivo protagonismo deve essere sostituito da una sorta di relativismo anarchico, capace di far parlare la storia attraverso l’autore e non viceversa.
Distanza tra storia e eventi
Gli avvenimenti sono passati.
Su questo siamo tutti d’accordo.
Passati, significa che il loro ciclo è oramai compiuto e le conseguenze irrimediabili. Ciò che è stato è stato.
Pertanto lo storico non potrà mai diventare contemporaneo del suo oggetto; nel tempo stesso che lo conosce lo rende distante da se.
E’ questa distanza che è il fulcro della ricerca storica, ed è con questa che si instaura tra soggetto e oggetto (il fatto storico) un rapporto strano e al tempo stesso affascinante.
Questo rapporto è la dialettica tra la realtà conosciuta come passato e lo storico che tentando di conoscerlo lo fa vivendo nel presente. Si tenta cioè di rendere inteleggibile qualcosa che è distante ma che si vuole rendere vicino attraverso un atto mentale cosciente.
E come si fa?
Lavorando sui documenti e su ogni dettaglio capace di far parlare l’evento vetusto. Questa intelligibilità, quindi, può essere possibile mediante una scelta soggettiva attraverso una vastità di avvenimenti, dai più clamorosi ai più minuti e grazie a una sistemazione concettuale che egli da alla sua scelta.
In sostanza, Alessandro cosi come ogni autore, deve effettuare un azione diretta: la scelta.
Ed è in questo rapporto tra oggetto (evento) e soggetto ( storico) è attraversato da un intervallo ricco di emozioni, sensazioni e opinioni private che rientreranno anche in modo lieve nel risultato finale, ossia il libro.
La scelta di porre attenzione sulla vita dei personaggi sui loro sentimenti e amori e sulle loro decisioni finali è il vero elemento autenticamente storico del testo.
I documenti: amici e nemici.
Per scrivere un perfetto storico è oramai d’uopo la conquista dei documenti giusti.
E’ un atto guerresco della miglior specie, accaparrarsi il libro giusto o scegliere la testimonianza perfetta secondo i più assicurerebbe il perfetto substrato capace di rendere il libro un capolavoro.
Ma è davvero cosi?
Tramite tra lo storico o l’autore di storici e la realtà, sono i documenti.
E questi costituiscono non uno strumento conoscitivo, come erroneamente si pensa, ma una sorta di barriera.
I documenti non sono semplici contenitori di notizie vero e false, tendenziose o oggettive.
Non sono uno specchio obiettivo della realtà ma ne costituiscono un interpretazione. Un dato, un fatto puro giunge a noi attraverso il veicolo della cronaca o di un documento che non è incontaminato ma è a sua volta rappresentato e contaminato. La difficoltà di Alessandro diviene, quindi non solo la scelta, ma anche la capacità di essere consapevole dalla totale in-oggettività del documento scelto.
E al tempo stesso usarlo al meglio adeguandolo alle proprie intenzioni.
È nella scelta dei documenti che si trova la difficoltà dello scrivere ma è anche in quella scelta che è possibile mettere alla prova l’esercizio di un vero autentico talento, riuscendo a stabilire con acutezza e intuito le condizioni di utilizzo delle diverse categorie di fonti storiche.
In questo caso, pur essendo un emergente, la sua bravura è nell’aver utilizzato non solo fonti scritte (ottima la scelta del testo “Come eravamo negli anni di guerra” di Arrigo Petacco) ma anche visive ( ottima l’idea di utilizzare internet riguardo la città di Griefswald utilizzando anche webcam e diari di viaggio) e anche fonti dirette come gli scambi di mail con alcuni funzionari della Biblioteca pubblica di New Haven, nel Connecticut per quanto riguarda la parte relativa agli stati uniti e in particolare per la Pizzeria Pepe’s e il ruolo dei giovani italo americani nelle operazioni del servizio segreto in Italia.
Conclusioni.
Il pregio dei libri storici non è quello di raccontarci soltanto un avvenimento, ma di riempire lo spazio dialettico tra fatto e soggetto di un inifinità di emozioni, suggestioni diverse, capaci di darci un’immagine il più accurata possibile dello spirito del tempo, dell’ethos che caratterizzava quei tempi lontani e persino farci comprendere il nostro presente.
Alessandro Testa è stato bravissimo, sia nella ricerca sia nell’affrontare le difficoltà elencate a tracciare un arazzo di un passato che ha determinato chi siamo oggi e ha posto le fondamenta per poter costruire un diverso futuro.
Attraverso i suoi personaggi la stessa Umanità di destreggia tra abissi cadute, e rinascite, con quella strabiliante capacità di rispondere al male con l’eterno sentimento reso celebra da Dante, quello che muove il sole e le altre stelle.
Fonti
L’ha ripubblicato su Surfing lifee ha commentato:
Un ottimo articolo di Alessandra Micheli di Les fleurs du mal – Blog letterario su La donna dei sigari, un libro che ho amato sin dalla prima lettura. Consigliatissimo a chi si accinge a scrivere un romanzo storico.
La ricerca è la vera libertà, inizia così ed è una grande verità.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie ❤️❤️❤️❤️❤️
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: Terza tappa del Blog Tour de La donna dei sigari
Pingback: Ultima tappa del Blog Tour de La donna dei sigari