Questa settimana ho letto per voi un libro della Casa Editrice Scatole Parlanti, “Mimesi” scritto dalla penna, o meglio, dalle mani sapienti di Maurizio Fierro.
Scrivere una recensione per un Giallo, Thriller o per tutti i generi correlati di queste sfumature, è sempre molto difficile, lo sapete bene.
Trovare le parole giuste, dire… senza dire del tutto, è abbastanza complicato, insomma, anche questa volta le difficoltà ci sono state.
Cercherò di raccontarvi al meglio ogni passo.
Frank Cabodi è un tenete della polizia di Vancouver, un uomo con delle origini importanti che affondano nelle cultura dei nativi americani, nel Central Okanagan, in Canada, appunto.
Le sue origini, del popolo di Kwakiutl, saranno sempre presenti nel percorso della storia, e saranno anche un punto di snodo importante per il protagonista.
Il libro si apre con un omicidio che metterà alla prova il tenente Cobodi.
Anne Gagnon, prima e Alice Leblanc, dopo, sono le vittime che l’assassino ha scelto, con cura o forse per caso, proprio questo è quello che il tenente deve capire, valutare e analizzare. Così farà.
Studia per giorni e giorni i due casi, perché sa che c’è qualcosa che non torna, c’è qualcosa che gli ronza per la testa, ma non riesce a mettere a fuoco, fino a quando…
Fino a quando qualcosa lo porterà a Montreal, un nuovo omicidio con lo stesso modus operandi: Theresa Williams la terza vittima.
A Montreal incontrerà il suo alter ego, Amanda Perkins. Qui finalmente tutto prenderà forma. Pagina dopo pagina la matassa viene sciolta, ovviamente i colpi di scena e gli ostacoli sono sempre dietro l’angolo. Senza difficoltà sarebbe tutto troppo semplice.
Il mio racconto sulla trama termina qui, non vi dirò nulla di più, perché come dico sempre, certi libri devono essere solo letti, posso però aggiungere qualcosa in più su quello che gira intorno al libro e al suo autore.
Ho apprezzato molto il viaggio che ci fa fare il nostro scrittore, tra i luoghi sempre poco citati e conosciuti dell’America del nord, soprattutto, descrive una popolazione con la sua cultura, in modo così affascinante e dettagliato. Come vi ho cennato prima, le origini del protagonista sono una colonna portante del libro. Il viaggio interiore che farà il tenete Cobodi, per ritrovarsi in qualche modo, nel suo profondo, durante la storia, lo aiuterà a raggiungere la strada per risolvere gli omicidi.
Fierro non lascia nulla al caso ed è qualcosa che ben pochi scrittori riescono a fare, è stato attento ad ogni particolare descritto e raccontato, descrivendo i luoghi con cura e dettagliatamente. Si capisce subito che dietro ad ogni pagina ci sono le dovute ricerche per la storia, per i luoghi e per le descrizioni, e credo che sia davvero importante. Un esempio che mi ha lasciato per certi versi, basita, è la minuziosa descrizione dell’aeroporto di Montreal, che per alcuni può essere una sciocchezza, ma sapere che l’autore ha fatto verifiche, cercando di portare il lettore in modo realistico nel luogo, la trovo una cosa davvero importante ed intelligente.
Documentarsi non è mai una cosa scontata, per questo l’ho davvero apprezzato. La determinazione nel scrivere qualcosa di perfetto, fa sì che si arrivi alla perfezione, e Fierro non ci è andato troppo lontano, lo ammetto. Anche il suo modo di scrivere, aiuta il lettore ad entrare in contatto con i protagonisti, e non solo. Ho trovato, una scena in particolare, in cui il protagonista ha un incontro con lo zio Arthur in una baita nel bosco, e succede qualcosa (perdonatemi sul mistero delle mie parole) che il lettore e Cobodi diventano tutt’uno. Vi è un patos che stravolge e coinvolge.
Se posso parlare di difetti (concedetemi questa parola pesandola, vi prego) invece, avrei sviluppato i capitoli finali in altro modo, portando diversamente alla “scoperta” dell’assassino; ci sono stati momenti, verso la fine, in cui ho visto la storia perdersi e perdere l’obiettivo, per poi riprendersi nel capitolo finale, non è un vero e proprio difetto, sia chiaro, ma una sfumatura che avrebbe, forse, fatto differenza.
Con questo direi che vi ho detto tutto o abbastanza per consigliarvi di leggere un buon libro.