Un resoconto storico diventa un romanzo, un romanzo che avidamente leggiamo con la consapevolezza di conoscere persone e non personaggi.
Un’opera incredibile, con una ricostruzione documentata in maniera certosina.
Ogni nome, luogo, particolare di guerra, è ampiamente spiegato nelle numerose note alla fine di ogni capitolo. Impensabile poterne fare a meno, in quanto aumentano, se ce ne fosse il bisogno, il senso di realtà che il libro merita.
Non si tratta di una storia d’amore nata in tempo di guerra fra due personaggi scaturiti dalla fantasia di uno scrittore e resi verosimili da fonti generali. Assolutamente no. Questa è la storia del soldato Joe Cormwell, statunitense, e della parigina Yvette Morin.
Joe precipita con altri compagni, abbattuto dalle forze tedesche e la famiglia Morin, che fa parte della Resistenza francese, aiuterà nella fuga lui e decine di altri soldati alleati.
Questa è la storia di una Parigi snaturata, piegata, deformata dalle visioni naziste del Fuhrer.
È Parigi, ma è come se non lo fosse; le svastiche sono ovunque, si sente parlare tedesco, si vedono uniformi straniere.
Una resa amara, capitolata per salvare la Francia, ma a cui il popolo francese si ribella. Nascono quindi le associazioni della Resistenza, uomini e donne che rischiano la vita per un amore di patria che va oltre la paura della morte.
Un concentrato di saldi principi che non tramontano, un’armata segreta coraggiosa che non scende a compromessi. Il cuore pulsante della Francia.
L’incontro fra Joe e Yvette nasce in un rifugio segreto per soldati: profondo e improvviso come solo in tempi disperati può accadere ma con l’amara consapevolezza della insita fragilità.
Colpisce al cuore, questo libro, per l’atmosfera ricreata con minuziosa dedizione. Traspare l’umore di Parigi, splendida città deturpata, traspare lo sbigottimento, l’angoscia, il senso di impotenza di decine di soldati abituati alla prima linea e costretti alla clandestinità, traspare l’indomito coraggio della rete della Resistenza pronta a tutto.
Un mondo crudele e surreale.
Ma è quello che accadde, loro sono persone.
Uno scritto che forse indugia su troppi particolari ma senza i quali sarebbe una racconto come tanti. Questo non lo è: è personale, intimo, vero.
L’autore ha incontrato Yvette, ci ha parlato l’ha avuta davanti a sé. La scena non è descritta ma è come se lo fosse, è lì, vivida, davanti a un lettore incredulo, triste ed esasperato dall’atrocità del conflitto.
Yvette Morin ha parlato con Stephen Harding.
Forse per la prima volta nella mia nuova vita di lettrice digitale, ho rimpianto di non avere l’edizione cartacea di questo volume.
Per me il libro non è la carta, il libro è il messaggio, il senso, l’emozione che mi suscita, ma qui, alla fine del volume, mi sono trovata ad accarezzare sullo schermo le fotografie dei Joe e Yvette, a scrutarle, a penetrarle con lo sguardo per cogliere ogni loro sfaccettatura: è difficile non desiderare di toccare quelle foto dopo averli conosciuti. Perché è questo che Stephen Harding riesce a fare: ci rende parte di quel mondo non poi così lontano.
Questo non è una storia d’amore o un thriller.
Questa è la realtà che visse Parigi, che visse Yvette, che visse Joe, che vissero decine e decine di soldati in cerca di salvezza. È una storia di salvezza, coraggio e Amore : per la patria, per la famiglia, per lo straniero.