A volte il rovesciamento dei ruoli mi serve.
Mi serve perché altrimenti la vita appare troppo lineare totalmente aliena del mio io.
Che si nutre e prospera nei contrari, nel bizzarro e nel non senso.
Cosi anche i generi che devono venerare la divisione netta dei ruoli, mi appaiono soffocanti.
Badate bene, comprendo che il male è male e il bene è bene.
Non ci vuole il Marzullo di turno per farmi capire la differenza tra un sorriso e una lacrima, tra ferire e abbracciare qualcuno.
Ho una coscienza bella vispa e lei è la luce che illumina questo fosco mondo.
Però..e si cari miei lettori esiste un però.
Come direbbe il buon vecchio Edoardo Bennato, che ha in fondo ripreso il concetto del tao, esiste un unico grande dio nel mondo: l’equilibrio.
E per ottenerlo quello che so autoregola ogni qualvolta che l’eccesso minaccia la struttura interna (uomo) o esterna ( società), bisogna che ci sia il grigio a dominare.
Non il bianco e nero.
Ma la sfumatura.
In ogni bene cosi esiste un po’ di male, in ogni male un po’ di bene.
Del resto lucifero non era un angelo?
E Caino non ricevette dalla divinità il marchio che lo rese intoccabile? Quella è la regola.
Quella è la salvezza di un mondo che non può essere totalmente perfetto.
Anche la stessa parola sacro ha in se i contrari: puro e impuro che danzano assieme e si abbracciano, e magari chiacchierano in un dialogo che sa di terno.
Ecco ogni tanto libri che ci ricordano questa arcana verità ci vogliono. Devono esistere e prosperare nella nostra mente eventi e trame che mescolano un po’ le carte, distruggendo le nostre certezze e mettendoci un po’ in discussione.
Quei libri che, quando la parola fine si palesa dinnanzi agli occhi ti lasciano attonito e un po’ irritato.
E inizi a pensare dove davvero nasce e prospera quello che noi chiamiamo male.
O disordine, o Caos, o ogni altro aggettivo che narra la distorsione in senso al fatto chiamato vita.
E la donna francese è uno di questi arguti libri.
Racconta e ti dona un personaggio quasi buffo, un eroe.
Ma all’improvviso l’autore viene scavalcato dalla parola stessa che prende vita e inizia a auto raccontarsi.
E cosi l’autore svanisce e con lui tutta la sua retta mente, la sua logica precisa.
La storia inizia a crescere e riprodursi giocando con noi come il gatto con il topo.
Fino a stravolgere, irriderci e deriderci.
Cosi i buoni divengono cattivi.
I folli sani e i sani folli.
La bellezza sfiorisce per dare origine a cosa celava: il volto della decadenza.
Tutta la magia diviene banale, assurda e ci si chiede com’è possibile essersi lasciati abbagliare da tali cliché.
Ecco che la donna Francese diventa il nostro ghignante Joker che bussa alla porta e ci chiede vuoi giocare a poker?
E nel poker lo sapete il bluff finale è SEMPRE possibile.
E qua credetemi, si gioca a un poker tremendo.
La posta in gioco?
Le vostre convinzioni.
La vostra abitudine.
Persino la quotidianità di una lettura.
E tutto diventa grottesco e al tempo stesso, forse più vero.
Perché la realtà in fondo non è altro che un abile gioco di specchi, impersonato dal prestigiatore di turno.