“Morte all’Ombra dello Space Needle” di Marcella Nardi. Self Publishing. A cura di Francesca Giovannetti

Nei pressi del simbolo di Seattle viene ritrovato il corpo di una giovane ragazza. L’assassino confessa, per suicidarsi in prigione subito dopo la sentenza. Sembra un caso chiuso fino a quando, trent’anni dopo, viene preso di nuovo in mano dall’avvocato Joe Spark, investigatore dilettante, spinto dalle insinuazioni dell’anziano Andrew Robinson. Inizia così questa indagine, nel pieno stile di ricostruzione di un cold case, per fare luce sui lati oscuri del delitto.

Una trama avvincente e solida, con un finale decisamente spiazzante, come si conviene a un giallo ben scritto. I personaggi sono delineati con abilità. Ognuno di questi ha una sua caratteristica, un gesto, un tratto somatico, che li rende immediatamente riconoscibili al lettore. Uno dei pregi che più colpiscono, in questo libro, è la capacità dell’autrice di creare scene e ambientazioni in maniera vivida e vitale: il lettore le vede, curioso spettatore di un intricato mistero da risolvere. Passo passo, conosciamo Joe Sparks e tutto il mondo che lui vive: è un personaggio carismatico, arguto, perspicace, con un’intelligenza fuori dal comune e un’attenzione ai dettagli invidiabile. L’autrice guida nelle danze i suoi personaggi e il lettore con una scioltezza molto accurata. A dare inizio a tutto, un altro personaggio molto originale, Andrew Robinson, un anziano tipografo in pensione; enigmatico e ambiguo, suscita sentimenti contrastanti nel lettore. Altro punto di forza sono i dialoghi efficaci  e ben dosati.

Per ultimo, ma assolutamente non per importanza (tutt’altro!) è il messaggio. Il colpevole perfetto non sempre si rivela quello reale. Joe Spark lotta contro avvocati, detective e giornalisti che seguirono il caso, tutti convinti della colpevolezza di un giovane. Come resistere a una confessione di un tipo “strambo”? Perché scavare dentro ciò che è all’apparenza sistemato? È l’istinto di Joe Spark, tenace fino al midollo, a non mollare e a dimostrare che forse, con un pizzico di attenzione in più e una valanga di pregiudizi in meno, la verità è in grado di riemergere, anche dopo trent’anni. Niente è come sembra o come avremmo desiderato che fosse.

Consigliato!

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