
In una sera piena di tristezza, una sera in cui il dolore inclemente bussava insistente alla mia porta, da troppo tempo serrata per paura delle sue ghiacciate fauci, mi sono trovata tra le mani questo piccolo prezioso dono.
Un libro.
Si proprio un oggetto di carta e parole, quello che appare troppo umile e misero per colmare vuoti atroci.
O almeno cosi il volgo pensa, cosi la massa si convince rendendosi fragili di fronte al manipolatore di turno.
E io in quella sera quel libro l’ho aperto, letto e pianto.
Ma un pianto diverso benefico come quello che disseta campi e boschi, come quella pioggia che lascia un profumo soave al suo passaggio.
Ho pianto perché mi sono ritrovata non tanto nelle vicende di quelle due sorelle ma perché a Casa glicine ci sono passata quasi per caso.
E sono stata accolta dall’odore di torte appena sformate, cosi simili a quelle di mele e cannella della mia amata nonna.
E in quella casa sono rimasta, chiedendo asilo per questo povero cuore indifeso.
E tra una parola e un altra il miracolo è avvenuto.
Dietro gli occhi impregnati di lacrime e sale un sorriso è spuntato.
La consapevolezza che nonostante una ferita aperta e arrossata, posso ancora stupirmi di piccole meraviglie quotidiane.
Il rumore allegro della pioggia, affatto triste come lo descrivono gli stolti poeti, ma cosi fiero e cosi potente.
Il vento che fa raccontare storie agli alberi, le stagioni che si susseguono gioiose anzi stimolate dalla morte dell’inverno.
E la forza, quella di andare avanti nonostante tutto.
Perché è facile sognare miracoli quando la vita non è altro che una strada assolata.
Ma forse è nella burrasca che bisogna davvero imparare a danzare.
E se a farlo ce lo insegna un libro, un piccolo prezioso libro allora è forse più facile.
Custodirò dentro il cuore piccoli miracoli a casa glicine.
Forse metterò il libro sotto il cuscino e lo sfiorerò ogni volta che il dolore busserà al mio cuore.
O forse semplicemente lo leggero assieme a lui, perché smetta di essere fiera famelica, ma diventi gatto sornione capace di fare fusa.
E considererò ogni perdita soltanto come un arrivederci, momentaneo, iun attesa di una grande festa.
In fondo ritrovarsi dopo una lunga attesa non è altro che un piccolo, grande miracolo.
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A te che mi aspetti a casa glicine .
Bella come sempre.