
Un altro capolavoro del genere , scaturito dal genio della Hope edizioni. Sono questi i testi che mi ricordano perché ho scelto di parlare del mondo di carta e affidare la mia lealtà alla parola scritta.
In questo caso rispetto al bambino della porta accanto, qua cambia totalmente l’ambientazione.
Totalmente ragazzi miei.
Non abbiamo un luogo felice, né idilliaco grondante però di oscuri segreti.
In “resta immobile” il segreto è bello che rivelato.
E l’unica certezza che ci presenta è quella di una realtà malsana, luogo di corrotti, di perduti con storie davvero tragiche alle spalle.
Storie di violenze e di orrori, storie di speranze perdute lasciate vagare come gatti randagi per strade piene di pericoli.
E ovviamente i sogni sono solo lontani ricordi.
Rarefatti quasi masi esistiti.
Essi lasciano corpi oramai vuoti, decidi a autodistruggersi per evitare di contemplare lo sfracello di un mondo che perde, inesorabilmente, se stesso.
Ecco il quartiere tipico di ogni città occidentale, quell’antro oscuro di prostituzione e crimine, di droga e disperazione, lontano dagli occhi della gente perbene, con sue regole incapaci di abbracciare la giustizia.
E in questo universo parallelo fatto di marcio, la gente volta lo sguardo decisa a arrivare sotto le luci del riflettore e a lasciare i quartieri malfamati al loro destino.
E alla loro utilità sociale: quella di renderci apparentemente persone migliori usando l’arma del confronto.
Al confronto di queste zone, infatti, anche il peggior cinico del mondo appare una persona perbene.
Anche il più egoista può elevarsi e lasciare a terra la sua banalità e la sua grettezza perché esisterà sempre qualcosa di peggio, che supererà i difetti dell’altro.
E sopratutto quelle zone, richiamo al loro progenitore WhiteChapel, dimostrano al mondo cosa accade a chi non accetta le convenzioni sociali e le regole dell’apparenza.
E’ quello che accade a una delle protagoniste, incapace di accettare i compromessi della borghesia, incapace di nasconderei l marcio sotto il tappeto.
E allora è meglio far parte di un mondo di perduti, condannati dall’oblio e dal biasimo umano, ma forse capaci anche di accettare sentimenti scomodo come rabbia, dolore, disgusto e voglia di vendetta.
Rimani immobile colpisce come un pugno perché è talmente reale da poter rivelare i luoghi “scabrosi” di ogni paese, capace di narrare del degrado di ogni società definita perbene, definita ricca, definita civile.
Ma di civiltà, quella vera non fatta di gadget e emblemi di benessere non resta molto.
La Regan usa perfettamente la parola scritta per comunicare una serie di sentimenti che ignoriamo, perché ci terrorizzano.
Racconta il fuoco della rabbia quello di chi non riesce a contemplare l’umiliazione, l’ipocrisia e la corruzione come male necessario per un sistema fecondo.
Non riesca ad accettare che, per sentirsi probi abbiamo sempre bisogno della vittima, del dissidente, del deviante.
E sopratutto la sua protagonista, straordinaria nelle sue fragilità non accetta la corruzione.
Perché essere corrotti significa davvero uccidere l’ultimo barlume di coscienza capace di renderci umani.
E cosi rimani immobile raccontando degli ultimi ci fa scoprire un po’ di noi.
E sarà proprio il sentimento che predominerà durante la lettura a descriverci: se scaturirà un “in fondo se la sono cercata” avremo perso l’ultima chance di tornare umani.
Spersonalizzare l’altro e renderlo quindi preda di bassi istinti è come arrendersi di fronte alla sfida dell’universo: se non riuscire a diventare perfetti, avere almeno la speranza di essere perfettibili.