
Non è la morte a spaventarci.
E’ cosa esiste e se esiste qualcosa oltre il velo.
Se il nostro corpo una volta decomposto sparirà in un soffio lasciando solo un impronta di cosa era.
O se l’anima immortale semplicemente lo farà rivivere in un altra forma, in un altra dimensione.
Se la morte è uno stato apparente o se è la definitiva cesoia che sentenzia il nostro destino: quello dell’oblio.
Ed è forse questo terrore, quello di non lasciare traccia, quello di esistere quasi come un sogno labile di qualche divinità beffarda che ha creato tanti miti sulla morte o dopo la morte.
E cosi emergono fantasmi, emergono i vampiri che continuano una pallida imitazione del nostro quotidiano vivere nutrendosi dell’essenza stessa della vita il sangue.
Ma un mito più di tutti ci terrorizza e ci affascina: quello del revenants.
Il redivivo, colui che usa la morte soltanto come una porta per divenire altro.
Noi lo chiamiamo zombie e gli doniamo tutte le peggiori caratteristiche umane: fame, crudeltà, mancanza di coscienza.
In fondo, lo zombie è l’essere peggiore che affronta la velata signora, privo di una coscienza divina, di un anima, è soltanto soggetto agli istinti basilari.
Non prova più nulla.
E’ solo un corpo che ci muove e finge di vivere.
Ecco che ultimamente, causa pandemia o forse a causa di un eccesso di modernità l’apocalisse zombie è diventato il nostro incubo fatto carta e parole.
Lasciati dietro di noi i famelici, ma senzienti, alieni stile Wells, adesso dobbiamo fare i conti con esseri privi di spirito.
E cosi zombie gore non fa altro che raccontare, un un modo totalmente originale e innovativo, la caduta della quotidianità e il piombare in un incubo senza fine.
Una gita, un qualcosa che è cosi innocente e forse banale, diviene semplicemente la perdita di ogni certezza.
Non c’è divertimento, giochi o trasgressione.
Esistono solo loro, i mostri che divorano l’umanità fino a prenderne possesso in un apocalisse che sa di punizione.
Enormi folle di cadaveri che camminano, che minacciano e vogliono solo nutrissi e creare altri come loro, ottusi e dediti tutti all’istinto primordiale, capaci di spazzare via questa creativa umanità.
Tra fughe rocambolesche e un terrore improvviso che fa palpitare il cuore, il racconto vi trascinerà con se.
Fino a farvi perdere la cognizione dello spazio e del tempo.
Eppure…perdonate questa pomposa vecchia signora.
In fondo zombie è il nostro stato attuale.
Noi, umanità creata brillante e capace di toccare il cielo, ridotta a seguire una masnada di frivole proiezioni virtuali capaci di decidere cosa farne della coscienza.
E sapete cosa ne esce?
Un altra apocalisse zombie.
Magari non mangiano cervelli, non uccidiamo.
Ma siamo privi di libertà e mente, guidati solo da istinti primordiali e da una voglia sfrenata di vanità.
Ma senza anima siamo solo gusci vuoti.
Per quanto il libro ci terrorizzi forse l’apocalisse zombie non è solo un tema letterario.
Pensateci.