“Il fantasma dell’abate. La tentazione di Maurice Treherne” di Louisa May Alcott, Traduzione a cura di Isabella Nanni. A cura di Alessandra Micheli

Raccontare la bravura di artisti senza tempo è per me dramma.

Non mi sento neanche degna di scrivere neppure il nome della Alcott figuriamoci a recensirla.

Cosa dire della nostra autrice?

Come raccontarvi l’innovazione che ha inserito nei suo libri o la prolifica sua produzione capace di spaziare dal romanzo pedagogico al gotico più puro?

Eppure sento che è necessario farlo affinché anche voi, come me vi innamoriate di Louisa May Alcott.

Tutti noi la conosciamo per i suo i testi più famosi come la tetralogia di piccole donne.

Altri hanno sognato su una ragazza fuori moda o gli otto cugini.

Altri ancora, appassionati di uno stile poco compreso si sono lanciati a cercare altre produzioni meno conosciute, meno educate e pi consone al gusto letterario sperimentale che tanto andava di moda all’epoca.

E cosi abbiamo “un lungo fatale inseguimento d’amore”, “passione e tormento” o il qui presente “Il Fantasma dell’abate”.

Cosa li rende diversi eppur simili ai libri precedenti?

Per comprendere la portata innovativa del suo stile è doverosa una precisazione e una sorta di riparazione dei torti.

Per molti sdegnosi intellettuali, piccole donne e le altre produzioni sono eccessivamente moralistiche e pesati con quelle massime di vita che sembrano tarpare le ali alle sue eroine.

Nulla di più sbagliato.

Significa disconoscere il valore politico e sociale dei suoi scritti.

Come politico, direte voi, miei adorati lettori.

Si politico.

Nel senso più etimologico del termine ossia forte fu la sua volontà di incidere profondamente sulla vita sociale e quindi politica ( da polis. Ossia società) del suo tempo con un occhi odi riguardo alle donne.

E quindi possiamo ritenere la Alcott una femminista a tutto tondo.

Se leggiamo bene ogni sua produzione, da quella più pedagogica a quella più sensazionalistica e popolare, noteremo tutta la sua carica ribelle.

Piccole donne non è un sermone è un rinnovamento rispetto al sistema educativo delle giovani del suo tempo, profondamente inserite in un contesto sociale che le voleva belle, educate, disponibili e frivole.

Se si osservano le protagoniste dei suoi scritti, soprattutto la signora March e la bellissima figura di Beth e di Jo, si nota una sorta di anticonformismo che a noi appare scontato, ma che all’epoca era strabiliante.

E scandaloso.

Le sorelle March seguono i consigli di una madre che non le vuole pedine sullo scacchiere dell’intrigo societario, matrimoni fatti per acquisire potere e prestigio.

Ma le vuole libere, felici e indipendenti.

Sposate per amore e sane da un punto di vista mentale e soprattutto economico.

Ogni sorella March lavora o ha una passione creativa.

Sceglie con il cuore e mai con il portafoglio.

Sceglie di amare la sostanza e mai l’apparenza.

Evita il compromesso e non rinuncia mai, per un bene effimero a se stessa.

E’ lontana da modelli superficiali e sciocchi di tanti testi di allora che prestavano la donna una creatura fragile incapace di pensare e badare a se stessa.

E sopratutto, ed è la forza di Beth la gioia, la soddisfazione, la realizzazione non arriva necessariamente con il matrimonio.

Una ragazza fuori moda, cosi come Rose del libro degli otto cugini, presentano lo stesso modello anticonformista di piccole donne.

Polly (una ragazza fuori moda), rifiuta il mondo basato sull’esteriorità e preferisce una vita piena di impegni e di emozioni vere.

Rose di otto cugini, rifiuta di essere standardizzata in un preciso modello femminile, delicato e isterico e decide di viver con semplicità e altruismo il suo ruolo sociale.

E di lasciare che le emozioni e le passioni la riempiano.

Ogni protagonista femminile rispecchia il rifiuto della Alcott di perbenismo e moralismo della provincia americana.

I suoi libri sono riformisti e manifesti e puro femminismo cosi come lo era la nostra Louisa.

E adesso arriviamo al libro in questione.

Sapete chi ammirava profondamente la nostra autrice?

Edgar Allan poe, Nathaniel Hawthorne e Johann Wolfgang Goethe, i cosiddetti scrittori dark.

Tanto da volerli seguire dando alla stampa libri firmati con uno pseudonimo A. M. Baqrnard.

Con la libertà datale dall’anonimato ella sperimenta nuovi generi, e lascia che la sua anima e la sua arte parlino senza ostacoli.

O pregiudizi.

Ecco che le storie gotiche prendono vita, con fatali e oscure passioni, con protagonisti al limite del lecito amanti, spesso di gioco d’azzardo di paradisi artificiali o signorine disinibite e intraprendenti, persino fumatrici, udite e udite di oppio e hashish.

Molti diverse apparentemente da Jo, Polly e Rose, ma altrettanto simili con il loro rifiuto dello stereotipo della brava fanciulla di provincia.

Non erano brave, erano tutt’uno con la loro anima più autentica.

Completamente simili alla loro madrina, che fu una donna meravigliosa, dalla vita complessa e dalle idee cosi moderne da anticipare i nostri tempi.

E questo libro, con la meravigliosa traduzione di Isabella Nanni, fedele al testo originale come non mai, ci racconterà molto più di Louisa di quanto possa fare io.

La sua anima oscura e al tempo stesso forte e brillante, il suo odio per le bugie e i sotterfugi e quella sua vena di passione che spesso, in piccole donne viene quasi sacrificata per il suo ardor politico.

E troverete quello spirito tagliente, avvertito con garbo negli altri scritti che però fa della Alcott, una meravigliosa osservatrice capace di tratteggiare con ironia, un pizzico di perfidia e con sarcasmo le fobie, le ossessioni e le mancanze di un intera categoria sociale

Ogni personaggio è cosi abilmente inserito in quella capacità di delineare pregi e vizi che raccontano una storia diversa sull’idea di integrità della sua epoca: bastava tener segreto, continuare la recita e mai smettere di indossare una maschera.

E crea cosi, nonostante una trama apparentemente banale e tutta incentrata sul cliché gotico, i personaggi spiccano con la loro complessità, cosi vivi e cosi vicini a noi che il testo sembra riuscire a azzittire la temporalità o e danzare con leggiadri in un epoca sospesa, in cui futuro e passato si intrecciano inesorabilmente.

Spero vivamente che leggendo il fantasma dell’abate, Louisa diventi per voi affascinante e degna di ammirazione, come è per me.

Una grande, meravigliosa donna da cui apprendere.

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