“Archeologia misteriosa. Gli enigmi che la scienza non ha mai risolto” di Alfonso Cappetta, Newton Compton. A cura di Alessandra Micheli

Uno dei miei libri preferiti è stato un illuminante saggio di Michael Cremo e di Richard Thompson “archeologia proibita”, sempre della Newton.

In questo testo si analizzava la storia segreta della razza umana, che appariva diversa per evidenze archeologiche di stampo eretico, da quella ufficiale.

Il modello della preistoria umana, edificato con tanta cura dagli scienziati degli due secoli sia…totalmente sbagliato.

Ci sono troppe prove che mettono in discussione le teorie e troppa poca voglia di ripensare alle stesse in virtù delle nuove scoperte.

Ed è questo il dramma di un certoestablishment accademico: sono i dati a essere inseriti spesso a forza nelle teorie, considerate intoccabili, invece di usare questi ultimi semplicemente per proseguire sulla strada dell’evoluzione.

Ogni scienza umana, a differenza di quelle più prettamente matematiche e fisiche, è soggetta a una strana malattia: l’autorevolezza di chi l’ha proposta.

E’ la voce dell’archeologo cosi come dello storico a divenire garanzia di verità.

Non è più il dato a essere venerato ma il concetto, impossibile da criticare, impossibile da intaccare.

Eppure nella pratica, quindi negli scavi ci sono spesso troppi reperti inconsueti, e troppi considerati impossibili.

Sono gli ooparts ossia ciò che non può esistere.

E non può esistere perché un nome altisonante ha deciso che la linearità dell’evoluzione umana sia da considerare un dogma teologico.

Eppure…

Da tanti anni accumulo testi di archeologia di antropologia e di storia.

E in ognuno di essi non ho mai, e sottolineo mai riscontrato la linearità di cui tanto vanno fieri gli intellettuali.

La realtà che la circolarità delle faccende umane è soltanto una convenzione comoda che ci permette di non indugiare sugli angoli della vita, quelli oscurati o ignoti che rappresentano il fattore di entropia, danno e maledizione di ogni costruzione scientifica.

E’ come se in questa scienza che dovrebbe venerare il reperto, il dato, che dovrebbe trovare più utilità nel rumore del messaggio, noi infondessimo le nostre personali idiosincrasie, convinzioni e perché no timori.

E la trepidazione è che la vita sia meno scontata o banale di come la linearità ci presenta: sia un punto di partenza chiamato A che arriva direttamente a B, seguendo una linea retta.

O al massimo circolare.

Ecco che bisogniamo di una preistoria fatta da ominidi lenti e fragili per arrivare alla perfezione di questo nostro postmoderno: l’uomo sapiens sapiens, dominatore del tempo, sovrano supremo della tecnologia e del progresso.

E cosi ci sentiamo di nuovo un popolo eletto capace di fa uscire la nostra specie dall’abisso dell’oscurantismo scientifico e sociale.

Ma è davvero cosi?

Al pari di archeologia proibita il libro archeologia misteriosa ci pone davanti un evidenza a dir poco agghiacciante verso il nostro passato. Non più demone da superare, mostro a cui sfuggire, ma tradizione e esperienza che…ritorna.

Capite?

Leggendo il libro di Cappetta non vi sentirete il culmine dell’evoluzione umana, anzi.

Vi sentirete soltanto stolti che hanno semplicemente re-imparato non solo valori ma sopratutto…tecnologie.

E questo ci pone fuori dal consesso delle divinità e ci fa apparire semplicemente parte di un meccanismo che, dal lineare, passa a un movimento a spirale che è fatto di corsi e ricorsi.

Benedetto Vico!

Lo aveva compreso prima di noi che la storia e quindi l’evoluzione umana è esclusivamente un ricordare apprendimenti incisi nel nostro DNA, e percorrere una strada tracciata dai lontani progenitori.

Che appaiono quindi non soltanto, e sottolineo soltanto, ominidi privi di intelletto. Ma mostrano la magnificenza di una civiltà che era..progredita. Ma molto progredita.

Senza scomodare extraterrestri o buchi nel tessuto temporale ( concetti che comunque sono oramai dimostrabili dalla moderna scienza della fisica quantistica) la vera scoperta è una:

Possibile che in epoche ben più remote l’uomo se ne sia stato semplicemente a guardare, per nulla stimolato dall’ambizione di affinare le proprie capacità e potenzialità, limitandosi a sfruttare l’enorme creatività di cui disponeva solamente per decorare caverne e poco altro? Difficile a credersi.

L’analisi del nostro passato storico-archeologico tramite vestigia fascinose e inspiegabili e manufatti che hanno per così dire dell’“impossibile” racconta di un’evoluzione tecnologica dell’uomo ben diversa da quella comunemente propinata dall’establishment accademico.

Ed è quella verità, scomoda e difficile da accettare perché ci rende comparse sulla grande scena della creazione, che gli ooparts dimostrano. Dai teschi di cristallo, al meccanismo di Atikitera, dalle linee nazca, alla statuette di Acambaro passando per il famigerato aliante di saqquara, il nostro passato non ci apparirà più cosi noioso.

E forse ritroveremo la passione per radici che non fanno altro che raccontarci quanto è meravigliosa quella creatura chiamata uomo e di quale genio è dotata!

Gli ooparts indicano che il passato dell’uomo è stato caratterizzato da un “sapere arcano”, e, come sosteneva Andrew Tomas, «la fonte di quel sapere originale va cercata nelle profondità del Tempo e dello Spazio».

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