
“Mambo” Ecco la parola finale del libro ed è stata d’ispirazione.
“Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.“
Scrive Rudolph Nureyev nella sua struggente lettera d’addio alla danza.
Ogni uomo e ogni donna, aggiungo io senza pudore.
Perché questo fa la nostra protagonista Patience, vedova Portefeux, danza per tutta la vita secondo musiche, ritmi e ambienti diversi. Scaraventata dall’agio alla povertà, da essere moglie a essere vedova, da essere figlia a essere madre e di nuovo figlia. E tutto attraverso inaspettati mutamenti ed eventi. In balìa di una vita che sembra giocare solo brutti tiri, Patience danza, meglio che può e come riesce: perché siamo tutti, inevitabilmente, il risultato del nostro passato. Una vita che varca il confine della legalità dopo essere cresciuta in un contesto quasi anaffettivo e criminale.
L’autrice costruisce un personaggio incredibile: calcolatore, originale, cinico e destabilizzante. Un concentrato di amarezza e sarcasmo, di pochi ricordi felici e di troppi insegnamenti duri. Ma questa è Patience, vedova Portefeux, “il calzino spaiato”, come lei stessa si definisce.
Ma non si può che ritrovarsi al suo fianco nella rocambolesca avventura che intraprende a cinquant’anni, con una madre affetta da Alzheimer e due figlie adulte, ormai poco presenti nella sua vita. E Patience, nonostante tutto, danza, spinta dalla sua condizione di lavoratrice precaria e dalla nostalgia di un agio che non può più permettersi. È lei la bugiarda, con tutti, ma mai con sé stessa: che grande qualità!
E dentro la storia di Patience appare la storia della Francia di cui non si parla abbastanza: quella del colonialismo. E ancora trova posto la deportazione ebraica, nella complessa figura della madre della protagonista; poi un richiamo al tema dell’eutanasia, alla condizione degli anziani non più autosufficienti che schiacciano chi deve prendersi cura di loro. La denuncia a una società passata e presente fatta con rapidi ma incisivi accenni, senza scadere nella pomposità di un’accusa pubblica, ma con la semplicità e la chiarezza di scrivere : “così stanno le cose, sappiatelo.”
“La bugiarda” offre innumerevoli spunti di riflessione su temi scottanti senza mai perdere un sottile sarcasmo nelle scrittura, costruendo un equilibrio ammirevole.
Lo stile ruvido e spietatamente sincero, tagliente e a tratti macabro rende questo testo una rara perla di narrativa, affermazione ben consolidata da numerosi premi e riconoscimenti che quest’opera ha ricevuto. Ultima attestazione di valore: la trasposizione cinematografica, uscita il 9 settembre nelle sale francesi con il titolo #ladaronne prodotto da @le_pacte_officiel, regista @jpaulsalome e con l’attrice protagonista @isabelle.huppert.
Cos’altro può convincervi a leggerlo?
Come sempre una traduzione impeccabile di Tiziana Prina, a cui va il nostro ringraziamento per la professionalità.