“Giro di vite” di Henry James, NUA edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Adesso ditemi voi, cosa posso mai scrivere su Henry James?

Ogni parola risulterebbe inutile e fuori luogo.

Ma sopratutto un oltraggio a un autore che ho amato e amo con tutta me stessa, che ritengo un vero genio.

E cosi trovo impossibile recensirlo e non lo farò.

Ma posso però raccontarvi chi è James e perché i suoi libri e Giro di vite in particolare, sono eccezionali.

Ed è meraviglioso che la Nua abbia, coraggiosamente, scelto di pubblicarlo.

Henry James, come voi ben saprete è stato uno dei più importanti e famosi critici letterari statunitensi, naturalizzato inglese, nonché scrittore.

E ha dato alla luce uno dei più bei romanzi do ogni tempo, oggetto anche di molti remake cinematografici come ritratto di signora.

Ma a cosa deve mai la sua fama?

Importante, oserei dire fondamentale è il suo contributo alla critica letteraria con la sua teoria di maggior successo secondo la quale gli scrittori non sono altro che ponti tra la realtà e le loro visione del reale. Anticipando Calvino di un bel po’ di anni, propone l’idea che non si raccontano fatti oggettivi in nessun romanzo, ma semplicemente una visione del mondo, peculiare o tradizionale,innovativa o conservatrice. Ecco che il romanziere diviene un apprendista stregone che ci apre le porte del suo straordinario mondo grazie all’uso del punto di vista soggettivo, del monologo interiore e dei vari livelli di profondità psicologica.

In sostanza Henry inaugura il romanzo moderno, staccandolo da una visione ancorata a un certo manierismo stilistico.

Profondamente influenzato da gran di artisti come Nathaniel Hawthorne e Honoerè de Balzac ma anche Ivan Turgenov nei suoi romanzi si avverte il fascino senza tempo dell’uomo che supera il tempo.

Anzi lo ferma e lo usa a suo piacimento.

Molteplici sono i temi ricorrenti nei suo libri, stupendi.

Ma, soprattutto, quello che attrae e che almeno personalmente mi affascina è quella dicotomia provocata dalla sua doppia natura: americana e inglese. Due mondi profondamente diversi per scelta, ma che derivano da un

ceppo comune, tema che è stato ampiamente elaborato da Wilde nel fantasma di Canterville, in James suscita una tensione emotiva forte che si barcamena tra una tendenza culturale molto forte, artisticamente raffinata e affascinante ma corrotta da una sorta di decadenza inevitabile e un mondo nuovo ricco di opportunità. Capace di liberarsi dalle pastoie delle convenzioni che pertanto risulta schietta, sicura di se ma al tempo stesso, nonostante le sue ardite promesse non riesce mai del tutto a staccarsi dalle sue radici puritane.

E cosi due universi collimano, lottano, si affrontano scatenando uno strano moto rotatorio che non ha ne vinti ne vincitori, ma solo un acuto osservatore.

Ecco che lo scontro più che l’incontro è parte preponderante nelle sue opere e a tratti visto come una corruzione inevitabile dell’essenza di uno e dell’altro mondo.

Un po’ come se l’innocenza di un universo simbolico, culturale e valoriale, profondamente innocente perché incapace forse di autocriticarsi, viene corrotto da una certa libertà dei costumi.

E del pensiero.

E tralasciando il suo capolavoro, The Portrait of a Lady, arriviamo al libro che oggi a noi interessa, The Turn of the Screw o come è conosciuto giro di vite.

In questo senso il racconto breve è profondamente alieno dalla maggioranza dei suoi scritti.

Se portrait risente di una prosa caratterizzata da lunghe frasi e digressioni, ricche di aggettivi e frasi subordinate ( farebbe morire un editor moderno in sostanza) the turn è scritto con uno stile più semplice capace però di mantenere intatta la sua raffinatezza di fondo.

Forse perché scritto ricalcando le poetiche giovanili o forse a causa del peso che il romanzo gotico aveva nella sua lunga storia: prosa ridondante capace di accentuare le atmosfere piuttosto che le azioni.

Molte sono state le interpretazioni di The turn.

Alcuni hanno osato vedere la narrazione di una tragedia psicologica causata dalle aspettative insane e insulse di una giovane nubile, eccessivamente instabile.

In realtà The turn è una classica e eccellenze ghost stories con tutti i crismi necessari a inquietare attraverso il tema della morte.

Ma la scrittura di James è di nuovo innovativa, prendendo le distanze dagli stereotipi del genere.

Il fantasma non è un essere fatto di spirito arrivato da chissà quali dimensioni lontane.

Esso è un estensione di una realtà quotidiana che fa sentire i suoi effetti come se fosse una campana che suona.

Come voi ben saprete il suono non smette subito, ma si propaga con onde di diversa intensità.

La nostra vita quotidiana quindi, provoca queste risonanze e rende la morte soltanto il tocco che fa vibrare la campana.

Il problema è se essa sia fatta di bronzo di oro o di rame.

Del romanzo gotico Jamas “ruba” l’elemento migliore che innestandosi su questa moderna concezione spiritista lo rende…eterno.

Infatti, enfasi è posta sulle descrizioni del maniero e sull’uso della luminosità e delle ombre per descrivere le apparizioni.

Questo rende il libro soffocante, claustrofobico e disturbante al punto di lasciare brividi freddi sulla pelle.

E la traduzione della NUA accentua questo elemento gotico per eccellenza in maniera pregevole.

Nel testo, poi sono lasciate in bella mostra le citazioni alla grande Radcliffe e al suo Udolpho e anche, indirettamente a Jane Eyre quando la nostra istitutrice paragona i primi rumori a quelli della famigerata Bertha, la donna malata di mente segregata a Thornfield, lasciando intatto il legame che unisce tutto i capolavori gotici e rendendoli indissolubilmente fratelli.

E in fondo, chissà se i fantasmi evocati da James non siano altro che il loro doppelganger (il doppio, l’altro): quella purezza americana, indomita e ribelle, soffocata da un perbenismo inglese tipico dell’epoca.

Cosa dirvi di più?

Giro di Vite di James va letto, assaporato e amato.

Va rimesso in circolazione affinché possa dare anche alle nuove generazioni, lo stesso sentimento di meraviglia e inquietudine che diede a me, la prima volta che lo lessi.

Grazie davvero NUA edizioni!

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