“La negromante” di Laura Pegorini, Segreti in Giallo editore. A cura di Alessandra Micheli

Ho una predilezione assoluta per i testi scritti in forma epistolare.

E sapete perché?

Perché pur essendo una delle tecniche più complicate ( serve molta arte per mantenere il ritmo e raccontare in prima persona, cogliendo ogni dettaglio) risulta sicuramente più convergente.

Ascoltando la storia dalla viva voce del protagonista, infatti, si entra subito in empatia con esso.

Certo questo a scapito di tanti dettagli oggettivi, ma guadagnando in emozionalità.

Certo questa struttura epistolare non è adatta per tutte le trame.

Quelle piene di azioni e eventi rendono sicuramente meglio in terza persona.

Ma quando si tratta di accadimenti che inducono nel protagonista una riflessione su se stesso e sul proprio ambiente, credo che quella tensione emotiva che scaturisce non solo dal racconto ma dal coinvolgimento dello stesso con i fatti sia fondamentale.

Nel caso della negromante, l’epistolare è dunque perfetto.

Perché vedete non ci interessa davvero il fatto di per se, ossia la caccia alle streghe, quanto la motivazione che soggiace nell’identificazione di determinate donne con il male.

Ho studiato molto la stregoneria e tutto ciò che ha comportato, persecuzioni, rigidità morale, casi di isteria.

Ma pochi, rarissimi, si sono soffermati sulla motivazione che spingeva uomini anche di intelletto, semplici contadini a donare un potere tremendo a una persona precisa e identificabile.

La strega si toglieva dall’immaginario collettivo, da quella sua evanescente presenza folcloristica di male inteso in senso lato, per immedesimarsi in qualcuno di carne e ossa, inserito nella comunità e al tempo stesso lasciato ai margini.

Ed è interessante comprendere come questo elemento tutto politico ( intendendo la politica come l’insieme di convezioni, valori e attitudini societaria della polis) sia inserito nel libro della Pegorini.

Ci sono due mondi che si scontrano: quello della superstizione e quello che nel settecento diventerà ragione assunta a divinità.

Noi erroneamente pensiamo che questo cambiamento sia scaturito per miracolo direttamente dal secolo dei lumi, impersonato dalla frase di Voltaire:

Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.

In sostanza, questa citazione divenuta oramai famosa mette l’accento proprio sulla costrizione del nemico operata in un contesto specifico e identificabile.

Non a caso la recrudescenza delle persecuzioni avvenne in alcuni specifici ambienti sociali e in date precise: iniziò sicuramente nel cinquecento ma fu nel seicento con tutta la sua maestosa crisi a sbocciare come un fiore capace di spandere il suo nauseabondo profumo.

Ma non possiamo certo dimenticare che in quei due secoli la scienza iniziò ad avere il suo sviluppo.

Il cinquecento è chiamato rinascimento, non solo di arte ma anche di mentalità tecno-scientifica che ebbe poi il suo culmine, per fortuna nel famigerato secolo dei lumi.

Ma ahimè la storia ci insegna che, accanto la progresso come in una strana legge di compensazione si verifica un regresso.

Come se la vita stessa per muoversi e manifestarsi avesse bisogno di un confronto dialetti anche duro.

Con la negromante assistiamo a tutte queste contraddizioni mirabilmente espresse da un protagonista inaspettato, anticipatore dei tempi ossia una suora.

E’ questa sua femminilità che ben si collega all’idea della Dea Ragione che si esprimerà con il suo ardore nel settecento e negli scritti di Voltaire e Rousseau, che inizia a osservare in maniera “anomala” gli eventi considerati normali.

La stregoneria sembra oramai accertata.

La strega quasi sempre donna è causa di indicibili carestie, di tragedie immani di distruzioni totale del contesto sociale.

E tutto questo, secondo la teoria cattolica, è esemplificato nelle sacre scritture laddove la condanna della negromanzia e della magia è forte e decisa.

Eppure…Chi davvero legge questa sacre scritture considerata parola vivente di dio non può non avere dubbi, tanto che sorella inizia a dubitare.

E sapete perché riesce a porsi domande?

Perché sa leggere.

E approfittando di questa sua capacità stimola il pensiero.

Nella massa contadina attaccata a rituali che nella loro ripetitività quotidiana si svuotano di significato, l’azione del pensiero che necessariamente si fa critico perché inizia a scovare significati anche non voluti determina la differenza.

Ecco che ragione contro superstizione porta alla riscoperta del caso stregonesco portando alla luce la sua genesi: la manipolazione delle masse avviene quando si svuota di senso non solo la parola ma anche il fatto.

E’ cosi che l’apocalisse diviene il libro nero evocando gli stessi demoni che evocherebbe il grimorio più oscuro in base alla sua non comprensione.

Ma esiste di più.

Nella massa affamata e sottomessa sorella Febe nota un acuto senso di rivalsa contro il potere costituito che si scorda del suo gregge.

E cosi i contadini offrono in olocausto il feticcio donna per liberarsi di un gioco che li sottomette.

Identificando la donna con il male compiono un atto di ribellione non manifesta contro le loro atroci condizioni di vita.

Al tempo stesso la donna che si identifica con colei capace di distruggere una comunità si sente di ottenere quell’importanza e quella presenza reale che le convenzioni sociali le negano.

E’ il diverso che diventa importante, cardine fondamentale in grado di fa vivere o morire una comunità.

Questa ribellione però è solo immaginaria.

E’ solo una mera compensazione , è solo un illusione.

La verta rivoluzione sarà quella pronosticata dalla nostra adorabile suora: soltanto l’educazione trasformerà la massa in popolo capace e decisa a lottare per i suoi diritti.

E nonostante stiamo ancora aspettando che queste parole divengano realtà, il libro la Negromante ci affascina e seduce.

Non solo per la perfezione stilistica, ma per quel pizzico di ribellione che la Pigorini ha voluto donare rendendo colei meno adatta al ruolo politico e lo ri-sottolineo di pacere, il fulcro attraverso cui i orti vengono ristabiliti.

Una donna che combatte un itero paese alimentato dai pregiudizi in un epoca in cui questo era impossibile.

Un messaggio da tenere stretto a noi, ogni qualvolta ci diranno sta ferma, accetta e sottomettiti.

Sorella Febe non ha aderito al comando.

Non facciamolo neanche noi.

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