
Cos’è Scheria?
E’ un luogo al tempo stesso fisico perché è in quella terra che si svolge la storia e simbolico.
E’ il luogo del ristoro laddove il naufrago viene accolto e ristorato, aiutato a percorrere il suo cammino e quindi a poter ottenere il fato che lo ha scelto, cosi come accade nell’Odissea.
E’ la terra, terra di frontiera dove chi approda porta con se i sapori delle propria terra, gli orrori e persino mille diverse speranze.
Scheria diventa la tappa fondamentale non solo per noi che leggiamo ma anche per i mille volti che con somma maestria l’autore ci fa conoscere, tratteggiati con delicatezza, e con profondità inusuale.
A Scheria approdano i giovani.
Tutti i giovani.
Quelli che si sentono perduti, quelli che cercano ristoro.
I problematici.
I giovani che, mai come oggi hanno bisogno di essere salvati.
E a Scheria c’è un insegnante speciale.
Colto ricco di pensieri che non possono non affascinarci.
Un insegnante nel quale mi riconosco perché completamente alienato dal concetto di violenza presente nella storia e aggiungo nella vita di ognuno.
Quel pensiero nato grazie alla lettura di uno tormentato Leopardi, fa apparire il nostro stato, il nostro percorso, la nostra evoluzione una costante lotta contro un istinto disgregatorio.
Tu [Natura] sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c’insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere.
Giacomo Leopardi
E’ lo scontro a macinare anni, secoli, e imperi.
E la contrapposizione la regina che domina anche questi tempi disperati, dove conta la famigerata morale del mors tua vita mea.
Giulio si sente pertanto non soltanto alieno al presenta ma anche alla sua stessa vocazione.
Una vocazione nata da un profondo e necessario amore per le storie, per una cultura, per la scuola che deve poter formare i giovani.
Che deve dare loro gli strumenti adatti per cambiare ritmo e finale alla storia.
Giulio è un insegnante nell’animo.
Ma proprio per questa sua vocazione questa cultura che appare cosi stantia, cosi superficiale, cosi poco capace di cambiare i cuori e dominare le menti, lo disturba.
Lo mette in crisi.
La scuola è qualcosa di molto più importante dell’acquisir nozioni.
Deve liberare le menti.
Deve liberare la creatività.
Deve far mettere in discussione gli assunti valoriali della società e al tempo stesso renderci capaci di trovarne di altri.
E la cultura deve poter germogliare dal basso, tramite studenti stravolti, bizzarri, deve poter divenire essa stessa viva e corporea grazie alla voci che recitano con passione passi tratti dai libri.
E’ questa sua alienazione e questo smarrimento del se un nuovo inizio.
E’ da questa suo metter in discussione tutto, il concreto, l’abitudine persino la tradizione che lo renderà ancor più convinto che un libro è
Avrebbe dovuto far quello: tramandare quei frammenti di significato svenduti al margine d’una cultura all’incanto, tornare ad insegnare come si formava il pensiero e tenerlo in vita, con la speranza che il grande stravolgimento di una cultura nuova ne traesse vita in sé, quando, in un altro tempo, la grande deriva dei continenti avesse ricongiunto alla terra ferma anche la zolla della scuola.
E cosi deve fare un vero insegnate.
Deve poter regalare ai suoi amati giovani la bellezza del cambiamento e il rifiuto della stabilità.
Dovrebbe poter far sgorgare dal cuore una vero trasporto per il viver civile, la passione per l’etica.
Dovrebbe stimolare la curiosità e renderci tutt’uno con quel mondo che dà origine alle storie.
Dovrebbe insegnare il valore della relazione e il rifiuto dello scontro.
La bellezza dell’empatia contro l’abominio dell’individualismo.
Dovrebbe sopratutto farci comprendere quanto il ruolo della scuola, dell’educazione in genere sia improntato alla responsabilità persino dei miti che tramandiamo.
Che ognuno di noi può creare la sua Scheria e darle il volto di madre amorevole o di antro oscuro.
Un libro profondo, colto e popolare al tempo stesso, capace di emozionare e rapire come solo la grande letteratura può fare.