“Souvenirs d’un jour” di Riccardo G. Palmieri. A cura di Patrizia Baglioni

Ho urgenza di recensire questo libro, prima che il momento passi e la sua impronta mi abbandoni.

Quello che il libro riporta è il ricordo di un giorno raccontato direttamente dallo sguardo dei protagonisti.

Centrale è la figura di Paolo, di lui sappiamo che ha 25 anni, guida una Uno Bianca, è innamorato di sua moglie Agnese e di suo figlio Alessandro, predilige gli scrittori visionari come Dario Fo, ascolta la migliore musica rock, ed è immerso, fin sopra ai capelli che non ha più, nei suoi pensieri.

Essi prendono il sopravvento, sono tutto: vita, ricordi, esistenza.

Agnese è una giovane mamma studentessa in medicina, la sua figura appare meno singolare.

Agnese vuole che lo sguardo di Paolo non la abbandoni mai, lei vuole essere il suo centro d’attrazione, il suo tutto.

Vive di soppiatto le delusioni delle giovani coppie che dopo il primo figlio ricercano equilibrio e tampona le mancanze con capricci, prese di posizioni e flirt con amici d’università.

La giovane però ha sentimenti profondi e un’intelligenza viva che le permette di comprendere il marito e rispecchiarsi talvolta in lui.

Debora è la sorella ventenne di Agnese, abita da sola proprio sopra al loro appartamento, la sua vita è fatta di angosce e ferite, non solo morali.

I tagli che da sempre si infligge lasciano cicatrici dalle quali non è facile guarire, solo l’innocenza di suo nipote Alessandro le permette di sopravvivere e mantenere un barlume di speranza.

I tre, nonostante la giovane età sono impregnati di stati d’animo che in un unico flusso li attraversa passando per il cantore di un vecchio gruppo musicale attratto più dalla malinconia che dal presente, per esprimersi libero, nei versi di Rambo, un amico di Paolo che per fronteggiare l’incomunicabilità del suo sentire la affoga nell’alcool.

Ma l’irrequietezza degli animi non si placa, ad un certo punto parla con la voce delle mura di Jesi, storica città natale di Federico II.

Qui motti di saggezza in lingua latina incisi sulle case medievali e immagini sacre, targhettano i protagonisti al loro destino.

Tutto si compie in un giorno, Paolo legato alla tragica fine di suo padre dovrà affrontare la sua natura, Debora farà i conti con il suo passato e Agnese saprà crescere e diventare forte.

Lo scritto come le migliori opere esistenziali prevede due chiavi di lettura, una è quella della storia dei protagonisti, l’altra è quella emotiva, se per la prima basta una lettura tradizionale, per la seconda bisogna abbandonarsi, sprofondare nella propria intimità, lì dove certe sono solo le fragilità. Palmieri ha una scrittura plastica, crea immagini con le parole e sperimenta attraverso un linguaggio raffinato ed evocativo.

Il background culturale dell’autore è di spessore: spazia da Joyce a Leopardi, così come quello musicale da Guccini a Bill Whiters.

Questo libro ha un pubblico ben preciso, quello che non si lega ai protagonisti, ma che si immerge nell’individuo, si domanda e si tormenta. Non sono questi i romanzi più semplici ma sono sicuramente quelli che restano.

***

Riccardo G. Palmieri nasce a Sanremo il 10 ottobre del 1972. Dal 1975 al 1989 la sua famiglia si trasferisce in varie regioni italiane: Toscana, Umbria, Marche. Dopo la maturità classica nell’ estate 1991, insieme a due amici, intraprende un lungo viaggio per conoscere diverse capitali europee. A Urbino si laurea in storia e conservazione dei beni architettonici. Dal 1999 al 2006 vive a Jesi e lavora in Ancona alla soprintendenza archeologica delle Marche. Successivamente in questa provincia fa conoscenza con aspiranti scrittori, musicisti, pittori, attori. Palmieri impara ad amare questa terra che lo ha adottato, la sente sua. Palmieri ha un animo tormentato è sempre alla ricerca di pressanti risposte spirituali. Nel 2013 inizia a scrivere per impellenza personale il suo libro d’esordio. “Souvenirs d’un jour”, ha infatti una lunga gestazione e rappresenta in pieno quel travaglio interiore, indelebile nella sua scrittura.

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