
L’autore devolverà TUTTI i diritti d’autore (come accade ormai con ogni sua pubblicazione) alla Lega Italiana Fibrosi Cistica Romagna Onlus.
La nobiltà d’animo che si coniuga al talento.
C’era una volta il libro.
Non uno in particolare ma quel favoloso mezzo per aprire la porta del mondo incantato e andare a vagare per i suoi prati.
Ma attenti cari lettori.
Non esistevano solo distese assolate, montagne innevate o casine perdute nel dolce sottobosco con i suoi miracoli di dolcezza con le sue magie.
A volte erano antri tenebrosi.
Ragnatele vecchie che ci accoglievano con un odore di marcio e muffa a disturbare le narici.
Erano foreste oscure, ricche di pericoli e di orrori.
Erano case abbandonate, dimenticate dagli uomini.
Accanto al bene c’era il male più terribile, quello che ti soffoca e ti fa urlare.
Ma sapete cosa?
Il libro faceva pensare.
Scuoteva le coscienze, titillava il senso estetico.
Ci faceva vivere, insomma.
Lo racconta benissimo Roberto Vecchioni
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro
un libro vero
cosi belli a urlare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero.
C’era una volta un mostro ghignante che spesso quel libro lo annichiliva.
Lo poneva sulla mensola adornato di lustrini e piccole luci.
E cosi incantato da quello sfavillio, si scordava anch’esso la sua identità.
Si scordava di noi.
E neanche i cercatori, coloro che lo amavano cosi tanto da non poter resistere senza accarezzarlo, divenivano sempre più fragili sempre in minor numero. Accampando scuse su scuse..no è virtuale io leggo solo carta.
Non io leggo solo un genere.
No l’editore mi è antipatico.
Troppi no.
Ma il libro ha bisogno di tanti si.
Di si che gli aprano la porta.
Perché non tutti i libri sono innamorati della luce della ribalta.
Alcuni sono innamorati solo..del loro essere semplicemente libri.
C’era una volta Nessun Nesso.
Era un libro.
Anzi il libro.
Sapeva bene raccontare la sua storia e conosceva a menadito il vestito che indossava, chiamato genere.
E cosi poteva iniziare a parlare.
Perché il libro poteva ancora raccontare la sua versione delle storia.
E cosi Nessun nesso agghiacciava.
Osava sollevare il velo della società più marcia.
Quella che odia, odia da morire le energie pure.
Odia il futuro.
Odia l’innocenza che è l’inizio della creazione.
E la distrugge.
Perché chi odia non costruisce ne sa parlare.
Non sa spiegare il perché del proprio odio.
Nessun nesso non aveva assolutamente paura di mostrare il marcio.
Era uno di quei libri che ti portavano nell’abisso e ti costringono a vederlo a sentire il puzzo di muffa e degrado.
Anche quello dove non vuoi, non puoi sostare.
E cosi Nessun nesso non parlava solo di pazzia, di follia umana alimentata da sentimenti cosi basilari, invidia vendetta rancore, istinti troppo bassi per quell’essere fatto più su di stelle e angeli.
Parlava anche degli innocenti.
Di quelli che non vogliono vedere.
O dei giornalisti che non fanno altro che lucrare sulle storie scabrose.
Parlava di intrighi all’interno di una sacralità chiamata giustizia.
Cosi impegnati a mantenere il loro posto, la poltrona da lasciarsi sfuggire ..il nesso.
E cosi in questa penosa commedia dell’arte improntata all’orrore, il libro può denunciare.
Raccontare.
Ammaliarci.
Farci piangere e rabbrividire.
E sopratutto sfonda il muro atroce del silenzio, quello complice.
Quello malsano che avvolge questo nostro mondo incapace, e lo ripeto di difendere il futuro.
E senza futuro forse non esiste presente, ne passato.
Non esiste nulla se non una voragine oscura.
Se ho mai avuto il sogno, il sogno di leggere qualcosa che scavasse nel cuore. Che esaltasse il mio sviluppato senso estetico.
Capace di farmi arrabbiare e al tempo stesso mi tenesse avvinta alle pagine, fregandomene se del loro essere di carta o digitali, è un sogno realizzato con questo libro.
Perfetto.
Dal ritmo serrato.
Pieno di dolore e di una lucida consapevolezza.
E mi sono chiesta come potremmo mai risanare questa situazione, quella che viviamo oggi e che l’autore magari racconta calcando la mano, se non troviamo e non vogliamo trovare i legami, gli incroci e i collegamenti.
E mentre noi ci indigniamo ma non agiamo, piccoli angeli concorrono a ornare il cielo.
Non è un finzione.
Non è un macabro incubo.
E’ reale e accanto a noi.
E allora che il libro serva con la stessa sferzata decisa del finale a darci quello schiaffo.
Perché oggi non è più tempo di dormire.
Ma di trovare finalmente quei nessi che possono fermare il serial killer.
È che ho paura che nella realtà il volto sia il nostro.
Sia la società cosi piena di se da scordare chi doveva proteggere.
Perché la collettività non è nata per prosperare come fameliche formiche rosse.
E’ nata per proteggere l’uomo da se stesso.
Un libro cosi, cosi forte, cosi bello, cosi urlante erano anni che non lo leggevo.
E quell’urlo, dio se mi ha fatto bene.
Cera una volta il libro…
No, aspettate…non una volta..c’è adesso!
Leggetelo allora.
Fatelo esistere dentro di voi.
Raccontatelo, parlatene agli amici.
Lasciatelo urlare!!!
L’ha ripubblicato su La fantasia anima la vita.
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