Chi garantirà l’equilibrio del mondo, quando la furia del drago sarà risvegliata? Scopritelo con “La canzone del drago” di Monica Serra, ovvimenta targato Dark Zone!

Quando Mahja si soffermava a guardare nella polla dell’acqua era come se ogni cosa intorno a lei svanisse. La strana impressione di trovarsi in un mondo diverso, a cui nessun altro poteva accedere, l’avvolgeva come un manto, e ogni volta ne aveva una percezione così netta e potente da restare senza fiato.

Non erano allucinazioni, ne era certa. Vedeva volti, persone e riusciva a scrutare nel loro futuro; non sapeva come fosse possibile, ma conosceva il loro destino. Accadeva di continuo, alla luce del giorno o tra le ombre della notte, quando era sola, ma anche quando si trovava nei luoghi più affollati, tuttavia non ne aveva mai parlato con nessuno. Era come se qualcosa la spingesse a tenere segreto quello strano potere cui lei stessa non riusciva a dare un senso.

Affrettò il passo, con la mente carica di pensieri.

Nelle sue visioni continuava ad apparire un ragazzo dagli occhi blu. Mahja ne ignorava l’identità, ma quando si perdeva nella profondità di quello sguardo sentiva di essere legata al suo destino. Pareva nobile, a giudicare dall’aspetto. Una volta lo aveva visto, in sella a un gran cavallo nero, misurarsi con un cinghiale durante una battuta di caccia. Un’altra volta era seduto sulla riva del mare a guardare le onde azzurre che si arrotolavano sui sassi del lido. O forse era un lago. Sembrava avere più o meno la sua età.

Mahja avanzò nel silenzio del bosco addormentato mentre il cielo si tingeva di rosa. Tutto intorno fremeva nel risveglio mattutino e l’aria si permeava del profumo dei fiori.

Sotto la carezza dei primi raggi, Valle Nera dispiegava pian piano tutta la sua bellezza.

Giunse a un piccolo ruscello che sgorgava da una roccia. S’inginocchiò sulla riva e bevve l’acqua fresca nel cavo della mano, un piccolo rito di purificazione. Fissò il proprio riflesso nell’acqua e di nuovo si sentì sopraffatta dalla sensazione di precipitare in un mare nero e avvolgente.

Il volto cominciò a svanire e nell’acqua limpida si delineò una nuova immagine.

La figura era così vaga… A poco a poco prese forma. Era un drago d’oro e rosso, fulgido come i raggi del sole nascente, ma la visione durò per un battito di ciglia e il drago lasciò il posto a due occhi color mare profondo, spalancati per lo stupore. Le parve che la scrutassero fino in fondo all’anima. La visione era così reale che Mahja si sentì mancare. Le girava la testa.

L’immagine scomparve e lei scivolò a terra, priva di sensi.

Un’antica leggenda racconta la storia dell’ultimo drago a cui fu strappato il cuore per farne una spada. Secondo la profezia, chi riuscirà a riunire i tre elementi che compongono l’arma, la lama, il fodero e il rubino incastonato nell’elsa, diventerà invincibile. Oppure verrà trascinato nella
follia.
Il drago inizia a mostrarsi in sogno a molti, reclamando la sua libertà e risvegliando istinti di potere o di giustizia in chiunque senta il suo richiamo
Tutti coloro che la cercano rincorrono un sogno. Ma la Spada della leggenda potrebbe non essere affatto quello che si aspettano.


“La creatura non era buona né malvagia. Semplicemente, era un drago. E voleva essere libero.”

Tutti i giorni, al calare del sole, Griman sollevava le braccia verso le cime frondose e migliaia di sfere si accendevano a bucare le tenebre, sospese tra gli alberi come lucciole.

L’isola era bella, anche tra le ombre della notte. Il mago, però, non si lasciava ammaliare dal luccichio d’argento della luna, non ascoltava la dolce canzone sussurrata poco lontano dal mare, non offriva il volto alle carezze della brezza leggera. Tutta la sua attenzione era assorbita dalle visioni confuse che gli affollavano senza tregua la mente. Al pari di una solenne ubriacatura gli davano la nausea, ma al tempo stesso gli procuravano un’esaltazione impossibile da placare.

In un vortice di colori, i suoi sogni gli mostravano un drago che spiccava il volo. Il vento generato dalle ali immense lo investiva e lo faceva barcollare. La creatura attraversava il cielo, maestosa e terribile, poi tornava a lui e lo afferrava con artigli corazzati di scaglie simili al metallo, affilati come lame, che gli spezzavano il respiro e aprivano ferite grondanti sangue. Eppure, non avrebbe desiderato essere in nessun altro posto.

Percepiva la scintilla di potere che gli attraversava il corpo, squassandolo in un turbine di forze che tentavano di farlo a brandelli. E sentiva la voce possente del drago che reclamava la libertà e chiamava, chiamava, chiamava…

BIO: Socia World SF Italia, ha vinto le prime due edizioni del premio Viviani (sezione fantasy). Il racconto Mi prenderò ogni cosa (Futuro Criminale, La Ponga, 2019) è presente in Mondi paralleli – Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019 (Delos Digital, 2020). Ha partecipato alle iniziative benefiche Fantàsià (2020, a sostegno di ASROO) e Mari Aperti (2020, in favore di Open Arms). Con l’antologia Lei. Storie di donne da tutti i mondi possibili (Altrimedia, 2018) sostiene la Susan G. Komen Italia (prevenzione dei tumori al seno).

La testa gli martellava come se dentro ci fossero dieci fabbri al lavoro. Aveva pensato di essere morto, ma di sicuro quando muori non senti più dolore e quella fitta nella spalla invece lo faceva impazzire. Quindi non era morto.

Sapeva di essere almeno in parte immerso nell’acqua, ma aveva vaghi ricordi su come ci fosse finito.

Sentì delle voci, ma non riuscì a raccogliere le forze per parlare.

«Accidenti, quanto è grosso!»

Bambini.

«È ancora vivo?»

La punta di un bastone lo pungolò, ma Brand non poteva muovere un muscolo.

Finalmente, con uno sforzo sovrumano, sollevò una palpebra. Il suo campo visivo fu occupato da un faccino lentigginoso e da enormi occhi azzurri.

«Non è morto!»

Un altro bambino si fece più vicino.

«Dobbiamo cercare aiuto. Non riusciremo mai a trasportarlo da soli.»

Il ragazzino con gli occhi color mare scosse il capo.

«Forse è un pericoloso bandito, oppure qui attorno c’è qualcuno che gli sta dando la caccia.»

Brand cominciò a distinguere meglio le immagini.

Due bambini, di dieci o dodici anni al massimo.

«In ogni caso» continuò il ragazzo che sembrava essere più grande, «sarà prudente tenerlo nascosto.»

«Ma è enorme! E non possiamo togliere la freccia, altrimenti muore dissanguato.»

«La mamma saprà cosa fare. Vai a chiamarla, io resto di guardia.»

Il piccoletto schizzò via verso un sentiero tra gli alberi. Una corsa fatta di rapidi passi, rumore di rami spezzati e foglie stropicciate.

Brand tentò di tirarsi su ma ricadde di peso nell’acqua, sollevando spruzzi tutto intorno.

Il ragazzino rimasto si teneva a distanza di sicurezza. «Non muoverti. Hai perso molto sangue.»

Trovò la forza di alzare lo sguardo su di lui e sussurrare un «Aiutami.» Poi fu ripiombato nel buio.

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Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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