“Domani non è altro giorno” di Marco Iannaccone e Scarlet Lovejoy, Les Flaneurs edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Non ho mai riso tanto, come oggi.

Leggere domani non è un altro giorno è un esperienza fantastica.

Da ripetere ogni volta che mi sento di troppo in questo oscuro mondo .

Sei li in quella Napoli che appare più folle del paese delle meraviglie e ti innamori.

E poi incontri lei….Asia con una protagonista totalmente fuori testa.

Eppure la ami.

Cosi stramba agli occhi di tutti, cosi preda di situazioni al limite dell’esagerazione, tanto da risultare grottesca.

Eppure la ami.

E’ vero, l’autore amplifica e calca spesso la mano tanto che la sospensione dell’incredulità sembra sul punto di crollare.

Eppure lo ami.

Profondamente.

Tanto stravagante che un lettore non riesce a non dirsi sia ma questo è troppo, e la tendenza di chiudere il libro per molti risulterà forte.

Eppure non puoi farlo.

Sei prigioniero del suo incanto.

In fondo dobbiamo ammetterlo

Asia è un po’ tutti noi.

Tutti queli che a diciotto anni si sono rifiutati di adempire al modello di turno, di vestirsi secondo i dettami del dio del fashion.

Secondo la legge del branco.

E chi lottava per avere la sua personalità da comporre come un puzzle ha fatica tanto.

Ha sudato le proverbiali sette camicie.

Fidatevi io lo so.

Io ero un Asia capita per sbaglio in questo tempo malsano, già negli anni novanta chiedere un tributo di sangue per poter appartenere a qualcosa.

Solo che io non ero proiettata vero l’ottocento e verso corpetti di pizzo eleganti, ma piuttosto verso il mitico sessantotto con la sua voglia di innovazione, di far diventare politico ogni gesto, con l’idealismo e il cambiamento e la voglia di romperle quelle barriere borghesi.

Ero io a essere guardata come assurda dalle compagne, tutte perfette nello stile accettato dalla società, cosi leziose nel adempiere in modo assurdo e pedissequo al giusto modello femminile.

E cosi, morbide e burrose si scontravano con i miei giubbotti di ecopelle, con le mie camicie a scacchi ( tanto che avrei fatto rabbrividire anche Bruce Springsteeen nel video Brillant disguise) e i miei jeans strappati, jeans affatto di marca in omaggio alla mia ribelle voglia di contrastare ogni marchio.

Sullo sfondo una kefiah che profumava di sogni e ideali, che avrebbe urlato per tanti anni e ancora oggi il mio no al conformismo. Ero un colore sgargiante in mezzo al grigio.

Il mio intercedere fiero e orgoglioso con il mio manifesto sotto il braccio e in una mano il capitale di Marx diveniva spesso un passaggio che scatenava sussurri e riprovazione: come cosi giovane impara a memoria quel tipo strano Marx e i passi di Rosa Lussemberg e non seguiva non è la rai?

Ecco perché seppur in epoche diverse il mio amore per Asia è scaturito improvviso.

Come lei fuori dal mondo, un mondo che non mi piace perché appiattisce le persone rendendole fotocopie o peggio, cloni.

Un mondo senza passione e senza sogni.

Un mondo che è troppo anonimo per certe personalità che non si accontentano delle gabbie e che vogliono esprimersi, anche se le parole vanno contro i preigudizi e le consuetudini.

E cosi oltre al grottesco che non stona affato nel testo, oltree il surrealismo di alcuni eventi, non possiamo non amare né il libro ne la sua protagonista.

Che nonostante le difficoltà che incontra lungo il percorso per trovare se stessa, non smettere di tentare.

Non smette di rivendicare la sua originalità e la sua specificità.

Perché quello di cui abbiamo bisogno non è essere cloni da vetrina o esempi di reality Show.

Ma donne, uomini o esseri in perenne crescita fieri di cercare il volto dietro la volto, quello che poi è importante perché è colui che soffia vita ai sogni.

Tentiamo di non amalgamarci al gregge, di smettere si essere manipolati dall’unfluencer di turno, perché al pensiero ci teniamo, perché è il pensiero libero e a tratti rivoluzionario che fa essere la nostra carne.

Che ci rende materia che da spazio all’azione.

E Asia è un po’ il mio simbolo il simbolo di chi nonostante possa assumere il volto del dissonante non smette di sentirsi stella che brilla in un firmamento altrimenti troppo scuro senza di lei.

Senza Asia il libro non ci sarebbe.

Senza Asia la tenebra dominerebbe la nostra vita.

Senza tante Asie noi saremmo solo cibo per i potenti.

Perché sono proprio le Asie, i diversi colori che chiamiamo devianti a far balzare in avanti la vita, a darle forma e colore.

Allora si si ride con il libro.

Ma sopratutto ci si sente compresi, tutti noi accusati di essere nerd, di essere mine vaganti, di essere intellettuali, di essere controcorrente, di essere altro dal sogno di una società omologata.

E allora grazie Marco e grazie Scarlet.

Perché mi sono sentita meno sola, meno assurda, meno stramba e meno scomoda.

Vorrei davvero che grazie a questo libro ci fossero cento, mille, migliaia di Asie per il mondo.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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